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Odoardi (Fiab) sui mobility manager nelle città abruzzesi e nelle grandi aziende: "A che punto siamo?"

Il coordinatore interregionale della Fiab Abruzzo Molise chiede di conoscere a che punto si trovino le cinque città abruzzesi dove è obbligatoria la nomina di questa figura, prevista per legge anche alle aziende con più di 100 dipendenti che hanno sede proprio in queste città

A che punto si trovano non solo le nomine, ma anche gli obiettivi raggiunti dai mobility manager nelle cinque città abruzzesi dove la nomina è obbligatoria e nelle grandi aziende con più di 100 unità territoriali con sede in questi comuni. A chiederselo è GIancarlo Odoardi, coordinatore interregionale della Fiab Abruzzo Molise che fa riferimento alla legge che prevede l'istituzione di questa figura in Abruzzo a L’Aquila, Pescara, Teramo, Chieti e anche Montesilvano oltre che nelle aziende, con sede in questi comuni, che superano i 100 dipendenti. Il mobility manager va individuato fra il personale di ruolo come stabilito dalla norma nei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia che superano la soglia dei 50 mila abitanti:

"I mobility manager, avendo preliminarmente sottoposto un questionario dedicato ai dipendenti, provvedono a predisporre un Piano Spostamenti Casa Lavoro (Pscl) che poi l’Ente/Azienda adotta e sottopone entro il 31 dicembre di ogni anno al mobility manager di area del Comune di riferimento. Entro i successivi 60 giorni il comune stipula con l’impresa o l’ente pubblico proponente eventuali accordi di programma per l’applicazione del piano. Quest’ultimo deve essere poi aggiornato con un rapporto annuale che dovrà contenere la descrizione delle misure adottate ed i risultati ottenuti.

I Pscl contengono tutte le misure, e il budget relativo, che l’azienda si propone di attuare “al fine di favorire il decongestionamento del traffico nelle aree urbane mediante la riduzione dell’uso del mezzo di trasporto privato individuale”. Ancora meglio, come recita il primo decreto del 1998, il piano è “finalizzato a consentire la riduzione strutturale e permanente dell’impatto ambientale derivante dal traffico veicolare privato nelle aree urbane e metropolitane, promuovendo la realizzazione di interventi di organizzazione e gestione della domanda di mobilità delle persone che consentano la riduzione dell’uso del veicolo privato individuale a motore negli spostamenti sistematici casa-lavoro e favoriscano il decongestionamento del traffico veicolare“.

Ora, conclude Odoardi, sarebbe importante conoscere quanto le amministrazioni comunali e le tante aziende teoricamente obbligate, abbiano adempiuto alla norma e quali risultati sono stati ottenuti, e se è stata monitorata la loro efficacia nel corso del tempo.

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