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Economia

Unci agro-alimentare: "Dai pescatori secco 'no' alla guerra"

Solidarietà al popolo ucraino e timore per le ricadute economiche del conflitto su un settore già in difficoltà: lo sciopero per chiedere interventi alle istituzioni a tutela dei lavoratori

“No alla guerra”. Un messaggio chiaro quello dei pescatori abruzzesi che arriva dall'Unci agro-alimentare. Un messaggio di solidarietà, ma anche un appello alle istituzioni contro una guerra che indirettamente, sottolinea il presidente Gennaro Scognamiglio, colpisce anche un settore che è già in grave difficoltà. Da oggi, infatti, la gran parte delle marinerie italiane e tutte quelle abruzzesi, hanno iniziato uno sciopero che proseguirà almeno per tutta la settimana, per protestare contro il caro gasolio e non solo. “I pescatori dell'Abruzzo e del resto d'Italia dicono con convinzione no alla guerra, a tutte le guerre, esprimendo solidarietà alle popolazioni coinvolte, consapevoli che soltanto una società più attenta alla persona umana, ai bisogni materiali ed immateriali dei cittadini, può scongiurare sopraffazioni, conflitti armati e ciniche speculazioni, garantendo il rispetto dei diritti universali a tutte le donne, gli uomini, i bambini – si legge nella nota Unci -. La pesca italiana vive da tempo una condizione di estrema sofferenza, a causa di difficoltà vecchie e nuove. In una situazione già delicata, il settore viene colpito, seppur indirettamente, dagli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina. Nel giro di pochi anni, oltre ai problemi strutturali del comparto, è stato necessario fronteggiare la crisi economica determinata dall'emergenza sanitaria da covid 19, l'indiscriminato aumento dei costi energetici ed infine il 'caro gasolio', che la guerra e le dinamiche dei mercati, non senza atteggiamenti speculativi, hanno provocato”. “I nostri pescatori, abituati da sempre ad affrontare situazioni estreme, intendono continuare a resistere e a difendere come sempre il proprio lavoro – scrive ancora l'Unci -, denunciando all'opinione pubblica e alle istituzioni criticità e sofferenze, troppo spesso ignorate, e al contempo esprimere la propria sentita vicinanza alle popolazioni ucraine e russe, vittime di scontri geopolitici e di intenti bellici. Una guerra che, se non sarà fermata con un accordo di pace, non mancherà di generare conseguenze disastrose non solo per chi tragicamente oggi subisce i bombardamenti, ma anche per chi li perpetra e per chi poco si adopera per impedirli, quasi indifferente alla prospettiva di una pericolosa e grave escalation. I pescatori perciò vogliono lanciare un segnale forte e chiaro contro la guerra e chi specula sui conflitti armati. Un messaggio di speranza, di pace, contro ogni avversità, ai popoli in guerra, comprese le tante guerre dimenticate, e ai lavoratori, che chiedono il rispetto della propria dignità e dei propri diritti fondamentali”.

Una mobilitazione, quella attuata, portata avanti “con l'orgoglio e la tenacia di chi ogni giorno va a lavorare sfidando mare e fortuna, consapevoli che con la solidarietà si può affrontare e superare ogni avversità, come è già avvenuto in passato quando durante le giornate di solidarietà i nostri comandanti e armatori mettendo a disposizioni il loro pescato”. A sottolineare le ricadute negative che il conflitto avrà sul comparto è il presidente Scognamiglio che, a nome dell'associazione, esprime “piena solidarietà ai nostri pescatori che operano nel tratto di mare a sud della Sicilia. Molti ignorano infatti che quest’area è teatro di un insolito affollamento dovuto al transito di navi e sottomarini appartenenti sia alla Russia sia ai Paesi Nato, ribadendo che tutte le nostre marinerie sono vicine, come è nella nostra tradizione e nel nostro codice etico, alle popolazioni in difficoltà”. Bene, dunque, le misure anti-crisi per il comparto ittico cui si lavora, ma non bastano, incalza il presidente. Queste, quindi, le richieste perché si cerchi di sostenere concretamente il comparto: “l’opportunità che queste giornate rientrino nel fermo tecnico aggiuntivo, a causa della mancanza di gasolio nei punti di rifornimento; l’opportunità di un'immediata attivazione della cassa Integrazione in deroga in attesa della Cisao Agricola mutuata nel settore pesca; la riformulazione delle misure Feamp disponibili, che andrebbero perse a causa della rendicontazione N+3 e rimetterle in campo nella misura 1.33 e l'introduzione di un credito d’imposta in percentuale sul consumo medio annuo di gasolio acquistato nell’anno”.

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