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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Parte male il 2023 per le imprese artigiane: con un decremento di 210 aziende la regione è in fondo alla classifica nazione

Il preoccupante dato emerge dallo studio dell'economista Aldo Ronci commissionato dalla Cna, Pescara non è la provincia peggiore, ma sul manufatturiero è quella che con L'Aquila soffre di più. Il presidente Saraceni: "Misure spot, va sbloccata la legge regionale

Il 2022 non si era chiuso bene e il 2023 parte anche peggio. Per le imprese artigiane la crisi perdura: nei primi tre mesi dell'anno c'è stato un decremento di 210 attività tra iscrizioni e cancellazioni. “Numero che fanno della nostra regione la penultima d'Italia”. Peggio fa solo il Molise con l'Abruzzo che toccai il minimo storico con le sue 27.796 imprese attive. A scattare la pessima fotografia è lo studio realizzato per la Cna regionale dall'economista Aldo Ronci sui dati di Movimprese.

La provincia di Pescara non è tra le peggiori, ma ha comunque perso 48 imprese artigiane nel primo trimestre del 2023. Meglio se così si può dire, fa solo quella di Chieti con 44. Il dato peggiore si registra nell'aquilano dove di saracinesche ne sono scese 68 seguita da Teramo con 52 chiusure.

Guardando al quadro generale tra gennaio e marzo, spiega Ronci, a fronte di 481 iscrizioni, le cessazioni delle imprese artigiane sono state 691, con un decremento come detto di 210 unità. “In valore percentuale, la flessione è stata dello 0,74 per cento, dato che supera di due volte e mezzo il decremento nazionale, fermo allo 0,30 per cento. Il peggioramento del saldo del primo trimestre 2023 rispetto a quello del 2022, si spiega con il fatto che le cessazioni sono cresciute, ma parallelamente che le iscrizioni anziché aumentare anch’esse, sono invece diminuite”.

Tra i settori produttivi le performance più negative si registrano all’area manifatturiera (-78, con le punte più significative a Pescara e L’Aquila), cui seguono le costruzioni (‐49, con Chieti e L’Aquila più colpite), la ristorazione (‐25), le riparazioni delle auto e i prodotti per la casa (‐23), i trasporti (‐19), le attività di pulizia e giardinaggio (‐12), i servizi per la persona (‐9).

“Nel manifatturiero che come detto si segnala in modo particolare per la sua negatività – sottolinea l'economista -, le cadute più significative sono da ricercare nelle industrie alimentari (‐12), nei prodotti del legno (‐11) e nell’abbigliamento (‐7)”.

Se alle imprese artigiane uniamo quelle di tutti gli altri settori e dunque l'impresa nel suo complesso, il primo trimestre del 2023 non dà segnali migliori:le iscrizioni sono state 2mila 284 e le cessazioni 2mila 811, con un decremento di 527 unità.

“In dieci anni ci hanno lasciato per strada qualcosa come circa 9mila imprese artigiane - commenta il presidente di Cna Abruzzo Savino Saraceni - accentuando la caduta di un mondo che soffre della mancanza di interventi strutturali. Prova ne sia il fatto che dal 2009 giace nel cassetto, mai applicata, una legge regionale di settore che pure favorirebbe la trasmissione di impresa o lo start-up: nessuno dei governi regionali che si sono succeduti in questi anni ha mai pensato di applicarla. È vero – conclude -, la Regione ha di recente stanziato delle risorse a favore dell’artigianato: 12 milioni di euro a dicembre, e altri 5 sono stati destinati alla micro-impresa, non solo artigiana, ma resta pur sempre l’idea di provvedimenti spot, e mai organici”.

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