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Economia

Aumenta il numero delle imprese in Abruzzo nel 2021 nonostante il Covid, a Pescara + 8,3%

Questa la fotografia fatta dall'elaborazione del Cresa, differente invece l'analisi fatta da Aldo Ronci

Gli effetti della ripresa economica registrata nel 2021 si ripercuotono anche sul sistema delle imprese abruzzesi ma distorsioni legate a fattori contingenti inducono cautela per l’evoluzione futura.
Questa, in estrema sintesi, la fotografia della situazione fatta dal Cresa.

I dati del Cresa

Lo stock di attività registrate operanti in Abruzzo al 31 dicembre 2021 è composto da 149.630 imprese, 1.482 in più rispetto alla fine dell’anno precedente. Con un tasso di crescita dell’1,0% (Italia: 1,42%), l’Abruzzo si colloca al 12° posto nella classifica delle regioni Italiane che vede in testa il Lazio (+2,16%) e in coda il Molise (+0,42%), graduatoria che registra tutte variazioni positive.

Se si considerano le sole imprese attive, si rileva che esse al 31/12/2021 sono 127.985, 1.198 in più rispetto all’anno precedente (+244 il saldo delle attive tra il 2019 e il 2020). Nel 2021 si registra un rinnovato segnale di dinamismo della natalità di impresa. Il numero di nuove attività registrate aumenta rispetto all’anno precedente del 3,8%, valore assai inferiore al +13,8% medio nazionale ma pur sempre positivo dopo la pesante contrazione rilevata nel 2020 (-15,6% lievemente più contenuta del -17,2% italiano), anno sul quale hanno fortemente pesato gli effetti economici conseguenti al dilagare del Covid 19. La innegabile rinnovata iniziativa imprenditoriale non ha portato, però, ad un pieno recupero dei livelli pre pandemici: il 2021 fa registrare, infatti, in Abruzzo circa 1.000 aperture in meno rispetto al 2019 e 1.150 nel confronto con la media 2015-2019. La ripresa delle iscrizioni nei registri camerali non è stata accompagnata in regione, così come a livello medio nazionale, da un ritorno alla normalità delle cessazioni (5.723 nel corso del 2021), che, come già osservato per il 2020, si confermano ampiamente al di sotto dei valori degli anni precedenti: intorno al -900 e -2.450 nel confronto   rispettivamente al 2020 e al 2019 e -2.250 rispetto alla media 2015-2019. In termini di variazioni percentuali, il numero di imprese abruzzesi cancellate nel 2021 diminuisce su base annua del 13,4% contro il 9,9% medio nazionale.

Il protrarsi di questa anomala tendenza, dato in apparenza positivo, induce ad assumere un atteggiamento estremamente prudente riguardo l’evoluzione nel medio periodo del sistema delle imprese. A differenza di quanto si osserva a livello nazionale, si conferma negativo l’andamento delle imprese artigiane registrate: a fine 2021 esse ammontano a 28.952 unità, pari al 19,3% del totale regionale, con una diminuzione su base annua di 200 unità (tasso di crescita: -0,69%; Italia: +0,79%) derivante da -1.414 iscrizioni (il 10% in meno rispetto al 2020; Italia: +9,2%) e -1.614 cancellazioni (-15,2%; Italia: -7,2%). Se si considerano le sole imprese artigiane attive, si registra il perdurare di una contrazione a tutti i livelli territoriali che in Abruzzo si sostanzia in una perdita di 660 unità circa distribuite abbastanza equamente tra il 2021 e il 2020.

Le province

In aumento il numero di imprese registrate in tutte le province abruzzesi. Lo stock di imprese registrate alla fine del periodo osservato è di 30.370 unità all’Aquila (20,3% del totale regionale), 36.385 a Teramo (24,3%), 37.694 a Pescara (25,2%) e 45.181 a Chieti (30,2%), con pesi percentuali inalterati rispetto all’anno precedente. Rispetto al tasso medio di crescita regionale (+1,0%) Pescara, con un saldo positivo di 518 unità (iscrizioni: 1.993; cancellazioni: 1.475), fa registrare una variazione percentuale superiore (+1,4%), L’Aquila (+312 attività derivanti da 1.441 nuove imprese e 1.129 cancellate) pari ad essa, Teramo (+323 aziende risultanti da 1.658 nuovi ingressi e 1.335 cancellazioni pari ad un tasso di crescita del +0,9%) e Chieti (+329 imprese effetto di 2.113 iscrizioni e 1.784 cessazioni, +0,7%) inferiore. Il numero di nuove imprese registrate nel 2021 rispetto all’anno precedente è aumentato in particolare a Chieti (+10,0%) e Pescara (+8,3%) e diminuito nella sola provincia dell’Aquila (-5,9%). La variazione della quantità di attività cancellate è negativa in tutto il territorio regionale con valori percentuali che vanno dal -16% dell’Aquila al -10% di Chieti e superano il -13% a Teramo e il -15% a Pescara. Sotto il profilo delle attive si rilevano nel 2021 incrementi intorno alle 300 unità in tutte e 4 le province. Particolarmente interessanti gli aumenti in valore assoluto di Teramo (+347) e L’Aquila (+315), meno intensi quelli di Pescara e Chieti (entrambe +268).

I settori 

Per quanto riguarda le imprese registrate, oltre al consueto aumento vertiginoso delle attività non classificate (+2.254 unità) di inizio anno e all’incremento più contenuto delle costruzioni (+63), si osservano flessioni su base annua dei principali settori: l’agricoltura riporta un calo di 106 attività, le attività estrattive di 3, le manifatturiere di 142, le utilities di 6, il commercio di 398, i servizi di 180. Nell’ambito di questi ultimi buona la natalità delle imprese registrate operanti nell’informazione e comunicazione (+25) nei settori finanziario e assicurativo (+16), immobiliare (+12), professionale (+140), di supporto alle imprese (+15) ed artistiche e di intrattenimento (+33). Particolarmente negativa, al contrario, la dinamica delle attività registrate in campo turistico (-235), nel settore del trasporto e magazzinaggio (-72), nel settore dei servizi pubblici (amministrazione, sanità e difesa) (-18) e delle altre imprese di servizi (-96). Nel complesso meno negativo l’andamento del numero di imprese attive: l’agricoltura riporta un calo di 4 unità, le attività estrattive di 3, le manifatturiere di 40, le utilities di 11. In aumento il numero di aziende operanti nel settore delle costruzioni (+272), del commercio (+113) e dei servizi (+837) all’interno dei quali fanno registrare variazioni negative del numero di imprese attive solo il trasporto e magazzinaggio (-18) e le altre attività dei servizi (-12). Meno rilevante rispetto alle imprese registrate anche l’aumento delle imprese attive non classificate (+34). La nati-mortalità di impresa appare quindi fortemente influenzata da andamenti settoriali diversificati e dalle politiche di aiuti pubblici.

Le forme giuridiche

Alla fine del 2021 lo stock di aziende operanti in regione è composto prevalentemente da ditte individuali (registrate: 56,2%; attive: 63,2%). Seguono le società di capitali (registrate: 27,8%; attive: 23,0%), di persone (registrate: 13,3%; attive: 11,6%) e quelle costituite con altre forme giuridiche (registrate: 2,7%; attive: 2,1%). Nella direzione del rafforzamento del sistema economico locale è il considerevole incremento nel corso del 2021 del numero di imprese di capitali registrate (circa 1.500 unità, pari ad un tasso di crescita del 3,53%). In aumento anche le ditte individuali (quasi 210 unità pari al +0,25%) e le altre forme giuridiche (+40 pari al +1,04%). Diminuiscono, invece, le società di persone (-230 circa pari al -1,13%).

Conclusioni

In netta ripresa il sistema regionale delle imprese, lo stock di imprese registrate e attive supera i livelli del decennio precedente, le iscrizioni e, soprattutto, le cancellazioni aumentano anche se non tornano ai livelli pre pandemici, mostrando difficoltà a rientrare nei flussi storicamente fisiologici, con andamenti settoriali differenziati poiché fortemente influenzati dalle politiche di aiuti pubblici poste in essere per arginare gli effetti economici della pandemia e a sostegno di alcune priorità di sviluppo (ad esempio transizione ecologica con superbonus per l’efficientamento energetico degli edifici) che si sono tradotte in importanti occasioni di crescita per alcuni settori.

L'analisi di Aldo Ronci

Le imprese abruzzesi non riescono a tenere il passo rispetto al trend nazionale Le imprese aumentano di 1.482 unità ma, in valori percentuali, crescono il 30% in meno del valore nazionale i risultati sarebbero stati peggiori se non ci fosse stato il forte decremento delle cessazioni che è stato determinato dalle misure anti Covid In valori percentuali le variazioni delle attività economiche sono state tutte peggiori dei valori medi nazionali.  

Nel 2021 le iscrizioni sono state 7.205 e le cessazioni 5.723 per cui le nuove imprese sono state 1.482. Il discreto saldo attivo è stato ottenuto grazie al ritorno dell’incre‐ mento delle iscrizioni e al perdurare del de‐ cremento delle cessa‐ zioni. L’incremento percen‐ tuale delle imprese è stato dell’ 1,00% infe‐ riore del 30% all’incre‐ mento nazionale che è stato dell’1,42% e che posiziona l’Abruzzo al 12° posto della gra‐ duatoria nazionale. Nel 2021 le iscrizioni, rispetto all’anno pre‐ cedente, tornano a crescere di 266 unità. Le cessazioni, rispetto all’anno precedente, segnano 883 unità in meno continuando nella sensibile fles‐ sione determinata dalla speranza di poter usufruire dalle agevolazioni previste dalle misure anti Covid (bonus, contributi a fondo perduto, concessione di crediti garantiti, cassa integrazione, sospensione dei pagamenti di imposte e contributi, ecc..). L’incremento più alto è registrato a Pescara (+518) seguono Chieti (+329), Teramo (+323) e l’Aquila (+312). Il risultato più alto di Pescara è particolar‐ mente influenzato dal settore dei servizi. In valori percentuali gli incrementi delle imprese verificatisi nelle province abruzzesi sono stati tutti più bassi di quelli italiani. Le variazioni positive più consistenti si sono registrate nelle costruzioni (+256), nelle attività scientifiche, professionali e tecniche (+270),nei servizi alle imprese (+117), nelle attività immobiliari (+165) e nei servizi di alloggio e ristorazione (+141) e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (+93). In valori percentuali gli incrementi sono stati tutti più bassi di quelli medi nazionali. Le variazioni negative più alte sono state annotate in generale nelle attività manifatturiere (‐48) e in particolare negli articoli di abbigliamento (‐31) e nelle industrie alimentari (‐14). In valori percentuali le flessioni sono state tutte peggiori di quelle medie nazionali.

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