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Lavoro, la Cgil: "L'aumento dei contagi fa esplodere gli "infortuni Covid" in Abruzzo, 634 solo a novembre"

A dirlo è il sindacato Cgil che segnala come gli "infortuni Covid" siano stati ben 634 nel solo mese di novembre

L'aumento dei contagi da Coronavirus fa esplodere gli infortuni sul lavoro nella nostra regione.
A dirlo è il sindacato Cgil che segnala come gli "infortuni Covid" siano stati ben 634 nel solo mese di novembre.

Se dall’inizio dell’emergenza fino al mese di ottobre gli “infortuni Covid” in Abruzzo erano 857, a novembre, con 634 denunce, si è registrato un +74%, per un totale di 1.491 casi.

Una tendenza che risultava già in crescita a ottobre con un +34% rispetto ai mesi precedenti, ma che ha fatto rilevare un’impennata nell’ultimo mese con i casi più che raddoppiati. La provincia più colpita dal fenomeno è quella di Chieti con 417 infortuni Covid, seguita da Pescara con 408, Teramo con 379 e L’Aquila con 287. Rimane fortunatamente stabile a 12 (8 a Pescara, 2 a Chieti e Teramo e nessuno all’Aquila), invece, il numero dei decessi a seguito di contagi avvenuti sul posto di lavoro.

Rispetto alla divisione per settore degli “infortuni Covid”, poi, i numeri testimoniano quanto più esposti al rischio siano le operatrici e gli operatori della sanità da cui arrivano 3 denunce su 4. Il 9,9% degli infortuni, poi, arriva dal mondo del terziario e dei servizi, il 3,8% dalle professioni scientifiche e tecniche e l’1,6% dal settore manifatturiero. Colpisce, infine, sebbene l’occupazione femminile sia inferiore rispetto a quella maschile, che, con il 66,5% dei casi, a essere contagiate maggiormente nei luoghi di lavoro siano le donne.

«Dati che», scrivono Carmine Ranieri, segretario generale Cgil Abruzzo Molise e Mirco D'Ignazio, Coordinatore Inca Cgil Abruzzo Molise, «seppur elevati, celano comunque un alto numero di lavoratrici e lavoratori che, nonostante abbiano contratto il Covid sul posto di lavoro, non hanno attivato la pratica Inail, ma si sono limitati a comunicare la “semplice” malattia Inps, precludendosi il diritto ad avere il giusto riconoscimento economico e di ottenere il giusto risarcimento qualora, malauguratamente, il Covid dovesse lasciare postumi. Le strutture della Cgil, a partire dal patronato Inca, continuano a essere a disposizione di lavoratrici e lavoratori sia per le azioni di riconoscimento dei propri diritti individuali, che per far sì che le aziende, partendo da una corretta e proficua contrattazione sindacale, adottino tutte le precauzioni affinché si riduca quanto più possibile il rischio contagio e non si debbano continuare a contare lavoratrici e lavoratori che si ammalano semplicemente svolgendo il proprio lavoro».

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