rotate-mobile
Economia

Bar e ristoranti allo stremo per la chiusura forzata, Confcommercio: "Servono ristori sul modello tedesco"

A lanciare l'allarme per un settore che sta pagando conseguenze molto gravi a causa della pandemia è Carlo Miccoli, presidente dell'associazione Pubblici Esercizi/Confcommercio

Bar e ristoranti sono ormai allo stremo dopo settimane di chiusura forzata provocata dalla zona rossa e da quella arancione disposte dal Dpcm per contenere la diffusione del Covid-19 (Coronavirus).
A lanciare l'allarme per un settore che sta pagando conseguenze molto gravi a causa della pandemia è Carlo Miccoli, presidente dell'associazione Pubblici Esercizi/Confcommercio.

«Nella nostra regione», spiega Miccoli, «bar, ristoranti e pubblici esercizi in genere sono chiusi dall’11 novembre e già nel mese precedente con la chiusura alle 18 avevano subito un forte calo del fatturato. Adesso il Governo preannuncia un’ulteriore stretta in vista del periodo di Natale e Capodanno e questo per il nostro settore è un vero è proprio disastro a livello economico in quanto auspicavamo una riapertura delle nostre attività in un periodo così importante per gli incassi. Non entriamo nel merito della valutazione sanitaria ma per ogni provvedimento preso deve essere fatta una misurazione delle conseguenze economiche che produce. Il Centro Studi della Fipe/Confcommercio Nazionale ha calcolato che per la ristorazione il solo mese di dicembre vale 7,9 miliardi di fatturato e che il solo pranzo di Natale vale 720 milioni di euro. Incassi che andranno persi per sempre. Ma nella stessa situazione ci sono bar, pasticcerie, gelaterie e tutto il mondo del pubblico esercizio che dall’inizio dell’anno ha dimezzato il fatturato. Il nostro è un sistema fragilissimo fatto nella maggior parte dei casi da piccole attività a gestione familiare che non riescono più a fare fronte agli elevati costi fissi e agli impegni finanziari con il mondo bancario e con il fisco. Siamo allo stremo».

Così conclude Miccoli: «I contributi ricevuti fino a ora sono briciole rispetto al debito accumulato per effetto delle chiusure. Servono ristori sul modello tedesco calcolati in proporzione all’effettiva perdita di fatturato subita e con una percentuale che sia almeno del 50%. Solo in questo modo si potrebbero salvare una miriade di pubblici esercizi altrimenti destinati a non riaprire nel 2021 con tutte le conseguenze anche sui tanti dipendenti delle nostre imprese. Ne va della sopravvivenza di quella rete di bar, trattorie, ristoranti tipici, pasticcerie e gelaterie artigianali che tutto il mondo ci invidia e che rischia di scomparire per sempre».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bar e ristoranti allo stremo per la chiusura forzata, Confcommercio: "Servono ristori sul modello tedesco"

IlPescara è in caricamento