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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

I parenti delle vittime dell'hotel Rigopiano alla vigilia della sentenza d'appello: "Esausti, ma saremo in aula"

Mercoledì 14 febbraio la decisione dei giudici della corte aquilana. Ancora tante emozioni per chi lì ha perso un proprio caro: alcuni ci credono ancora, altri no, ma ad ascoltare la sentenza che potrebbe confermare o no quella di primo grado che vide l'assoluzione di quasi tutti gli imputati, ci saranno

Si dicono “esausti” i parenti delle vittime della tragedia dell'hotel Rigopiano, ma domani, mercoledì 14 febbraio, in aula per ascoltare la sentenza d'appello ci saranno. Sono alcuni di loro a definirsi così parlando all'agenzia Adnrkonos, e confermare che saranno presenti ancora una volta a un anno esatto dalla sentenza di primo grado che vide l'assoluzione di quasi tutti gli imputati. Le vittime di quella tragedia avvenuta il 18 gennaio 2019, furono 29. Undici i sopravvissuti.

Sentimenti diversi quelli che stanno vivendo tra chi parla di uno “show” da cui non si aspetta nulla e chi, invece, si sente fiducioso nell'avere quella giustizia che, ne sono convinti i parenti delle vittime, meritano di avere.

“Dopo quello che è successo sette anni fa, dopo tutto quello che abbiamo passato e cioè anni di udienze, rinvii fino alla sentenza del 2023 e dopo un altro anno per l’appello, cosa vuole da me ancora Rigopiano? - dichiara Marco Foresta che quel giorno ha perso il papà Tobia e la mamma Bianca Iubicone -. Non mi aspetto niente, sono esausto, non ho più paura di una nuova delusione, di sentirmi preso in giro. Sarò in aula, con il pensiero ai miei genitori e a chi ha perso la vita con loro, uno sguardo ai giudici e uno agli imputati. Inizi pure lo show. Io sono pronto”. Parole che danno il senso della delusione provata quando fu letta quella prima sentenza che scaldò non poco gli animi nell'aula uno e nei corridoi del tribunale di Pescara tra urla e lacrime.

Tra chi invece ancora spera e si dice fiducioso sulla sentenza c'è la mamma di Ilaria di Base, la 22enne cuoca dell'hotel Rigopiano che lì perse la vita. “Ci vogliamo, ci voglio credere – dichiara -. Mi aspetto che i giudici facciano luce sulla verità, che emettano una sentenza un po'... più giusta della prima. Non pretendo che ci siano tutte le condanne chieste dalla Procura, ma che a quelle già comminate in primo grado si aggiungano delle altre, perché ci sono responsabilità evidenti. Hanno ammazzato 29 persone, tra cui mia figlia di 22 anni, non possono farla franca tutti quanti. Fosse per me - aggiunge - li chiuderei in carcere e butterei via la chiave, ma mi rimetto al verdetto dei giudici”.

Per quella strage, la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni, aveva chiesto 26 condanne per un totale complessivo di 151 anni e mezzo di reclusione e quattro assoluzioni. Il 23 febbraio dello scorso la sentenza di primo grado ridusse a poco più di 10 anni la pena totale non riconoscendo il disastro colposo. A essere condannati sono stati il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, due dirigenti della Provincia di Pescara (Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio), l’ex gestore dell’Hotel Bruno Di Tommaso e il geometra Giuseppe Gatto. Tra gli assolti anche l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e l'ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, oltre ai dirigenti regionali e prefettizi.

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