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Adriano Tocco condivide il messaggio anti prostituzione: "Altro che frase sessista"

Il vice presidente provinciale di Federalberghi Abruzzo si schiera a favore della campagna adottata dall'amministrazione comunale

L'ha definito "un pugno nello stomaco" che deve lasciare il segno e scuotere le coscienze. Adriano Tocco non condanna lo slogan della campagna anti prostituzione scelta dal Comune di Montesilvano per sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno dilagante che attanaglia la città a vocazione turistica.Se la prende però con chi "guarda il dito che indica la luna, alimentando sterili discussioni sulle espressioni letterarie utilizzate, senza analizzare a fondo il problema e senza dare suggerimenti e soluzioni". Il vice presidente provinciale della Federalberghi Abruzzo, oltre a rimarcare il consolidato primato di presenze negli alberghi e nei convegni che mette Montesilvano in vetta alla classifica delle località turistiche preferite dai vacanzieri nella nostra regione, mette in evidenza l'introduzione dell'unità speciale di Polizia municipale, il cosiddetto Nap (Nucleo anti prostituzione), il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza e l'installazione di tabelloni luminosi che indicano l'esistenza di un'apposita ordinanza emessa dall'amministrazione comunale che va a colpire chi viene sorpreso a contrattare prestazioni sessuali o semplicemente a intrattenersi con soggetti che esercitano l'attività di meretricio.

PROSTITUZIONE, TOLLERANZA ZERO A MONTESILVANO

Tocco prosegue:

"L’obiettivo della campagna mediatica è sicuramente quello di far discutere ma vorremmo che si discutesse sul problema, su come cercare di risolverlo, su come convincere le persone, i padri di famiglia, i ragazzi, gli anziani che andare con una prostituta è un gesto ignobile, uno stupro pagato, una violenza prezzolata, altro che libertà di mercimonio, di autodeterminazione della donna. E queste ultime definizioni ci fanno inorridire al solo pensiero che possano essere pronunciate da associazioni di presunte femministe. Sono una patetica bufala, una vergognosa bugia"

E prende come esempio la storia di Vittoria, una ragazza nigeriana di 29 anni:

"Sono venuta in Italia per fare la parrucchiera, invece mi hanno messa in strada. Ho cercato di scappare ma quando i miei sfruttatori hanno saputo hanno avvertito i loro amici in Nigeria, hanno preso una delle mie figlie gemelle, di 4 anni, e l’hanno uccisa davanti a mia mamma, a cui le avevo affidate. A questo punto cosa ho da perdere ?". Vittoria è stata salvata e liberata grazie all'intervento degli psicologi e operatori della comunità Papa Giovanni XXIII, attiva da qualche anno nel progetto "Contro la tratta" 

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