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Venerdì, 19 Aprile 2024

VIDEO | Violenza sulle donne, lavorare con gli uomini per ridurre la recidiva: il grande obiettivo del Cam

Cam sta per Centro di ascolto uomini maltrattanti, in città è nato a settembre 2021 e oggi gli undici operatori, uomini e donne, ne hanno in carico 12, ma cos'è, chi può avervi accesso e cosa si fa esattamente? Siamo andati a scoprirlo

A Pescara, in via Luigi Polacchi, c'è uno solo dei due Cam presenti nel centro sud. Per Cam si intende centro di ascolto uomini maltrattanti e la prima domanda, spontanea, che viene da porsi è se davvero un uomo che si è macchiato di violenza verso la propria compagna o comunque verso una donna, possa cambiare. Per arrivare ad una risposta, però, ci siamo prima chiesti cos'è un Cam esattamente, come è nato quello di Pescara e cosa fanno gli operatori, uomini e donne, per far sì che ciò avvenga? Può sembrare un tabù e parlare di realtà come queste e in parte sembra esserlo davvero, ma è pur vero che se perché il fenomeno della violenza sulle donne diminuisca sensibilmente ci vuole quel cambio culturale di cui si fa un gran parlare: un cambio culturale che non può che partire proprio dagli uomini. Per fare questo, il Cam, oltre che lavorare con chi di violenza si è macchiato, svolge anche un'importante azione di prevenzione organizzando incontri nelle scuole perché i ragazzi di oggi crescano come uomini che il valore del rispetto verso le donne lo abbiano come saldo principio alla base della loro esistenza e delle loro relazioni.

COME È NATO, COSA FA E COME CI SI PUO' RIVOLGERE AL CAM

Il Cam di Pescara è attivo da settembre 2021 e partner dell'importante Cam di Ferrara ed è nato grazie ad un fondo regionale intercettato dal Comune di Pescara, nello specifico dall'assessorato alle politiche sociali e su spinta dell'associazione Ananke, che della violenza contro le donne è un vero simbolo e che il centro lo ha fortemente voluto, proprio perché va ad intervenire alla radice di un fenomeno tanto aberrante. Undici gli uomini maltrattanti fin qui presi in carico dagli 11 operatori, uomini e donne, che lo compongono. A spiegarcelo è Cinzia Carchesio, coordinatrice del centro di ascolto uomini maltrattanti di Pescara insieme a Giuseppe Rasetti e, Luca Battaglia. È a loro che abbiamo chiesto di raccontarci cos'è e cosa si fa in un Cam. Ed è il dottor Rasetti a spiegarci che gl uomini che si rivolgono, che oltre che verso le donne la loro violenza troppo spesso anche in modo indiretto la rivolgono verso i bambini qualora presenti all'interni della coppia, intraprendono un percorso di responsabilizzazione e consapevolezza. Di qui il nome stesso del centro “Itinere”. Prendere contato con il Cam non è difficile, spiega ancora Carchesio: ci si può sia recare fisicamente nella sede di via Luigi Polacchi 19, chiamando il centralino ai numeri 085 9561793 e 380 2651393 attivo dal martedì al venerdì (il martedì dalle 17 alle 19.30, il mercoledì dalle 15 alle 17, il giovedì dalle 15.30 alle 17.30 e il venerdì dalle 10.30 alle 13). Il centro Itinere ha anche una pagina facebook e una pagina Instagam.

IL "CODICE ROSSO" E LA SUA RELAZIONE CON IL CAM

Quelli che gli uomini maltrattanti intraprendono al Cam sono percorsi complessi, non lo nascondono i coordinatori del centro. La negazione di chi la violenza la compie è il primo grande muro da abbattere per avviare un percorso di reale consapevolezza. “Negano i fatti, le responsabilità, l'impatto sulla vittima. Si fa fatica anche ad empatizzare con la vittima del proprio agito, si fa fatica a vederla come persona”, spiega Rasetti. D'altra parte è proprio la parola “stereotipi” quella che troviamo scritta sulla lavagna che si trova in una delle stanze del centro: stereotipi derivanti da una cultura maschilista di cui siamo tutti un po' “vittime”, ma che per alcuni sono così tanto radicati da trasformarli in veri e propri “carnefici”. Se è vero che al Cam capiti che arrivino uomini in modo volontario magari accompagnati dalle loro compagne che vogliono comprendano il male che perpetrano, sia esso fisico o psicologico, o perché hanno perso diritti sui propri figli e vogliono in qualche modo capire come poter tornare indietro, la gran parte arriva per ordine dei tribunali o tramite le associazioni anti-violenza accreditate, attraverso l'ormai famoso Codice Rosso, normativa grazie alla quale sono state inasprite le pene per i reati di violenza domestica e di genere e che prevedono, appunto, l'inserimento all'interno di un Cam.

“Il codice rosso – spiega Battaglia - è una norma del 19 luglio del 2019 che interviene a fronte di sconto di pena può essere tramutata o ridotta se gli uomini maltrattanti avviano un certo tipo di percorso: noi siamo proprio l'offerta a questo tipo di domanda”. Parole sufficienti a capire la responsabilità che gli psicologi, gli psicoterapeuti e gli psichiatri che lavorano al Cam hanno. Accade, purtroppo, che tra chi scelga di intraprendere questo percorso, ci sia chi pensa di farlo così da non dover scontare tutta la pena in carcere, ma le cose non sono così semplici. Entrare in un percorso Cam vuol dire non solo seguirlo costantemente, ma anche, una volta finito, dare prova concreta che un cambiamento ci sia stato. È per questo che i percorsi, che non possono durare mai meno di un anno un anno e mezzo, ci spiegano i coordinatori, proseguono anche con un follow-up del preso in carico. Se il percorso non viene seguito o se un reato si reitera, si torna subito in carcere. Già nella prima fase il ruolo degli operatori e le operatrici del Cam è fondamentale: c'è infatti una prima fase di conoscenza del maltrattante utile a capire quanta responsabilità si assume rispetto alle sue azioni, spiega Rasetti. Se questa valutazione è positiva allora il percorso può iniziare prima con dei colloqui individuali poi con l'inserimento in un gruppo di lavoro cui partecipano si un operatore uomo che un operatore donna.

IL MANCATO RICONOSCIMENTO DEI CENTRI: UN VULNUS CUI SI STA PONENDO RIMEDIO

Se un vulnus c'è è certamente nel fatto che oggi, i Cam, non sono ancora riconosciuti, ma qualcosa sta finalmente cambiando. “Si sta discutendo in parlamento il loro riconoscimento – spiega Battaglia - verranno finalmente riconosciuti a livello nazionale quindi si creeranno professionalità specifiche e verranno date linee guida”. Portare avanti un Cam non è semplice, molti quelli che si sono avviati con contributi volontari. Pescara è stato uno dei più fortunati perché l'amministrazione ha dato un importante contributo alla sua nascita e di questo gli operatori sono molto grati. Il loro auspicio è che si continui a sostenere questa realtà, perché la complessità e la durata dei percorsi di consapevolezza, che implicano la presenza di persone altamente specializzate, ha bisogno di esserlo.

IL GRANDE OBIETTIVO DEL CAM: RIDURRE IL RISCHIO DI RECIDIVA NEGLI UOMINI MALTRATTANTI

Quindi la risposta alla domanda da cui siamo partiti. Un uomo maltrattante può intraprendere un nuovo percorso di vita? “La risposta non può che essere affermativa – dice Rasetti -. Il dicorso è che i percorsi sono molto difficili quindi l'esito non è sempre scontato. Anche quando un percorso va a buon fine bisogna rendersi conto che è un po' come quando si esce dal reparto di cardiologia: oggi non ho avuto un infarto, ma non è detto che non lo avrò tra sei mesi. Per questo il percorso prosegue anche all'esterno con l'attività di follow-up”. L'obiettivo, dunque, non è e non può essere quello di far sparire, come per magia, la violenza sulle donne e la violenza di genere, ma piuttosto quello di ridurre il rischio di recidiva, ed un obiettivo già di per sé difficile da raggiungere, ma che quando viene centrato rappresenta un importante passo verso quel cambiamento culturale di cui sentiamo fortemente il bisogno. “A noi preme fermare la recidiva perché spesso gli uomini che in una relazione di intimità usano un comportamento deviante nei confronti della partner non fanno altro anche di fronte a delle relazioni, che rimetter in atto quel comportamento”. “Speriamo che attraverso questi percorsi la reiterazioni di questi reati e comportamenti malevoli diminuisca”.

La prima parola che abbiamo letto sulla lavagna che si trova in una delle stanze del Cam è "stereotipo", lo ribadiamo. È a noi che si chiede di credere che, grazie a persone specializzate e un sistema nato per andare ad intervenire alla radice del fenomeno della violenza sulle donne e di genere, di far cadere quel "tabù" che ci fa pensare che un uomo violento sarà sempre tale. Se davvero vogliamo un cambio culturale allora dobbiamo pensare che un percorso di consapevolezza possa essere davvero possibile. 

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