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VIDEO | Caro gasolio: domani gli armatori in sciopero riconsegneranno i documenti

Da oggi i pescherecci sono fermi in porto e domani in capitaneria il gesto simbolico per chiedere allo Stato di intervenire, Scordella: "Un fermo anticipato aiuterebbe, ma così è impossibile andare avanti"

Domani alle 9 gli armatori di Pescara consegneranno i documenti alla capitaneria di porto. Lo conferma il presidente dell'associazione armatori Pescara Francesco Scordella, dopo averlo anticipato a IlPescara la scorsa settimana. Un gesto simbolico per “sensibilizzare” le istituzioni, spiega oggi alla stampa a margine della riunione tenuta con tutti gli imprenditori del settore. Sono 54 le imbarcazioni dello strascico attraccate al porto di Pescara cui si aggiungono una 15ina di vongolare già ferme da diversi mesi, sottolinea Scordella: attività che interessano un indotto calcolabile in 250-300 famiglie che dalla pesca dipendono, senza considerare fornitori e tutta la filiera che arriva alla ristorazione. Da oggi, intanto, i pescherecci, così come in tutta Italia, sono rimasti attraccati in porto e così sarà almeno per tutta la settimana. La volontà è quella di trovare un punto d'incontro con lo Stato che deve rispondere alle difficoltà di una marineria piegata dai rincari del gasolio passato dai 30-40 centesimi al litro prima della pandemia all'euro e cinquanta attuale e a quei limiti dello “sforzo di pesca” imposti dalla Ue che ricadranno presto, spiega agli armatori il presidente, anche sulle barche più piccole e che per una come la sua si traduce in 120 giorni lavorativi su 366: “non è giusto che poi si paghino gli oneri per tutto l'anno”, sottolinea il presidente dell'associazione.

Fermare le marinerie vuol dire fermare una lunga filiera e le ricadute, nel tempo, potrebbero essere ben più gravi. Di qui la proposta avanzata oggi da Scordella: anticipare il fermo biologico così da trovare, nel frattempo, una soluzione capace di dare risposte tali da evitare di perdere quello che è un patrimonio nazionale, e soprattutto aziende e posti di lavoro. “In questo momento la situazione è delicata perché il primo pensiero, da essere umano, va alle povere vittime della guerra – tiene a sottolineare il presidente dell'associazione armatori -, però purtroppo io devo pensare a strutturare la pesca, avere incontri e fare proposte. Qualcosa bisogna fare o andremo ancor più in sofferenza come tutto l'indotto e non so quanto questa situazione potrebbe durare. Domani per sensibilizzare lo Stato, perché in questo caso è lo Stato che fa le regole, non sono né le Regioni né le capitanerie di porto – ribadisce – riconsegneremo i documenti perché le aziende non ce la fanno a sostenere costi così alti”. Se la situazione si dovesse aggravare, dunque, la soluzione potrebbe essere quella di un fermo biologico anticipato, ma se nulla dovesse cambiare “non so se sarà facile mantenere una situazione di calma – conclude Scordella -. Mi auguro che con tutti quanti, con un po' di buon senso, ci si posa sedere attorno ad un tavolo e dare una risposta concreta”.

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