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Giovedì, 18 Aprile 2024

VIDEO | Tragedia di Rigopiano, la parola passa alla difesa: le emozioni dei parenti ad un mese dalla sentenza

L'aula è gremitissima nel giorno in cui il processo riprende in attesa del pronunciamento atteso per il 17 febbraio. Una giornata difficile per chi ha perso i propri cari che ancora una volta saranno nel pomeriggio nel luogo dove le loro vite sono cambiate per sempre

Ogni 18 gennaio per i parenti delle vittime della tragedia dell'hotel Rigopiano la ferita mai rimarginata riprende a sanguinare, ma quest'anno con la sentenza ormai prossima, questo giorno ha un sapore diverso. Il dolore è sempre lo stesso, ma l'ansia e la paura per quello che sarà deciso dai giudici chiamati ad emettere la sentenza nei confronti dei 30 imputati (29 persone e una società) c'è e si fa sentire. Non lo nasconde Gianluca Tanda, portavoce del comitato dei parenti delle vittime presente come sempre nell'aula 1 del tribunale penale di Pescara.

Un'aula gremitissima nel giorno in cui, lo stesso del ricordo di quel giorno del 2017 che si è portato via 29 vite, iniziano a parlare gli avvocati difensori. Undici furono i superstiti. “Abbiamo un insieme di emozioni che dobbiamo gestire bene fino ad arrivare alla fine di questa giornata – afferma Tanda. Oggi siamo qui e ci sono le ansie e le paure che non vengano confermate quelle condanne”. Non sarà facile ammette ascoltare le parole dei difensore e di sicuro “un po' di rabbia ci sarà per le parole che sentiremo dagli avvocati che legittimamente difendono gli imputati. Dobbiamo essere bravi a salire sul pullman, dimenticarci la mattinata e pensare solo all'amore che proviamo per i nostri cari. Al loro ricordo. Per questo andremo con un unico mezzo. E' fondamentale affrontare simbolicamente l'ultima curva come hanno fatto loro. Quell'ultima curva – dice – che purtroppo per colpa delle persone imputate non hanno potuto percorrere per tornare a casa”.

“Rispetto agli altri anni quando andavamo a Rigopiano solo per ricordare i nostri cari questo è un impegno aggiuntivo. Veniamo solo con il pensiero che oggi non bisogna fare polemiche, ma dobbiamo ricordare inostri cari”, aggiunge Francesco D'Angelo fratello di Gabriele D'Angelo il cameriere 31enne che come i suoi colleghi è rimasto bloccato nell'hotel.

Come lui, tra gli altri, Ilaria di Biase che di anni ne aveva 22. La giovane di Archi era cuoca e la sera di martedì 17 gennaio, ricorda oggi la mamma Mariangela Di Giorgio, sarebbe dovuta tornare a casa avendo finito il turno. Ma l'impossibilità di scendere e di salire per chi avrebbe dovuto attaccare, l'ha portata a restare e continuare a lavorare.

“Le emozioni sono tante e difficle sinceramente dirle – dice mamma Mariangela quando a lei chiediamo come vive i giorni della difesa e questo anniversario che sarà l'ultimo prima della sentenza -. Noi speriamo che il giudice dia gli anni che sono stati chiesti anche se io lo dico sempre qualsiasi pena per noi non ci riporta indietro i figli. Io o perso mia figlia 22 anni: l'ergastolo ce lo abbiamo noi l'unica cosa che possiamo chiedere è che sia fatta giustizia”, ribadisce. “Se le strade fossero state pulite sarebbe tornata – dice ancora con gli occhi carichi di dolore -. Durante la giornata ci siamo sentite diverse volte. L'ultima chiamata è stata alle 16. Ha chiamato me, il papà e il fratello. I messaggi sono stati tanti. Ilaria aveva paura del terremoto e voleva tornare a casa”.

A casa però né lei né i suoi colleghi così come la gran parte degli ospiti dell'hotel non sono più tornati. Che ascoltare le difese non sarà facile in questi giorni Tanda lo ribadisce sottolineando che per i parenti delle vittime la verità è una sola: le responsabilità ci sono e a riassumerle sono stati i pm a cominciare dal procuratore capo Giuseppe Bellelli. Sull'esito voluto della setenza del gup Sarandrea che dovrebbe arrivare il 17 febbraio si dice “fiducioso”. Se così non fosse, sottolineano sia lui che D'Angelo, ci sono sempre il secondo e il terzo grado di giudizio quando davvero si metterà fine all'iter giudiziario della tragedia di Rigopiano. A D'Angelo e la mamma di Ilaria chiediamo cosa rappresenterebbe per loro una sentenza diversa da quella che si aspettano. Se il primo in qualche modo cerca di prepararsi all'eventualità cosciente del fatto che una sentenza è un punto interrogativo e ribadendo che ci sono sempre altri due gradi di giudizio, per mamma Mariangela questa possibilità non è neanche contemplabile.

A lei chiediamo come sarà questo anniversario particolare quando, tutti insieme, saranno ancora una volta davanti a quel vuoto dove c'era l'hotel e dove a ricordare quel dramma c'è il totem con i volti dei loro cari. “Oggi sarà tosta, molto dura. Purtroppo tutte le volte che andiamo su l' emozione è tanta così come la sofferenza: oggi sarà ancora più dura”.

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