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VIDEO | Tentato omicidio in piazza Salotto, il tassista che portava Pecorale in Svizzera: "Sudava, ma non ho avuto paura"

Vincenzo Femminilli ringrazia le forze dell'ordine per averlo guidato e racconta quelle tre ore con a bordo il 29enne fermato mentre tentava di tornare a casa: "L'ho caricato a Pescara verso le 14.30, ho saputo chi era solo quando mi hanno telefonato"

E' a Pescara che Vincenzo Femminilli, ex finanziere di Vasto, ha preso sul suo taxi Federico Pecorale. Erano le 14.30 al massimo le 15 racconta e cioè subito dopo quanto avvenuto a casa Rustì dove, pare per futili motivi legati al ritardo nel servizio e la qualità del pasto, il 29enne originario di Montesilvano avrebbe saparto quattro colpi di pistola a Yelfri Guzman, il cuoco 23enne del locale che lotta tra la vita e la morte e che ha già subito tre delicati interventi. Da lì Femminilli lo ha portato a casa dei nonni a Gissi e poi è andato di nuovo a prenderlo per portarlo a casa: in Svizzera. Oggi per il contributo dato alla complessa operazione di polizia che ha visto coinvolte ben tre questure e due procure della Repubblica e conclusasi nel migliore dei modi e cioè con l'arresto del presunto aggressore, ha ricevuto all'Aurum dal questore Luigi Liguori un riconoscimento. Riconoscimento dato anche ad altri tre cittadini che si sono distinti per le loro azioni in favore della comunità. Un nome, il suo, aggiunto all'ultimo minuto alla premiazione svoltasi in occasione della commemorazione dei 170 anni dalla fondazione della polizia di Stato, di cui Femminilli è orgoglioso e per il quale ringrazia chi in quelle ore drammatiche lo ha guidato telefonicamente e seguito a distanza per evitare il peggio.

E' lui stesso a ripercorrere la vicenda spiegando che Pecorale lo ha preso la prima volta a Pescara per poi sentirsi telefonicamente con lui nei vari spostamenti di cui aveva bisogno. Paura dice, “non ne ho avuta” e questo anche perché i quarant'anni passati nella guardia di finanza gli hanno insegnato a mantenere il controllo. Con quell'esperienza, sottolinea, “si gestisce la situazione diversamente da chi non ha fatto questo lavoro”. Chi fosse l'uomo che stava portando all'estero “l'ho saputo quando la polizia mi ha telefonato. Lì ho capito che la situazione era seria e lui ha intuito quello che stava avvenendo”. “Tutta la situazione si è sviluppata telefonicamente: la polizia mi dava delle informazioni e io cercavo di gestire la situazione. Arrivati ad un certo punto abbiamo concordato dove fermarci quindi siamo andati nell'area di servizio e mi sono messo in modo che si potesse fare l'intervento. Un plauso va alla polizia per il lavoro fatto: un intervento esemplare". Un viaggio lunghissimo quello che Femminilli ha fatto con Pecorale e durato ben tre ore fino alla stazione di servizio di Metauro in provincia di Pesaro città nel cui carcere ora si trova il giovane originario di Montesilvano, ma residente in Svizzera con la madre e titolare di una pensione di invalidità assegnatagli dopo un grave incidente avuto in moto nella galleria della circonvallazione che porta nella città adriatica.

“Sapevo che avevo un delinquente dietro – aggiunge Femminilli – e non sapevo bene come comportarmi, cioè come restare tranquillo con l'agitazione che avevo dentro”. Paura però non ne ha avuta, aggiunge e non ha temuto di essere preso in ostaggio, “ma che potesse fare qualche sciocchezza sì. Lui sudava: aveva capito che qualcosa si era complicato”. Femminilli spiega di avergli chiesto cosa avesse combinato ma che l'uomo si sarebbe limitato ad un “niente”. L'ex finanziare a chi gli chiede se si sente un eroe risponde di no perché fino a quella telefonata della polizia “stavo solo facendo il mio lavoro”.

Attualmente Pecorale si trova nel carcere di Pesaro ed è chiamato a rispondere di tentato omcidio e detenzione abusiva di arma da fuoco. 

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