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VIDEO | La protesta "musicale" degli studenti del MiBe sotto la Provincia: "Dateci una sede unica e dignitosa"

Insieme ai genitori i ragazzi si sono radunati e hanno dato voce ai loro strumenti per chiedere al presidente Ottavio De Martinis di essere ascoltati: troppi problemi nella sede di via Passolanciano e le lezioni pomeridiane al Bellisario tolgono tempo allo studio

Si sono portati dietro i loro strumenti e per tutta la mattinata hanno suonato davanti alla prefettura di Pescara. Questa è la voce che gli studenti del liceo musicale MiBe Mdi Pescara chiedono al presidente Ottavio De Martinis di ascoltare, ma lui, dicono, sarebbe sordo alle loro richieste.

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Erano tanti i ragazzi che oggi, accompagnati dai genitori, sono scesi in strada per chiedere che gli sia data una sede unica. A portare il messaggio è la rappresentante d'istituto Chiara Di Berardino. “Chiediamo di essere ascoltati perché il musicale non ha una sede unica, non ha una sede dignitosa per noi ragazzi che chiediamo di poter studiare”, afferma. Su quali siano le difficoltà che incontrano ogni giorno spiega che le principali riguardano i pendolari: “abbiamo un 70 per cento di studenti che arrivano oltre che dalla provincia di Pescara, anche da quelle di Chieti e Teramo e c'è difficoltà co le coincidenze degli autobus e i treni. Ma anche per chi è di Pescara ci sono vuoti a livello di orario che sottraggono tempo alla studio”. Sì perché oggi i ragazzi si dividono tra due sedi e, a seconda delle lezioni, devono spostarsi. “Svogliamo le lezioni della mattina in via passo Lanciano subito, dietro la stazione negli uffici provinciali. Quindi non è una sede vera e propria, è stata adeguata, ma i muri in cartongesso non permettono lezioni tranquille. Poi prendiamo una navetta, chi può perché ce n'è una sola, gli altri si devono arrangiare con i mezzi pubblici, e andiamo al Bellisario, cioè al liceo artistico dove svolgiamo le lezioni pomeridiane”. Spostamenti e orari che, di conseguenza, si traducono in difficili spostamenti e impossibilità di impiegare il tempo che intercorre tra uno spostamento e l'altro, allo studio.

Secondo quanto riferisce Di Berardino, però, ad oggi dalla Provincia non solo non sarebbero arrivate risposte, ma le poche giunte non darebbero quelle sperate. Non solo. Molti gli studenti che si sarebbero ritirati, spiegano i ragazzi e i loro genitori. Genitori che hanno deciso di chiedere l'intervento della pubblica istruzione e oggi sono scesi in piazza per sostenere i loro figli perché gli sia garantito un posto adeguato che risponda pienamente al loro diritto allo studio.

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