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Venerdì, 26 Aprile 2024

VIDEO | È il giorno della verità per i familiari delle vittime di Rigopiano: "Speriamo stasera possano fare un sorriso da lassù"

Le parole sono di Marco Foresta che nel dramma ha perso i genitori, i sentimenti di tutti sono contrastanti, ma tutti si dicono fiduciosi sull'esito del processo di Rigopiano. Federica Di Pietro: "Spero che la verità giudiziaria coincida con la verità dei fatti"

L'aula è gremita. Oggi giovedì 23 febbraio ci sono praticamente tutti. C'è anche Giampiero Parete, il cuoco che inerme assistette alla tragedia dell'hotel Rigopiano lanciando per primo l'allarme insieme a Fabio Salzetta, manutentore dell'albergo che come lui, nel momento in cui la violentissima valanga si portò via 29 vite, si trovava fuori dalla struttura.

Mentre il giudice per le udienze preliminari Gianluca Sarandrea elenca i nomi durante l'appello e annuncia che la sentenza ci sarà tra le 16.30 e le 17, i parenti delle vittime sono come sempre in fondo all'aula. Quasi tutti indossano le magliette con i volti degli affetti persi. Altre sono poggiate sulla balaustra che li divide dai banchi degli avvocati e degli imputati. Gli occhi sono lucidi. Oggi è il giorno della prima verità su quella tragedia. Oggi è il giorno in cui il giudice dirà se responsabilità i 30 imputati (29 persone e una società) le hanno avute per quanto avvenuto quel 18 gennaio 2017.

“Le sensazioni sono abbastanza contrastanti – dice Marco Foresta figlio di Bianca Iudicone e Tobia Foresta che a Rigopiano hanno perso la vita -. Da una parte c'è la speranza che vada tutto come noi sappiamo da sei anni a questa parte e dall'altra che non finisca tutto a tarallucci e vino come quando sempre è successo nelle tragedie italiane. Abbiamo fiducia. Speriamo vengano accolte le richieste dei pubblici ministeri e che vengano confermati i 150 anni di reclusione a tutti gli imputati”.

“I miei sentimenti – gli fa eco Federica di Pietro che con la sorella ha perso quel giorno mamma Barbara e papà Piero – sono contrastanti. Ho piena fiducia nella giustizia per cui mi auguro di leggere nero su bianco quello che sostengo da anni e che tutti sosteniamo. La verità è chiara per cui mi auguro che la verità processuale che è diversa dalla verità dei fatti questa volta siano coincidenti. Il mo auspicio è che verità processuale sia quella reale dei fatti e non ci aspettino sorprese orrende”. Con lei c'è tutta la famiglia, anche il figlio di due anni che in mano ha una palla da calcio e che somiglia tantissimo al nonno che proprio nel calcio ha passato tutta la vita. In braccio lo tiene il papà che lo porta davanti a quel tappeto di foto che i parenti hanno steso davanti al tribunale. “Chi sono? Nonna e nonna”, dice al piccolo.

Il ricordo è indelebile per tutti e la giornata di oggi anche per Marcello Martella, padre di Cecilia che dell'hotel era una dipendente e che la sera prima non poté tornare a casa a fine turno perché la strada era bloccata dando la disponibilità a lavorare anche il giorno successivo, “è una emozione. Aspettiamo con trepidazione la sentenza per Cecilia e per le altre 29 vittime. Come abbiamo sempre fatto da sei anni chiediamo rispetto che per noi è sinonimo di giustizia”.

“Per noi – dice ancora papà Marcello - questo è un giorno come un altro nel senso che qualunque cosa succeda purtroppo le 29 vittime non torneranno più indietro. Si conclude un primo atto di un qualcosa che probabilmente andrà avanti, sperando che la richiesta fatta dai pubblici ministeri sia confermata dal giudice. Come lo speriamo noi credo che lo speri tutta l'opinione pubblica che da sei anni a questa parte è sempre stata con noi”, conclude.

Presente, come sembre, anche Francesco D'Angelo che a Rigopiano ha perso il fratello gemello Gabriele. Anche lui, come Cecilia, nel resort lavorava e proprio una sua telefonata è al centro del presunto depistaggio su cui oggi, tra i vari reati di cui sono chiamati a rispondere gli imputati, il gup dovrà dare una risposta. Qualcuno quella telefonata l'ha messa in dubbio. “Spero – dice – che non sarà occulata, ma che il giudice ne terrà conto. Oggi lo potrà ricordare solo lui”.

A Foresta chiediamo infine se in un giorno così particolare dove l'attesa sembra infinita e il timore palpabile, non si senta ancor di più il dolore di quella perdita. “Diciamo che la ferita si riapre forse in modo più grande. Speriamo che stasera loro che non ci sono più possano almeno fare un sorriso da lassù. Ci auguriamo questo – risponde -. Deve essere una sentenza che sia d'esempio per tutta Italia affinché tragedie come queste non succedano più”.

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