VIDEO | Covid, per i positivi una nuova rete territoriale e specifici ambulatori al fine di evitare il pronto soccorso
A presentarla l'assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì: accanto al medico di base ora ci sono le unità ambulatoriali dei medici ex Usca, è qui che si potranno fare tutti i controlli necessari per valutare l'eventuale necessità di ricovero
Il medico di famiglia come fulcro della riorganizzazione territoriale della gestione dei pazienti covid, ma accanto a lui un'equipe di medici specializzati, quelli delle ex Usca che anche grazie alla realizzazione di ambulatori dedicati saranno in grado di effettuare tutti gli esami principali a chi dovesse dimostrarsi sintomatico.
Sarà proprio il medico di famiglia, contattato dal paziente, a relazionarsi con i medici delle nuove Unità assistenziali così che decidano quale sia il percorso migliore da seguire e se il medico di famiglia non c'è, ad esempio nei giorni festivi e pre-festivi, a fare da tramite sarà la guardia medica. Insomma un nuovo sistema di gestione con cui non solo si vuole dare una risposta a chi viene colpito dal virus, ma anche evitare che si vada tutti in pronto soccorso contribuendo a creare un intasamento che comunque è in gran parte causato “dai codici verdi che rappresentano il 50 per cento di quelli totali”. A dirlo e spiegare la nuova riorganizzazione della rete covid è l'assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì. Domani i 13 dei 26 medici dell'Usca che fa capo alla Asl di Pescara firmeranno il loro contratto ed entreranno effettivamente in attività per cui il servizio nella Asl della provincia così come in quella delle altre dove le equipe saranno composte rispettivamente da 26 medici per la Asl dell'Aquila, 16 per quella di Chieti e 20 per quella di Teramo con il 50 per cento degli ex Usca che ha deciso di continuare l'attività, sarà già attivo.
“Come sappiamo – spiega Verì – i casi di covid sono sì aumentati, ma sono casi che non hanno una complessità dal punto di vista assistenziale. E' però importante valutarli e soprattutto seguirli e curarli con una rete territoriale adatta a loro. Dopo la chiusura delle Usca – aggiunge – abbiamo organizzato un'attività sul territorio finalizzata a questo tipo di assistenza. Il medico di medicina generale è il punto fondamentale, ma sarà affiancato nei giorni in cui non è presente da un'unità di medici, gli ex Usca, che hanno continuato attraverso un contratto a lavorare, e attraverso la continuità assistenziale. Si apriranno ambulatori covid dedicati in base alla redistribuzione sul territorio: ambulatori dove si potranno eseguire i testi diagnostici importanti per aver una prima risposta e valutare se il paziente debba essere o meno ricoverato. Una rete fondamentale che ci permetterà di ridurre anche gli accessi al pronto soccorso”, conclude Verì anche al fine di evitare di vedere immagini come quelle circolate qualche giorno fa quando al pronto soccorso di Pescara, per diverse ore, è stata allestita un'area emergenziale con dei separè lungo il corridoio.
La presenza di ambulatori dedicati permetterà quindi di eseguire l'ecografia polmonare, l'emogasanalisi, i prelievi ematici e di seguire le terapie mediche. Dunque l'invito che l'assessore, insieme alle Asl, il direttore dell'Agenzia sanitaria regionale Pierluigi Cosenza e il direttore generale del dipartimento sanità Claudio D'Amario, è quello di chiamare il medico curante o, in alternativa, la guardia medica, perché siano poi loro a valutare le condizioni e decidere eventualmente di attivare l'iter di assistenza che eviterà di varcare le porte del pronto soccorso.
Scelte fatte, sottolinea Cosenza, “per dare maggiore responsabilità ai territori. Ci siamo resi conto – spiega – che i postivi aumentano, ma che questo non vuol dire avere la malattia visto che la gran parte delle persone è asintomatica: in ospedale arrivano i fragili e quelli che hanno patologie pregresse. C'è questa cattiva abitudine di andare in ospedale se si scopre di essere positivi, magari con un test fatto in casa, pur non avendo sintomi importanti. Per questo si è deciso di puntare sulla rete territoriale e familiare. Un sistema che ci permette di lasciare lavorare pinamente gli ospedali evitando di dover ridurre le degenze o fermare le chirurgie. Adesso anche in caso di situazione border line si può attivare una gestione diversa grazie a questi nuovi strumenti”.
Sulla stessa scia D'Amario che sottolinea come ormai si sia in una fase cronica e non acuta della malattia. Fase che sta diventando endemica in Europa e che lo sarà totalmente entro tre anni, assicura. “Il virus non si è calmato e lo vediamo dalla rapidità di diffusione: siamo noi che abbiamo sviluppato gli anticorpi. Bisogna ridare una pseudo normalità ai pazienti covid perché il sistema sanitario non può essere travolto”, conclude.
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