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VIDEO | In fuga dalla guerra: "A mia figlia ho detto che è un gioco"

Sette giorni fa Yuliia e la sua piccola sono partite in auto da vicino Kiev verso la salvezza e grazie alla Asd Armonia d'Abruzzo per la bambina il sapore della normalità

Non riesce a rispondere Yuliia quando le chiediamo cosa ha raccontato alla sua bambina di cinque anni, perché sette giorni fa sono salite in macchina per non fare ritorno. Per spiegarle perché c'erano quei fragori e perché la nonna e lo zio li hanno dovuti lasciare in una zona sicura al confine con la Romania. La piccola ha un cappello bianco di lana con un grande pon-pon e sulle spalle uno zainetto di Frozen. E' dietro di noi e i volontari della Cartias e la protezione civile le danno caramelle e la fanno disegnare e lei, un sorriso, ce lo fa. Sì perché Yuliia alla sua bambina ha detto che quello a cui stanno partecipando è un gioco in cui la polizia insegue dei delinquenti e loro devono nascondersi per un po'. A dircelo è Inga, una sua amica che qui vive da tantissimi anni. E la mente, inevitabilmente, vola al capolavoro cinematografico di Roberto Benigni che il dramma dei campi di concentramento al figlio Giosuè glielo fa vivere e glielo racconta come fosse un gioco. Tragedie in cui i linguaggi, per i bambini, devono inevitabilmente cambiare per cercare di evitare che un trauma, già così grande, lo diventi ancora di più. Ma è anche una storia di speranza quella di Yuliia e la sua piccola.

Dopo la prima notte a casa di Inga e questa mattina la profilassi sanitaria fatta nell'hub della stazione di Porta Nuova dove la incontriamo, avranno un loro alloggio. A metterglielo a disposizione la Asd Armonia d'Abruzzo, ci spiega Inga, che prenderà la bambina tra le sue allieve perché lì, vicino Kiev dove viveva con la sua mamma, era proprio questo lo sport che praticava. Lasciare la madre e il fratello al confine con la Romania è stata una necessità perché il ragazzo ha problemi di salute. Da lì, per due giorni, questa giovane mamma non si è mai fermata. Per due giorni, senza soste, ha continuato a guidare per arrivare dove ora si sente al sicuro. La speranza però è quella di tornare a casa perché è lì che c'è “casa mia”, conclude tra le lacrime.

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