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VIDEO-FOTO | "Soli" dopo il covid, il disagio degli adolescenti nel corto di Antonio Di Luca selezionato al festival Lift-Off Session

Le vite di due ragazzi che vivono in modo totalmente diverso la nuova forma di disagio esplosa con la pandemia e il cui incontro diventa la chiave per ricominciare, il capogruppo Pignoli: "Aiutare gli altri vuol dire anche raccontare le loro storie"

Ci sono tanti modi per raccontare il disagio giovanile e in questo scenario l'arte ha sempre un ruolo fondamentale. Il covid ha condizionato molto la vita degli adolescenti e le conseguenze a lungo termine dell'isolamento si sconteranno per molto tempo. Tendere una mano e raccontare storie semplici, ma in cui la condivisione e la presenza diventano il traino per riscoprire la bellezza di viverla la vita, diventa così un modo per aprire ad una nuova possibilità.

Proprio con questo intento è nato il cortometraggio “Soli” di Antonio Di Luca. Poco più di sei minuti per raccontare un disagio diffuso dove tra cuffie e cellulari ci si perde in un mondo interiore che sembra escludere il resto. A sostenere il progetto selezionato al Lift-Off Session, festival cinematografico internazionale rivolto a cortometraggi indipendenti, è il capogruppo comunale Massimiliano Pignoli che ha voluto tenere una conferenza stampa per diffonderne il messaggio. Incontro cui hanno partecipato, oltre a Di Luca anche i due giovanissimi protagonisti del cortometraggio girato interamente a Pescara: Eduard Mario Ion e Gabriele Sabella.

Le foto scattate sul set del cortometraggio "Soli" di Antonio Di Luca

“Sociale vuol dire anche questo. Non vuol dire aiutare le persone solo in senso materiale, ma anche affrontare questi temi e parlare di questi progetti. Con il covid i ragazzi sono diventati 'drogati' di cellulare, vivono confinati in casa e il problema persiste. La psichiatria infantile – aggiunge – è piena di ragazzi. Antonio Di Luca cui mi lega una forte amicizia, ha pensato bene di girare un film per spingere i giovani a comprendere l'importanza di ripartire non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche sociale”.

Tutti al film hanno partecipato gratuitamente e l'idea, spiega il regista, è nata proprio dal racconto che diversi adolescenti gli hanno fatto. “Ascoltare le loro esperienze mi spinge a realizzare questi progetti – spiega -. Lo abbiamo fatto l'anno scorso con il bullismo e lo facciamo quest'anno con la solitudine adolescenziale che con la pandemia ha preso sempre più piede”.

Due vite diverse e due solitudini diverse quelle dei protagonisti. Uno chiuso nella sua stanza e, quando fuori, lontano dal mondo con il suo veicolato dalle cuffie che non toglie mai. L'altro dedito al lavoro e intenzionato a ripartire e farlo insieme a chi più di lui soffre una condizione di palese difficoltà. Perché alla fine, dice, “in due non si è mai soli”.

Una visione consigliata e accessibile: il cortometraggio infatti è disponibile su YouTube.

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