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VIDEO | Sciopero pesca, consegnati i documenti: "Ci arrendiamo"

Stamattina gli armatori hanno sfilato in capitaneria di porto per chiedere interventi urgenti a tutela della categoria: "Chiediamo un tavolo, ma in cui si ascoltino le proposte di chi va in mare"

“Ci arrendiamo”. È una di quelle frasi che dalla marineria non ti aspetteresti mai. Abituati alla fatica, al mare in tempesta e per predisposizione sempre pronti ad aiutare chi in mare è in difficoltà, oggi, con i piedi piantati a terra, gli armatori di Pescara hanno riconsegnato, come già annunciato, i loro documenti alla capitaneria di porto. A pronunciarle, quelle parole, è il presidente dell'associazione armatori Francesco Scordella, ma a fargli da eco ci sono tutti i suoi colleghi che, uno alla volta, sfilano davanti all'ingresso dell'ufficio della capitaneria e, ordinatamente, entrano per compiere quel gesto di protesta, simbolico, per il quale ora risposte le chiedono alla politica. “Questo è ciò a cui ci hanno ridotto”, dice qualcuno, “a cui ci hanno ridotto tutti, anche voi”, fanno eco altri. I pescherecci di tutta Italia, da ieri, sono attraccati in porto e così sarà almeno per tutta la settimana. Più che una resa la loro è, in realtà, voglia di combattere e tornare presto in mare, ma il caro gasolio, tornano a dire, è stata la mazzata finale dopo i due anni di pandemia, la riduzione degli sgravi sui contributi passati dall'80 al 40 per cento e l'ulteriore riduzione dello “sforzo di pesca” deciso dalla Ue. “Con il caro gasolio a queste condizioni non è più il caso di fare impresa – ribadisce Scordella -. E' un segno di protesta: invece di andare sulle strade e dare fastidio alle persone che vanno a lavorare, consegniamo i documenti poi quello che succederà dopo non lo so”.

Questa mattina l'incontro con il prefetto e una richiesta chiara: istituire un tavolo nazionale per trovare una soluzione. Un tavolo dove però, sottolinea il presidente dell'associazione armatori, “siamo noi a fare le proposte, noi che andiamo in mare”. Proposte da condividere con la politica perché si arrivi presto ad un punto d'incontro capace di risolvere le problematiche che hanno messo in ginocchio un settore fondamentale per l'economia del Paese e che coinvolge una lunga filiera. “So che non si risolve dall'oggi al domani perché è un problema mondiale data anche la guerra in corso. Anzi – sottolinea Scordella - il pensiero va rivolto a quelle vittime che la stanno subendo e mi auguro finisca questa mattina”. Tra le proposte possibili quella di un'anticipazione del fermo biologico. “Non è che è una proposta che sicuramente vogliamo attuare, ma potrebbe essere una delle tante perché se la situazione peggiora con l'esperienza del covid due anni fa che ci ha tenuto fermi due mesi cui poi è seguito il fermo biologico, vii lascio immaginare cosa potrebbe accadere a imprese. Non ho la bacchetta magica – conclude - ma bisogna trovare soluzioni che vanno trovate ad un tavolo”.

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