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Venerdì, 19 Aprile 2024

VIDEO | Caro bollette, si "spengono" 17 comuni: via alla razionalizzazione dell'illuminazione pubblica

Stasera il gesto simbolico: per un'ora tutti al buio, ma senza un ristoro totale dal governo si dovranno tagliare i servizi e i sindaci non ci stanno. "Se non saremo in grado di tutelare i nostri cittadini ridaremo le fasce"

Diciassette comuni della provincia restano al buio. Lo faranno stasera dalle 20 alle 21 come gesto simbolico, ma ogni sindaco nei prossimi giorni emanerà provvedimenti per l'attuazione di un piano condiviso di razionalizzazione dell'illuminazione pubblica accollandosi una grande responsabilità in termini di sicurezza nei confronti dei cittadini e dei territori che rappresentano: Abbateggio, Castiglione a Casauria, Cappelle sul Tavo, Caramanico Terme, Cugnoli, Lettomanoppello, Manoppello, Pescosansonesco, Pietranico, Roccamorice, Rosciano, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Scafa, Serramonacesca, Turrivalignani, Salle e Sant'Eufemia a Maiella.

Il messaggio è chiaro: il caro bollette non è sostenibile e andando avanti così non sarà solo più soltanto una questione di “luce”, ma diventerà una questione di tagli ai servizi a cominciare da cultura, turismo e sociale. La soluzione per loro è una sola: avere dal governo il totale ristoro delle spese perché i ristori attuali coprono sì e no il 10-20 per cento delle spese.

Ad essere già buia è dunque la gravità di una situazione che il sindaco di Sant'Eufemia a Maiella Francesco Crivelli in qualità di portavoce non teme a definire “drammatica”: tutti rischiano il default e il rischio di commissariamento, sono tutti d'accordo, è concreto. Un timore così forte che se stasera si spegneranno i lampioni, domani non si esclude che ad essere riconsegnate possano essere le fasce tricolore. A dirlo è il sindaco di Turrivaligani Giovanni Placido. Per loro è una questione di responsabilità, ma anche di dignità come ben spiega Crivelli: “quello che ci contraddistingue è certamente una grande dignità nell'andare a rappresentare le nostre popolazioni – afferma -. Se dovessimo arrivare al punto in cui davvero non saremmo più in grado di dare risposrte alle esigenze essenziali e basilari delle nostre popolazioni per questo incremento dei costi, non escludiamo nessun tipo di azione”.

Pariamo di piccole realtà. Cittadine e borghi dove il sindaco è cresciuto con i suoi concittadini, dove nel tragitto tra casa e il Comune si incontrano le persone che si conoscono da una vita e che al primo cittadino rappresentano problemi ed esigenze. Persone verso cui il senso di responsabilità è forte. Per i 17 primi cittadini e i consiglieri comunali decidere di razionalizzare l'illuminazione è un peso enorme, ma inevitabile per cercare di tenere in piedi la comunità e garantire loro tutti i servizi cui hanno diritto. Grazie al confronto avuto con il prefetto Giancarlo Di Vincenzo si è almeno riusciti a convincere i distributori degli enti pubblici a dare maggior tempo alle amministrazioni per saldare i conti salati, ma il debito cresce e la soluzione è poco più di un palliativo.

E di quanto crescono i costi lo dicono i numeri. Due esempi per tutti: a Lettomanoppello per le bollette si è passati dai 180mila euro l'anno a una proiezione che potrebbe sfiorare i 400 mila; a Castiglione a Casauria si passerà dalle 55 mila euro ad almeno il doppio, sempre in termini di previsione.

Un inverno già rigido in queste 17 realtà e non solo perché qui il freddo e il buio arrivano prima e durano di più essendo molti comuni montani, ma soprattutto per quelle pesanti decisioni che si devono prendere per "vivere" oggi e non "morire" domani. Drastica quella presa in vista del natale: niente luminarie. Un potenziale danno nel danno per realtà dove il natale è inevitabilmente un attrattore tra mercatini ed eventi con un'inevitabile ricaduta sul turismo e su introiti sicuri che ora sono incerti e che rischiano di tradursi in un ulteriore calo di risorse e un altro macigno sulla possibilità di pagare le bollette. Eticamente e moralmente, lo assicurano, non ci si rifarà sui cittadini e non saranno di certo le multe la soluzione anche perché da queste parti il traffico veicolare non è poi tanto intenso. Sarebbe solo un'altro schiaffo alla comunità.

Qualcuno ha già iniziato a correre ai ripari come nel caso di Lettomanoppello dove il sindaco Romano D'Alfonso ha scelto la settimana corta per gli uffici comunali: il sabato mattina si resta chiusi. Si valuta anche la chiusura anticipata delle scuole dato che qui il sabato sono ancora aperte. A San Valentino fa sapere il sindaco Antonio D'Angelo, si è già iniziato a spegnere l'illuminazione in alcune zone del comune, mentre a Sant'Eufemia a Maiella Crivelli si è ingegnato comprando stufe che vanno a liquido infiammabile per scaldare gli uffici evitando di accendere i riscaldamenti. Misure insufficienti, ma non rinviabili allo stato attuale delle cose, sottolineano i sindaci. Ecco perché nei prossimi giorni ognuno attuerà il suo piano di razionalizzazione dell'illuminazione pubblica che potrà essere l'accensione alternata dei lampioni dove possibile o lo spegnimento settimanale in una zona e poi nell'altra. Non mancano le provovazioni. Sebbene cosciente del fatto che non possa farlo per la sicurezza e perché rischierebbe anche una denuncia, il sindaco di Scafa Giordano Fiore per far capire quanto grave sia la situazione al tavolo prefettizio ha lanciato una provocazione: spegnere le luci sulla Tiburtina, strada nazionale che attraversa il territori.

L'inizio di un percorso condiviso quello della razionalizzazione dell'illuminazione pubblica che i primi cittadini mettono in campo per rimandare il più possibile il taglio dei servizi che andando avanti così, diventerà però inevitabile. L'auspicio è che dal governo arrivino risposte immediate risposte che, dicono in coro, dovevano arrivare "ieri".

"Non vere la possibilità di usufruire della illuminazione pubblica vuol dire vivere con una specie di coprifuoco - conclude Crivelli - . Ovviamente ognuno di noi cercherà di attuare iniziative che possano essere quanto più tese alla ricerca di un equilibrio tra la necessità di recuperare costi e il disservizio creato, ma non possiamo fare altrimenti. Oggi la scelta è tra il voler esistere e il non esistere e noi vogliamo esistere".

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