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Giovedì, 25 Aprile 2024

VIDEO | Ci sarebbe un accordo non onorato dietro l'omicidio e il tentato omicidio della Strada Parco: c'è la mano della 'Ndrangheta

Il procuratore capo Giuseppe Bellelli insieme al questore Luigi Liguori e il capo della squadra mobile Gianluca Di Frischia ricostruisce i fatti che hanno portato all'arresto del presunto mandante e del presunto esecutore dell'agguato

Un accordo stretto e pagato, ma non onorato dall'architetto Walter Albi e dall'ex calciatore Luca Cavallito. Questo sarebbe stato il movente principale dietro il suo omicidio e il tentato omicidio di Cavallito consumatosi in un bar della strada parco la sera del primo agosto 2022. Secondo la ricostruzione fatta degli inquirenti i due sarebbero stati pagati per trasportare via mare, grazie al fatto che Albi aveva la patente nautica, qualcosa di importante (probabilmente denaro) o forse addirittura qualcuno. Un trasporto “eccezionale” che però i due non avrebbero effettuato finendo nella trappola, un vero e proprio agguato, che all'architetto è costata la vita e a Cavallito, che pure sarebbe dovuto morire, ferite molto gravi.

Un episodio “gravissimo”, sottolinea il procuratore capo di Pescara Giuseppe Bellelli, per il quale sono state arrestate due persone ritenute rispettivamente il mandante e l'esecutore dell'omicidio e del tentato omicidio, persone con cui Albi e Cavallito avrebbero avuto costanti rapporti d'affari. Un agguato dietro il quale si confermerebbe l'ombra della criminalità organizzata. Se infatti il presunto esecutore sarebbe Mimmo Nobile, uno dei pescaresi già iscritto in precedenza nel registro degli indagati che spiega Bellelli, “aveva avuto un dissidio molto forte per cui avevano interrotto i rapporti pochi mesi prima” e che sarebbe tra quelli che l'11 luglio 2022 avrebbero commesso una rapina a mano armata al centro agroalimentare di Cepagatti sottraendo ad una guardia giurata la pistola poi usata per l'omicidio della strada parco, il mandante sarebbe Natale Ursino, originario di Locri (Reggio Calabria) e risultato residente a Teramo. Un personaggio legato alla 'Ndrangheta, confermano gli inquirenti, che poteva muoversi molto facilmente in tutto il Paese. Che la pistola sia la stessa della rapina di Cepagatti, è stato specificato, lo si è accertato grazie alla matricola rilevata sull'arma ritrovata nel corso delle indagini.

Fatta salva la presunzione d'innocenza per entrambi, ad arrestare Ursino ieri sera (lunedì 13 febbraio) in un ristorante di Fiumicino dove è stato individuato grazie ad una complessa attività investigativa resa complicata dal fatto che i suoi telefoni erano intestati ad altri e criptati, sono stati gli uomini della squadra mobile guidati dal dirigente Gianluca Di Frischia, così come sempre loro hanno eseguito la misura cautelare nei confronti di Nobile ritenuto colui che avrebbe freddato Albi e ferito gravemente Cavalllito.

Con entrambi  Albi e Cavallito avrebbero avuto rapporti da tempo, fatta salva la rottura tra l'ex calciatore e il presunto esecutore dell'agguato avvenuta qualche mese prima dei drammatici fatti. Una relazione che sarebbe stata accertata dalle indagini svolte sui telefoni recuperati sul posto dell'agguato e che si traduceva in "affari" che riguarderebbero non solo vere e proprie attività come quella, spiega ancora Bellelli, dell'appalto per le "casette sull'acqua" da realizzare a Pescara, ma soprattutto la movimentazione di denaro. Tra le attività individuate anche, riferisce il procuratore, “uno stranissimo investimento di Albi con una società inglese”.

Su quel trasporto che sarebbe alla base dell'omicidio si prosegue ad indagare per avere una ricostruzione chiara e dettagliata, ma sul quadro generale, sottolinea ancora il procuratore capo, “riteniamo di avere elementi più che solidi per giustificare le misure cautelari decide dal giudice delle indagini preliminare ed eseguite in queste ore”.

La dinamica dell'agguato

“Sto arrivando, aspettatemi”. Questo uno dei tanti messaggi che i due stavano leggendo sui telefoni mentre aspettavano al bar, come abbiamo visto nelle terribili immagini riprese dalle videocamere interne del locale. Immagini che hanno poi ripreso il momento dell'omicidio e del tentato omicidio. 

A mandarli, è stato accertato dalle analisi fatte sugli stessi cellulari, sarebbe stato proprio Ursino che in realtà era a chilometri di distanza. Quelle sedie vuote le avrebbe dovute occupare lui, spiegano gli inquirenti. A quell'appuntamento non sarebbe mai andato perché al suo posto avrebbe mandato Nobile incaricato di mettere la parola fine, nel senso più efferato del termine, ai rapporti con le vittime.

Una dinamica agghiacciante tanto quanto la freddezza con cui quei colpi sono stati sparati. Una freddezza che però non è bastata: Cavallito è sopravvissuto e proprio quanto da lui raccontato, spiega sempre Bellelli, è stato uno dei tre elementi chiave che hanno permesso di indivudare i due presunti responsabili dell'agguato. L'uomo che gli ha puntato la pistola e lo ha colpito l'ex calcaitore lo avrebbe proprio riconosciuto riferendo poi il suo nome agli inquirenti. 

Il grazie del procuratore Bellelli agli inquirenti

I dettagli su quanto avvenuto il primo agosto e gli elementi che hanno portato agli arresti sono stati riferiti nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte, tra gli altri, anche il questore Luigi Liguori e il capo della squadra Mobile Gianluca Di Frischia cui è andato il ringraziamento del procuratore capo per il lavoro svolto così come alla polizia giudiziaria che su alcuni aspetti è stata chiamata ad indagare così come ai carabinieri per la parte di loro competenza. “La ricostruzione è stata possibile grazie ai metodi investigativi tradizionali messi in campo e al pool della procura che si è costituto con me e il dottor Di Giovanni. Ritenevamo giusto riferire i fatti in una conferenza stampa per informare l'opinione pubblica delle condotte portate avanti fino a questo momento dalla squadra mobile e che hanno portato all'emissione da parte del gip della misura cautelare nei confronti di persone gravate da indizi fermo restando la presunta non colpevolezza”.

Quando gli chiediamo se dunque visti i legami del presunto mandante con la 'Ndrangheta si può definitivamente affermare che dietro l'omicidio c'è la malavita risponde: “Se non è malavita questa, per usare un eufemismo, sì direi di sì: quello avvenuto è un fatto criminale che ha scosso la collettività perché è senza precedenti per le modalità e l'efferatezza. Riteniamo di aver svolto un buon lavoro per capire i chi e i perché sebbene non tutto sia ancora messo a fuoco e ci saranno poi le difese degli imputati”. Per lui, così come per gli inquirenti, gli elementi raccolti sarebbero però sufficienti, ribadisce, a giustificare gli arresti.

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