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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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L'ultracycling, un viaggio emozionale di quasi 1500 km

Il pescarese Roberto Speranza ha coperto in bici, in coppia con Edoardo D'Orsogna, un itinerario di mezza Italia. Senza soste se non quelle strettamente necessarie, sia di giorno sia di notte. Ci siamo fatti raccontare tutto: difficoltà, aneddoti e soprattutto emozioni

Si potrebbe definire impresa sportiva, ma più correttamente è configurabile come viaggio emozionale. È con questa immagine che ci sintetizza la sua storia un rampante manager in campo bancario, che però ha un pallino. Lui si chiama Roberto Speranza, ha quasi 56 anni ed è pescarese doc, mentre il suo pallino è l'ultracycling. Questa specialità, che rientra nel ciclismo estremo, prevede la percorrenza di un minimo di 300 km sia di giorno sia di notte, senza soste se non quelle strettamente necessarie, fisiologiche o per eventuali interventi meccanici sulle bici, o per rifocillarsi.

In questo caso, Speranza il viaggio lo ha fatto in coppia insieme a Edoardo D'Orsogna, 55 anni agente di polizia di Pretoro, che lo ha accompagnato da Pescara a... Pescara. Passando, attenzione attenzione attenzione,da L'Aquila, Livorno, La Spezia. Parma, Verona, Venezia, Ravenna, Rimini, giù per le Marche fino al rientro in Abruzzo, per un totale di 1489,92 chilometri, un tempo in movimento di 63 ore e 51 minuti e un tempo complessivo di 90 ore. Ma Roberto Speranza (nessuna parentela con l'omonimo ministro della salute) è incontentabile:

"Diciamo che avremmo voluto compiere l'impresa in un tempo di percorrenza di 80 ore, ma non ci siamo riusciti. Durante il lungo viaggio, abbiamo incontrato alcune problematiche che ci hanno costretto a rallentare, però al di là del cronometro il viaggio emozionale come lo chiamo io, è stato davvero entusiasmante. E durissimo, come del resto è normale in questo tipo di attività, perché bisogna essere pronti a superare la sofferenza, attingendo senz'altro all'allenamento ma anche alla forza psicologica". 

Partiamo dalle difficoltà, Roberto, poi invece ci racconterai le curiosità più soddisfacenti: "Il primo imprevisto è stato un importante colpo di calore a L'Aquila, volevo ritirarmi ma ho stretto i denti, la forte tenuta psicologica mi ha aiutato a andare avanti. Poi a Orbetello ci ha abbandonato il freno della bici di Edoardo, anche in questo caso non ci siamo scoraggiati. Sull'Aurelia, fino a La Spezia, abbiamo incontrato 170 km di forte vento contrario! Questo ci ha portato a fermarci per un paio di ore a Forte dei Marmi, dove ci siamo riposati su lettini di fortuna di uno stabilimento balneare. Siamo ripartiti quindi in piena notte direzione Parma e qui è stato il caldo il principale ostacolo. A Sirmione nuovo problema tecnico, molto serio: il nostro navigatore che sempre ci ha assistito anche registrando il nostro viaggio, non solo ci ha abbandonato ma ci ha anche portato altrove. Alcuni amici ci hanno aiutato a risolvere il guaio tecnico, però abbiamo perso tempo. Venezia altra tappa emozionante, ma molto difficile per chi si muove in bici e con tanto pericoloso traffico nelle zone limitrofe. E sempre il vento caldo e contrario, costante di buona parte del tragitto".

Chissà quanti aneddoti: "Impossibile elencarli tutti, mi piace riassumerli dicendo che le lunghe ore in bici sono anche un'immersione totale nei propri pensieri, si riflette, si fanno bilanci della vita e del futuro, insomma gambe, cuore e cervello insieme. Certo, i luoghi che abbiamo attraversato sono stati tutti belli, l'Italia è bella. Mi vengono in mente i centri storici di Verona o di Ravenna, la mitica piadina di Lella a Rimini, le panchine sulle quali ci siamo allungati per pochi minuti per poter fare raggranellare ora di sonno, infine il comitato di amici ultracyclers che ci ha accolto al nostro arrivo a Pescara"

Il sogno: "Mi piacerebbe passare dalla costa ovest alla costa est degli Stati Uniti, sempre in modalità ultracycling. Cinquemila chilometri di emozioni. Un sogno per adesso, ci sto lavorando su". Speranza è tesserato per l'Associazione ultracycling Abruzzo, ex triatleta che pratica questa disciplina da pochi anni, si è già tolto il lusso di vincere un titolo italiano, così come ne ha vinti tanti Edoardo D'Orsogna, che per la sua grinta è stato ribattezzato "il lupo della Majella".

Infine, un pensiero più generale ma fondamentale: "Questa è una passione che ci porta a fare tanto, a volte anche oltre i limiti, senza però dimenticare che siamo essere umani e dobbiamo sapere quando è il momento di dire stop". Ma adesso, un po' di riposo e quindi giù duro con la programmazione del prossimo tour. Quello americano?

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