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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Uno scudetto diverso: la storia di Gonzalo Santangelo tricolore di calcio a 5 con il Montesilvano femminile

Il tecnico argentino ha conquistato lo scudetto poche dopo aver perso il papà. Lui è rimasto in silenzio, ha preferito nascondere il suo dolore che ha svelato solo a partita terminata, crollando in lacrime. "Non sono un super eroe, ho fatto solo quello che ho sentito di fare. Mio padre mi diceva sempre di restare forte nelle difficoltà, ho cercato di seguire i suoi consigli"

Il Montesilvano calcio a 5 femminile ha compiuto una fantastica impresa sportiva, conquistando lo scudetto nella gara di spareggio.
Lo ha fatto in trasferta  contro il Falconara, lo ha fatto dopo aver perso gara-2 in casa, lo ha fatto dopo che alla fine del primo tempo del match decisivo era sotto per 2-0.

Lo ha fatto ignaro di tutto ciò che stava accadendo nella testa e nel cuore del suo allenatore, che non ha lasciato trapelare alcunché di un segreto terribile, maturato nelle ore precedenti alla partita che poi sarebbe stata consegnata alla storia.

Gonzalo Santangelo è un ragazzo argentino di 34 anni, dal 2005 in Italia, ex portiere di calcio a 5 (ha raggiunto anche la serie A2) e poi allenatore e preparatore di squadre di settore giovanile. Da quest'anno è l'allenatore del Montesilvano, prima esperienza come trainer di un gruppo femminile in una annata che mai si sarebbe aspettato. Per lo scudetto conquistato, certo, ma anche per quello che gli sarebbe capitato cammin facendo.

Poche ore prima di gara-3 a Falconara, arriva una telefonata dall'Argentina, che annuncia a Gonzalo l'improvvisa scomparsa dell'adorato papà all'età di 66 anni. Infarto, nulla da fare. Gonzalo avrebbe potuto avvisare la dirigenza del Montesilvano, magari rinunciare alla trasferta oppure lasciarsi andare alla disperazione. Invece, ha scelto di farsi stringere dalla compagna e dalla figlia, è rimasto in silenzio e ha svolto regolarmente il suo lavoro. E che lavoro, anzi un capolavoro chiamato scudetto!

«Ho deciso di non dire nulla, volevo fortemente portare a termine il mio compito. Qualcuno forse si è accorto che ero un po' troppo silenzioso, ma io ho risposto dicendo che era la tensione della partita, la concentrazione. Solo quando, al fischio finale sono crollato in un pianto dirotto, ho raccontato tutto. È stato un momento particolare, da un lato terribile e dall'altro incredibile, perché ho sentito attorno a me tutta la famiglia di Montesilvano e del Montesilvano, visto che la mia è in Argentina e non posso raggiungerla perché lì è inverno e la pandemia sta vivendo giorni molto brutti con la terza ondata». 

Senza considerare che a un certo punto, all'intervallo del match-scudetto il parziale era 2-0 a favore del Falconara. Cosa è successo nello spogliatoio, cosa hai detto e dove hai trovato la forza? «Ho detto poche parole e sono riuscito ad avere una grande forza, sono certo che mio padre da lassù mi ha aiutato. Sembra banale, ma non lo è, a volte hai una forza enorme e non sai da dove arriva. Mio padre mi diceva sempre di essere forte nelle difficoltà, di fare un passettino alla volta: ecco, questo ho cercato di trasferire alle mia ragazze. Poi il resto lo hanno fatto loro, tatticamente e fisicamente sono state eccezionali».

Gonzalo Santangelo rientrerà appena possibile a La Matanza, un dipartimento della provincia di Buenos Aires, ma al momento è tutto bloccato e non sa quando potrà farlo. Il Covid sta picchiando duro in Argentina, meglio aspettare: «Sono in contatto quotidiano con la mia famiglia, cerchiamo di stare uniti nonostante la distanza e le difficoltà. Sono felice di aver regalato a loro una piccola gioia con la conquista dello scudetto, seppure in un momento drammatico. Qui a Montesilvano sto bene, l'Abruzzo mi ha accolto come un figlio e quindi mi sento protetto, anche se non c'è più mio padre e stiamo soffrendo tanto».

Per il futuro, si vedrà. In ogni caso, Gonzalo Santangelo entra a pieno titolo nella storia dello sport perché, al di là del risultato sul campo, ha dato una dimostrazione che solo i grandi sanno dare. Che solo lo sport sa regalare. «Qualcuno mi ha definito pazzo, qualcun altro coraggioso. Io credo di aver fatto solo quello che sentivo, da professionista quale credo di essere e da persona normale quale sono».
Poche parole, tanti fatti. E qualche lacrima. Bravo, Gonzalo! Super Montesilvano calcio a 5 femminile!

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