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Pacchiarotti ricorda Maradona: "Quella prodezza di Diego mi rovinò la giornata" [FOTO]

L'ex portiere biancazzurro ricorda a distanza di 36 anni quel primo gol realizzato su azione da Maradona in una partita ufficiale in Italia. Un gesto funambolico in uno stadio Adriatico strapieno

Minuto 84 del secondo tempo. La sfida tra Pescara e Napoli per il passaggio del turno in Coppa Italia vede i partenopei in vantaggio di due reti.
Partita virtualmente finita, ma manca ancora il colpo di genio, quello che mise a segno lui, Diego Armando Maradona, il campione con la maglia numero 10 che ha trasformato il gioco del calcio in uno spettacolo planetario.

Il marziano atterrò per la prima volta sul prato verde dello stadio Adriatico di Pescara il 2 settembre del 1984.

Qualche giorno prima gonfiò la rete dell'Arezzo segnando al San Paolo su calcio di rigore il suo primo gol italiano. Troppo facile per uno così mettere la firma dal dischetto in maniera anonima e banale. E così, allo stadio Adriatico, tirò fuori dal cilindro una prodezza che resta negli annali dei gesti sportivi più acrobatici e straordinari. Oltre 40 mila spettatori, suddivisi equamente tra le due tifoserie, si alzarono insieme ad applaudire a scena aperta. Giocatori compresi.
Tutti, tranne uno: Gianluca Pacchiarotti, all'epoca giovane portiere alla ribalta nazionale che incassò il colpo da maestro dopo aver disputato in maniera egregia buona parte della gara.

«Quella prodezza mi rovinò la giornata», confida l'attuale preparatore dei portieri per diverse società dilettantistiche abruzzesi, «fino a quel momento avevo disputato una partita da 7 in pagella, ma quel gol da cineteca esaltò l'autore, macchiando però la mia decorosa prestazione. In seguito, anche la sigla della "Domenica Sportiva" incluse quella rovesciata da terra a due passi dalla porta e io diventai, mio malgrado, ancora più popolare. Ma la cosa davvero sorprendente fu a fine partita, nel sottopasso degli spogliatoi. Mi avvicinai a Diego chiedendogli se poteva donarmi la sua camiseta e lui mi rispose di sì, chiamandomi per cognome. Ma non mi sarei mai aspettato che un fuoriclasse di quel calibro, arrivato da poco in Italia, acconsentisse alla mia richiesta e, soprattutto, già mi conoscesse».
Alla domanda su che fine abbia fatto quel prezioso cimelio, il "Pacchia" risponde con molto rammarico, rivelando un particolare: «In quel periodo facevo parte dei ranghi della nazionale giovanile. Con me, in squadra, c'erano anche Donadoni, Mancini, Vialli e Bergomi. Le prime apparizioni con la selezione azzurra furono durante il periodo della leva militare e un maresciallo dell'Esercito che mi concesse l'uso di un campo privato per allenarmi singolarmente, mi chiese sfacciatamente quella casacca indossata da Maradona. Io, senza pensarci troppo, gliela donai pentendomi solo qualche anno più tardi».

Errori e rimpianti di gioventù pagati a caro prezzo. Oggi non restano che sbiaditi ricordi di qualche foto ingiallita dal tempo e rare immagini televisive sfocate. 

foto archivio Cronache Abruzzesi

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