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Ibrahimovic racconta Verratti nel suo libro: "Pochi al mondo come lui"

Il campione svedese nella sua ultima autobiografia "Adrenalina" racconta il primo incontro al Psg con il centrocampista di Manoppello, nell'estate del 2012: "Era così piccolo che pensavo non fosse un calciatore. Poi l'ho visto toccare due palloni e mi sono bloccato..."

Che tra Zlatan Ibrahimovic e Marco Verratti ci fosse un'amicizia speciale, questo era noto da tempo. I due si sono incrociati nell'estate del 2012 a Parigi, quando arrivarono nella stessa sessione di mercato, nel giro di poche ore, alla corte del Psg allora allenato da Carlo Ancelotti, che diede inizio al dominio del calcio francese dei parigini.
L'asso svedese, 40 anni, ancora punto di forza del Milan, ha raccontato il suo primo impatto con il centrocampista di Manoppello all'ombra della Torre Eiffel nella sua ultima autobiografia, "Adrenalina" (Cairo Edizioni), scritta dalla prestigiosa penna di Luigi Garlando, firma autorevole della Gazzetta dello sport e scrittore di fama internazionale.

Le parole di Ibra

"Con Verratti siamo arrivati al Paris Saint-Germain nello stesso anno e ci hanno presentati alla stampa lo stesso giorno.
Arrivo in una sala con pochissimi giornalisti e vedo uno sconosciuto che sta parlando in conferenza stampa. È piccolo.
Forse non è un calciatore, penso, sarà un nuovo dirigente, uno degli sponsor o qualcosa del genere. «Chi è?» chiedo. «Marco Verratti» mi rispondono. «E da dove arriva?» chiedo ancora. «Dalla Serie B italiana, dal Pescara». Mi sembra così strano. Il Psg di solito pesca i Thiago Silva e gli Ibrahimović, non italiani di Serie B. Boh…
Faccio la mia conferenza. La sala, che prima era vuota, si riempie di colpo e io mi presento, saluto, prometto e bla bla bla…
Il piccoletto resta ad ascoltare. Poi comincia il primo allenamento, con Ancelotti, Pastore, Lavezzi e tutti gli altri. C’è anche questo Verratti che arriva dritto dalla Serie B. Appena tocca due palloni, mi blocco.
Non mi viene da dire: «Vediamo. Aspettiamo. Magari è stato solo un caso. La fortuna del principiante». No. Verdetto definitivo: questo ragazzo ha qualcosa di speciale. Chi gioca a calcio le vede subito certe cose. Verratti è l’unico giocatore che conosco che chiede sempre la palla, anche se marcato, defilato, sbilanciato, infortunato… La vuole sempre. Non ha paura di nulla. E nove volte su dieci esce con la palla al piede anche da situazioni di grande pressione. Pochi al mondo sono in grado di farlo.
Ancelotti, però, mi chiedeva sempre una cosa: «Zlatan, lui ti ascolta: convinci Verratti a non fare quei passaggetti molli che gli piacciono tanto… Ploff…». E allora io pregavo Marco di fare passaggi più secchi. Sono felicissimo che abbia vinto l’Europeo, perché è un ragazzo d’oro, umile, che si è sempre fatto volere bene".
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