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Di Camillo, stakanovista dello Spoltore: "Spero di giocare fino a 40 anni"

Il capitano della squadra di Del Gallo, classe 1984, si racconta durante la sosta forzata dell'Eccellenza causa Covid: "Giusto il blocco fino al 30, siamo pronti per ripartire. Il mio obiettivo? Andare avanti fino a quando il fisico me lo permetterà"

Una vita nel calcio, un modello e guida per tanti giovani, una carriera esaltante: Daniele Di Camillo. Il capitano e bandiera dello Spoltore parla di questo ennesimo stop al campionato causa Covid-19, della consapevolezza del momento delicato che viaggia di pari passo con la voglia di ripartire e quella di voler giocare il più a lungo possibile.

“Non è semplice giudicare una situazione del genere. E’ sotto gli occhi di tutti che i casi di Covid sono in aumento. Forse bloccare due settimane per capire come evolve la situazione penso sia stata la soluzione migliore, fermo restando che l’Eccellenza è un campionato di importante che va completato. Anche se dubito che a fine mese la situazione possa migliorare. Noi calciatori innanzitutto dobbiamo essere i primi responsabili, cercando di evitare il più possibili situazioni che possano portare a contagiarsi e contagiare”.

Sul cammino fin qui della squadra. “Penso che stiamo rispettando i programmi iniziali. Ci mancano quei 14-15 per la fatidica soglia salvezza. Aver perso  colui che ci aveva garantito il maggior numero di gol (Luca Sparvoli) ci ha spiazzati, però al tempo stesso è arrivato Petrarulo, ragazzo serio con delle ottime capacità, un ottimo giocatore che si è messo subito a disposizione e si è fatto voler bene subito. Poi abbiamo tanti giovani di qualità che ci hanno aiutato a sopperire le partenze. Su tutti Planamente, che sta dimostrando tutto il suo valore. Eravamo pronti per la sfida contro l’Avezzano. Aspettiamo che la situazione si normalizzi per ripartire”.

Il capitano poi dice la sua sui punti lasciati per strada. “Abbiamo perso per strade diversi punti per colpa nostra, vedi le partite con il Montesilvano o il Delfino. Altre volte ci sono state delle situazioni che ci hanno penalizzato, come successo a Pontevomano o il rigore di Capistrello. C’è rammarico ma possono starci e non devono essere un alibi”. La partita perfetta o la più bella gara della stagione? “Sicuramente quella contro L’Aquila. Per il blasone dell’avversario, per la caratura dell’undici titolare e perché venivamo da un momento non semplice. In quella situazione si è visto il gruppo e l’unità dello spogliatoio”

Il professionismo sfiorato sfuggito per sfortuna, ma in ogni caso una carriera ricca di soddisfazioni. “Si un pizzico di fortuna mi è mancata. Forse anche per colpa mia. Quando hai 18 anni non hai quella maturità che può aiutarti in determinate scelte. Ci sta, sono situazioni che ti fanno crescere”.
Ultima battuta sugli obiettivi personali. “Obiettivo giocare fino a 40 anni? Vedremo, sto bene fisicamente ma non voglio fare previsioni. Mi diverto ancora molto. Certo dopo otto ore di lavoro non è semplice venire qui e fare allenamento. Fino a quando il fisico lo permetterà, e i giovani che sono al mio fianco in campo mi sosterranno, si andrà avanti”.
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