Suicidio Pescara, si fa rimontare al 96' e perde ai rigori (5-6): addio serie B
Avanti dopo 2' con Cuppone, la squadra di Zeman subisce il pari all'ultimo respiro. Pari anche nei supplementari, poi penalty fatali
Il Pescara dice addio alla finale per la promozione in B. Clamorosa rimonta del Foggia, che due volte riprende la squadra di Zeman e poi vince ai rigori davanti ad un Adriatico ammutolito: 6-5 dopo il 2 a 2 al 120'. Tre penalty falliti sotto la curva nord spalancano le porte della finalissima ai pugliesi, che sfideranno il Lecco, vincente ai rigori all'Orogel di Cesena. Un ko con tanti rimpianti per il boemo e per i biancazzurri, mentre il Foggia può gonfiare il petto: passa con una prestazione maiuscola, da grandissima squadra.
Il prepartita
Curva nord già tutta occupata un’ora prima del fischio d’inizio, lunghe code ai varchi per l’ingresso Adriatico smaltite solo dopo il fischio d’inizio del match. Quando lo speaker legge le formazioni, i fischi e gli ululati assordanti coprono i nomi dei giocatori del Foggia e di Rossi. Al contrario, quando vengono letti i nomi dei biancazzurri gli “olè” dei tifosi di casa fanno tremare lo stadio (assieme a qualche petardo di troppo esploso davanti alla curva). I minuti che precedono l’ingresso in campo delle squadre sono vissuti da tutto il pubblico in piedi e in trepidante attesa. Poi le note di Gente di Mare sono accompagnate da una coreografia da brividi della nord: un gigantesco delfino al centro, il bianco e l’azzurro che colorano tutto il settore, che canta a squarciagola. In tribuna tanti volti noti, il grande ex Berlinghieri, il capitano del Frosinone Lucioni, l’ex attaccante del Palermo Fabrizio Miccoli, il presidente del Pineto Silvio Brocco e la voce de “Il Volo” Gianluca Ginobile.
Zeman continua a stupire: conferma tra i pali il 2003 D’Aniello, Gozzi a sinistra, Aloi in mezzo al campo e Cuppone nel tridente. Degli assenti allo Zaccheria, torna solo Brosco al centro della difesa. Rossi risponde rilanciando Frigerio, nonostante la pretattica della vigilia che voleva la mezzala tra gli indisponibili, e confermando Petermann, anche lui in forte dubbio dopo i problemi all’adduttore accusati domenica scorsa. Promosso Bjarkason, il migliore del match d’andata, a destra al posto di Garattoni, mentre Di Pasquale rimpiazza Kontek al centro della difesa.
L’inizio è degno delle aspettative. Dopo due minuti, Rafia dipinge per Cuppone largo a sinistra e dimenticato da Bjarkason: tuffo di testa dell’attaccante e vantaggio che fa esplodere l’Adriatico. La squadra di Rossi chiede l’intervento del Var, ma Monaldi riceve l’ok e convalida. Partita elettrica e senza respiro: Bjarkason al 10’ si divora la palla del pareggio. L’episodio carica gli ospiti, che un minuto dopo sul cross di Costa mettono di nuovo paura con l’inzuccata di Ogunseye, a lato d’un soffio. Al 16’ torna a mettere paura ai pugliesi la squadra di Zeman. Un cross di Gozzi s’impenna in area e viene addomesticato dall’ex Merola e servito a Lescano, che non trova il pallone davanti a Dalmasso. Al 20’ ennesimo colpo di genio di Rafia: tocco d’esterno da sinistra verso il palo opposto, Lescano e Merola sul pallone si disturbano a vicenda mancando clamorosamente il raddoppio. Si gioca a viso aperto e in spazi sempre generosi: lo spettacolo ci guadagna e l’incertezza regna sovrana. Il Foggia reagisce con carattere e qualità allo svantaggio e affonda con gli esterni, Costa e Bjarkason. Il Delfino resta sempre pericoloso con Rafia e le improvvise ripartenze, ma concede sempre troppo con clamorose ingenuità. D’Aniello deve fare gli straordinari prima del 25’ dicendo no al rasoterra di Petermann dal limite. Il Foggia si sbilancia e lascia, giocoforza, praterie in cui Merola e Cuppone sono devastanti, ma poco concreti nei ultimi metri. Prima dell’intervallo, Brosco irrompe in area e di testa colpisce la traversa. Passa un minuto e un destro di Lescano sul primo palo costringe Dalmasso a compiere un miracolo.
La ripresa si apre con il tacco di Frigerio che sbuca davanti a Frigerio sul cross basso di Ogunseye: D’Aniello è una molla e salva il Delfino, ricevendo il boato di approvazione dei tifosi. La partita adesso è meno frenetica e vive di fiammate. Al 9’ ancora Foggia: Ogunseye al limite prende la mira, ma il suo rasoterra viene disinnescato ancora dal giovane portiere biancazzurro. La squadra di Zeman fatica a riprendere il controllo della partita, schiacciato dalla maggiore aggressività dei pugliesi. Al 20’ Garattoni, entrato per l’infortunato Bjarkason, ad un passo dal pari con il tocco a scavalcare D’Aniello, questa volta indeciso nell’uscita. Zeman corre ai ripari e cambia tre pedine perché il Pescara è visibilmente stanco. Delle Monache appena entrato lancia Merola verso il 2 a 0: l’ex di turno segna e l’Adriatico esplode, ma Monaldi consulta il Var (Banti di Livorno) e il gol viene annullato per fuorigioco dell’attaccante. Delio Rossi si gioca l’ultimo jolly per pareggiare: dentro Iacoponi e passaggio al 4-3-3. Ancora Var protagonista al 32’: Garattoni va giù in area, l’arbitro ferma il gioco in attesa del consulto con gli assistenti video. Attimi di terrore sugli spalti. Poi il segnale che si può riprendere il gioco e il sospiro di sollievo dei ventimila. I biancazzurri scherzano con il fuoco, rischiando grosso al 36’ quando Ogunseye parte tutto solo verso la porta e viene fermato in area in modo dubbio da Boben. L’attaccante era partito da posizione irregolare. Ma il Foggia non molla fino alla fine. Dopo il 90’ arriva un maxi recupero e il Delfino non ha più energie per provare a chiuderla. Allo scadere del 6’ di recupero, il Foggia gela l’Adriatico: azione che nasce da destra, cross di Peralta, sponda di Ogunseye e Rizzo anticipa Brosco sulla linea, segnando il clamoroso 1 a 1. Si va ai supplementari. Con la benzina ormai agli sgoccioli nelle gambe, e la mazzata psicologica subita, il Pescara è chiamato a fare un’impresa nell’extratime. Servono classe e cervello, e allora ci pensa Hamza Rafia: pennellata in area, Desogus controlla, si gira e la piazza con la freddezza di un killer spietato. Al 6’ del primo supplementare padroni di casa di nuovo avanti e i ventimila tornano a ruggire. Ma è lunga e di questo Foggia non c’è da fidarsi, fino al 120’. Infatti a 10’ dalla fine di una sfida interminabile, da un angolo i pugliesi trovano il 2 a 2 con l’incornata di Markic, lasciato colpevolmente solo da Vergani. Si va ai calci di rigore. Il Pescara ne fallisce tre, e fa festa la squadra di Delio Rossi.
Pescara - Foggia 5-6 d.c.r. (2-2): il tabellino
MARCATORI Cuppone (P) al 2’ p.t.; Rizzo (F) al 51’ s.t.; Desogus (P) al 6’ p.t.s.; Markic (F) al 10’ s.t.s.
PESCARA (4-3-3) D’Aniello 6,5; Cancellotti 6,5, Brosco 6,5, Boben 6, Gozzi 5; Rafia 7, Aloi 6, Kraja 6 (dal 22’ s.t. Mora 6); Merola 6,5 (dal 42’ s.t. Desogus 7), Lescano 5,5 (dal 22’ s.t. Vergani 5), Cuppone 6,5 (dal 22’ s.t. Delle Monache 6,5). (Sommariva, Plizzari, Milani, Crescenzi, Palmiero, Gyabuaa, Kolaj, Pellacani, Mesik, Ingrosso, Germinario). All. Zeman 7
FOGGIA (3-5-2) Dalmasso 6; Leo 6,5, Di Pasquale 6,5 (dal 13’ p.t.s. Rutjens 6), Rizzo 7; Bjarkason 5,5 (dall’11’ s.t. Garattoni 6,5), Frigerio 6,5 (dal 50’ s.t. Markic 7), Petermann 5,5 (dal 1’ s.t. Vacca 6,5), Schenetti 6,5 (dal 13’ p.t.s. Odjer 6), Costa 6,5 (dal 30’ s.t. Iacoponi ); Peralta 6, Ogunseye 6,5. (Raccichini, Capogna). All. Rossi 7
ARBITRO Monaldi di Macerata 7.
NOTE paganti 20.066, incasso 223.797 euro. Espulso . Ammoniti Di Pasquale (F), Sommariva (P), Mora (P), Vacca (F), Brosco (P). Angoli -. Recuperi 7’ s.t., 3’ p.t.s., 2’ s.t.s.