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Giovedì, 23 Marzo 2023
Calcio

La nuova vita di Sansovini in panchina: "Un po' Zeman un po' Di Francesco, attendo una chance tra i grandi"

L'ex bomber biancazzurro è tornato in città dopo una buona stagione alla guida dell'Under 16 Nazionale della Spal. Nel suo futuro c'è una panchina in serie D: "Mi stuzzica l’idea, magari per crescere e salire di categoria"

Marco Sansovini saluta la Spal dopo una stagione positiva alla guida della formazione Under 16. Per il 42enne ex attaccante del Pescara nel futuro c'è la panchina di una prima squadra. Per lui sarebbe pronta una società di serie D (trattative in corso, ancora top secret), dopo aver lavorato nei settori giovanili e aver fatto da assistente in serie B a Grassadonia nei mesi finali della stagione 2020/2021.


“A Ferrara ho vissuto una bellissima esperienza, in una piazza storica del calcio italiano, blasonata e ambiziosa, anche a livello giovanile – racconta Sansovini – . Ho allenato l’Under 16 e devo dire che a quei livelli si comincia a intravedere qualcosa d’interessante dai ragazzi, sia nella proposta di gioco che a livello atletico e tecnico. Abbiamo disputato delle bellissime partite, contro i pari età di serie A e e B. Abbiamo iniziato giocando con un 4-3-3, seguendo una linea della società, poi ho avuto la libertà di sperimentare e passare alla difesa a tre, che è il mio sistema di gioco preferito, già adottato nelle giovanili del Pescara. Ma i numeri contano poco, soprattutto nelle giovanili. Quello che conta è aver visto i miei ragazzi assimilare i principi di gioco su cui abbiamo lavorato”.


Un po’ Zeman un po’ Di Francesco, questi i due principali maestri di Sansovini allenatore. “Negli anni ho cercato sempre di prendere da tutti – spiega – , anche l’anno scorso da Grassadonia, che reputo un bravissimo tecnico e una persona splendida. Chiaro che il boemo e Eusebio abbiano lasciato un segno indelebile sulla mia carriera. Cerco sempre di proporre una fase offensiva avvolgente, portando molti uomini nell’area avversaria, questo l’ho appreso da Zeman. Ma nel calcio ci sono tante varianti da considerare, per questo bisogna saper cogliere i momenti e capire come e dove intervenire. A livello mentale, ai miei giocatori ho sempre chiesto coraggio, soprattutto ai giovani. Ma anche in questo campo, le variabili sono fondamentali: bisogna capire sempre chi si ha di fronte, essere un po’ psicologo. Motivare troppo una squadra può diventare controproducente, più di un silenzio. Allo stesso tempo, non farsi sentire con certi giocatori rischia di essere un boomerang e serve alzare i toni. In ogni situazione bisogna cercare di capire come interagire con chi si ha di fronte”.


Sansogol ha terminato il suo apprendistato di allenatore e, come molti suoi colleghi, adesso vuole lanciarsi nel calcio dei “grandi”. La serie D sarebbe un buon banco di prova per proseguire la gavetta? “Penso proprio di sì. Ho giocato due anni nella categoria e so che di dilettantistico ormai ha veramente poco per numero di allenamenti e preparazione delle partite a livello tattico e tecnico. Certo, ci sono realtà che vanno più vicine al professionismo, altre che sono indietro. Ma mi stuzzica l’idea di partire dalla D, magari per crescere e salire di categoria”.


Sui possibili ritorni in casa Pescara: “Zeman? Sarei felice se tornasse a Pescara, conservo un grandissimo ricordo, provo affetto per lui e gli auguro il meglio. Se il meglio significasse Pescara, sarei contento. Delli Carri l’ho avuto, abbiamo lavorato insieme e vinto un campionato. Avrà voglia di rivalsa, fame di calcio e per questo se dovesse diventare lui il ds non potrei far altro che mandargli il mio più grande in bocca al lupo”.

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