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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Calcio

"E' questo il Pescara che volevo"

Il direttore sportivo Delli Carri dopo l'esordio vincente contro l'Avellino racconta com'è nato il Delfino di Colombo e qualche retroscena di mercato: "Il colpo Plizzari? C'è anche lo zampino di Ricky Massara..."

Quando i soldi mancano, o sono pochi, servono le idee. E il Pescara di oggi è figlio delle idee, più che del denaro. Una squadra pensata, voluta, studiata e affidata ad un tecnico pescato non a caso tra mille, ma individuato e scelto perché rispondente a precise caratteristiche volute dalla società. Se la prima è stata buona, è merito anche di quello che abbiamo detto. Ma è troppo poco, ovviamente, per essere felici o per credere di essere già grandi. Il cammino è lungo e pieno di trappole, ma se il Pescara di domenica scorsa saprà confermarsi, allora sì che potrà percorrerlo a testa alta e da vera candidata alla promozione.

Il ds Daniele Delli Carri, il giorno dopo l’1 a 0 all’Avellino, è soddisfatto. “Dell’atteggiamento, soprattutto. Quello non lo migliori, le giocate invece puoi migliorarle – dice il dirigente biancazzurro tornato dopo dieci anni – . E’ un aspetto su cui ho battuto fin dall’inizio. Nel calcio è troppo determinante, e in questa categoria lo è ancora di più. Il mio timore era solo quello, alla vigilia, ma non l’abbiamo sbagliato. E non è un caso che alla fine la partita l’abbiamo vinta”.

Due i segnali molto positivi emersi contro l’Avellino, secondo il direttore: “L’impatto dei subentrati dalla panchina, il primo: significa che c’è un gruppo solido che sa di dover lavorare per guadagnarsi il posto. E il pubblico, il secondo: non ha mai mollato ed è stato sul pezzo, come la squadra. L’abbiamo trascinato noi, ed è quello che dobbiamo fare con prestazioni e atteggiamento. La penso come Colombo, che ha detto le stesse cose dopo la partita”.

A proposito di Colombo. Che giudizio può dare del tecnico dopo due mesi di lavoro alla guida del Pescara? “Ero consapevole del suo lavoro sul campo, non ho mai avuto dubbi sulle sue metodologie di lavoro. Il nostro è un mondo che vive di risultati, in cui bisogna stare sul pezzo ogni giorno. Lui è uno che c’è sempre. Era la base di partenza per la scelta del nuovo allenatore. Io chiamo il mister, il “normalizzatore”: era quello che volevo, un allenatore normale. Qui a Pescara resistono troppi miti: Galeone, Zeman, ecc. Non conosco i “copia e incolla” nel calcio. Avevamo bisogno di un allenatore da una parte normale e dall’altra camaleontico. Anche in questo lui c’è: parte dal 4-3 e tante soluzioni diverse davanti”.

Soluzioni che arrivano anche grazie all’imponente lavoro svolto in estate sul mercato, con ventitré entrate e ventitré uscite. “Il mio bilancio? Potevo fare meglio, penso sia sempre possibile fare meglio. Ma sono soddisfatto. La cosa positiva è che ho perseguito gli obiettivi con la società e li ho quasi tutti portati a casa. Nessun giocatore è stato preso a caso”.

Altro obiettivo centrato da Delli Carri: il Pescara di oggi ha ben quindici giocatori di proprietà: Plizzari Sommariva, Cancellotti, Ingrosso, Brosco, Pellacani, Milani, Mora, Lescano, Cuppone, Kolaj, Vergani, Tupta, Germinario, Palmiero. “Era il mio obiettivo principale, da sempre lo dico e l’ho detto subito al presidente. Se non torniamo a fare calcio in un certo modo, ogni anno ci si ritroverebbe ad impazzire sul mercato, ripartendo da zero. E, così, a volte può andarti bene, altre volte invece va male. Ci tenevo molto a questo, l’ho sempre ribadito. E’ la mia vera grande soddisfazione. Per costruire qualcosa, non puoi fare a meno di ragionare in questo modo e non puoi non creare attaccamento alla maglia tra i giocatori: chi è legato al club, sposa la causa e il progetto”.

Un mercato con qualche rimpianto? Della Latta, Ramirez, Sau, Ghion: qualche obiettivo è sfumato sul più bello? “Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Ghion? In realtà la prima scelta era sempre stata Palmiero, non era lui. Mi sono preoccupato ben poco quando ha scelto un altro club. Ma per Palmeiro il problema era la categoria. Noi ci abbiamo sempre sperato, e alla fine è un nostro giocatore”.

Tra i colpi più prestigiosi c’è sicuramente Plizzari: un portiere che con la C c’entra poco o nulla. “E’ stato bravo anche il presidente, con i suoi rapporti, a fare questo colpo. E anche Ricky Massara ci ha messo lo zampino, dandoci una mano…”.

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