L'ANALISI | Solo l'aritmetica tiene in vita il Pescara
È solo una questione numerica e di combinazione di risultati. Nelle quattro restanti partite, i biancazzurri possono solo vincere e sperare che le altre rallentino. Squadra svuotata mentalmente e anche condizionata da quanto accaduto negli ultimi giorni. Attenuanti a parte, ora Grassadonia e la società dovranno essere bravi a tenere a bada i malumori
L'aritmetica tiene ancora in piedi il Pescara. Certo, se prima era vicino alla retrocessione diretta in serie C, dopo il pareggio interno contro la già derelitta Virtus Entella è a un passo dalla sentenza.
Manca pochissimo, purtroppo, una lenta agonia cominciata in realtà già dallo scorso campionato, ma uno spiraglio c'è ancora.
I pessimisti dicono che è finita e che bisogna schierare i giovani sino alla fine; i realisti sostengono che bisogna vincerle tutte e poi vedere che succede; gli ottimisti, che in fondo non si poteva fare di più vista la situazione legata al focolaio Covid e che la partita delle partite è la prossima. Sabato il Pescara andrà a Cosenza, che ha tre punti in più. Attenzione: il Pescara non ha mai vinto due gare consecutive in questo torneo, figurarsi ipotizzare quattro successi di seguito...
Ci vorrebbe un miracolo.
Cercando di essere semplicemente giornalisti e valutare i fatti super partes, occorre comunque sottolineare che se non vinci contro l'ultima e ti appelli ogni volta ai risultati delle altre, sempre in affanno e sempre in rincorsa, è giusto che tu retroceda. Senza drammi, è la legge dello sport. D'altro canto, sarebbe anche scorretto dimenticare quanto accaduto negli ultimi giorni, nel momento in cui qualche cenno di risveglio si stava forse notando: cluster Covid, niente allenamenti di gruppo, mezza squadra fuori e non recuperabile, dieci giorni da incubo tra tamponi molecolari e test sierologici, e anche un po' di paura perché nel gruppo c'erano almeno due sintomatici.
E allora, è stato deludente il pareggio contro l'Entella ma allo stesso tempo ci sarebbe ancora l'ultima chiamata di Cosenza prima di chiudere i discorsi, con la speranza che qualcuno dei positivi possa nel frattempo negativizzarsi (in questo momento, pare soltanto Ceter).
Attenzione: tutti i discorsi sin qui esposti, sarebbero da annullare se l'Ascoli mantenesse questo distacco dalla quart'ultima (il Cosenza); con gli attuali regolamenti, infatti, se tra la quart'ultima e la quart'ultima permangono oltre quattro punti distacco (oggi ce ne sono cinque), non si disputano i play-out.
Siamo appesi a un filo. Ma il filo c'è.
TOP. Praticamente nessuno. Tutti fiacchi, giù forse di condizione e sicuramente di grinta. A tratti, si sono salvati Odgaard per l'impegno che ci mette spesso predicando nel deserto, e Machin perché stavolta ha provato a inventare qualcosa. A tratti. Ma piccolissimi tratti. Complimenti al portiere-capitano Fiorillo per aver raggiunto quota 220 presenze in biancazzurro, raggiungendo l'indimenticato portiere Gino Di Censo.
FLOP. Un flop generale. A partire del mister Grassadonia, che è stato criticato per alcune scelte di formazione e per essere stato ingannato dallo schieramento iniziale dell'Entella. Francamente stupisce la mollezza caratteriale di alcuni elementi che avrebbero anche dei buoni colpi, ma sono sempre impalpabili: vengono in mente Capone e Vokic. Ma oggi era davvero un Pescara incerottato, troppo per poter trovare lati buoni.
SEBASTIANI. Il presidente non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma ufficiosamente ha fatto sapere di essere molto amareggiato e deluso per la prestazione. Allo stesso tempo ha detto che per salvarsi il Pescara sapeva di dover totalizzare dodici punti, e dodici punti sono ancora a disposizione. Quindi, non si molla prima dell'aritmetica.
MALUMORI. Ce ne sono. La piazza è ormai disillusa e arrabbiata. Ma pare che anche all'interno del gruppo-squadra, la situazione sia una pentola che ribolle e sarà importante anche gestire questi nervosismi eccessivi, se si vuol concludere con dignità una stagione horror.