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40 anni fa la promozione in B del Pescara di Tom Rosati

Il 5 giugno 1983 i biancazzurri di capitan Repetto e del Puma Pacchiarotti riportarono il Delfino tra i cadetti dopo due rovinose retrocessioni dalla A alla C

5 giugno 1983, ieri quarant'anni fa: dopo una rovinosa caduta nel giro di pochi anni dalla A alla C, il Pescara festeggia il ritorno in serie B. Un trionfo firmato da Tom Rosati in panchina, con il suo vice Edmondo Prosperi, e Giorgio Repetto, tornato per indossare la fascia di capitano. Il presidente Vincenzo Marinelli allestì per mister Rosati una squadra competitiva: oltre a Repetto, arrivarono Tacchi, Filippo Galli (dal Milan in prestito), Joriatti (da annate importanti nelle categorie superiori tra Spal e Verona) e altri elementi confermati dalla retrocessione. Tra i giovani, Cristiano Bergodi, all’epoca un Primavera, unico di quel periodo che negli anni successivi fece parte del ciclo d’oro di Galeone. Bartolini era il portiere, Gianluca Pacchiarotti il secondo. “Partimmo con l’intenzione di far bene, ma in quella C c’erano Empoli, Reggina, Salernitana e il Campania, secondo club di Napoli, che fu il nostro antagonista per la promozione fino all’ultimo. Lo scatto finale fu decisivo, proprio dopo aver battuto i campani all’Adriatico. La vittoria a Caserta all’ultima giornata con gol del compianto Massi ci diede la B aritmetica. Arrivammo secondi alle spalle dell’Empoli, in quel periodo non c’erano play-off, ma due promozioni dirette”, racconta Gianluca Pacchiarotti, che ieri sui social ha ricordato il quarantennale di quella cavalcata vincente culminata con la festa del 5 giugno 1983.


“Rosati aveva lavorato molto sul gruppo, la squadra era sempre unita. Per alcuni, anche troppo. Si faceva il ritiro prepartita sia in casa che in trasferta, e dal venerdì sera. Era dura. Ma funzionò. Si ricreò anche l’entusiasmo, e non era scontato viste le ultime stagioni deludenti, e i tifosi iniziarono a seguirci anche in trasferta dopo i primi mesi e dei buoni risultati”, ricorda ancora il “Puma”.
Pacchiarotti cuore biancazzurro: ha sofferto come tante migliaia di tifosi davanti alla tv durante il match pareggiato allo Zaccheria. “Ho visto la partita di Foggia – conferma – e mi sono fatto l’idea di un Pescara più inquadrato del Foggia. I biancazzurri stanno bene per il periodo. I gol sono stati presi per disattenzioni, una costante nelle squadre di Zeman. Ma il boemo ha ritrovato elementi importanti e decisivi: Lescano, che sta giocando benissimo al di là dei gol, Rafia, giocatore di altra categoria, e altri singoli importanti, come Delle Monache. Ce la può fare a centrare la finale, ma bisogna sempre dimostrarlo sul campo e non adagiarsi sulle sensazioni della partita d’andata”.


Giovedì sera all’Adriatico potrebbero sfiorarsi i ventimila tifosi: “Si è rigenerato l’ambiente giusto. Credo che se il Pescara arrivasse in finale, allora rivedremmo davvero ventimila tifosi sugli spalti. Questa partecipazione di pubblico e giusta e la squadra se la merita. Ora servirebbe anche un intervento della società per riempire e colorare lo stadio: l’obiettivo è possibile e nulla va lasciato al caso”.


Da ex portiere e attuale preparatore dei portieri, Pacchiarotti applaude a D’Aniello, il 2003 lanciato da Zeman in porta allo Zaccheria: “il mister deve aver avuto buone sensazioni in settimana, e l’ha buttato dentro. E’ un ragazzo di personalità, ma entrare bene in un mosaico in cui funziona tutto è più facile. La sua partita dimostra che oggi nel Pescara le cose funzionano. Zeman potrebbe riproporlo se Plizzari non dovesse recuperare. I giocatori sono tutti al massimo in una fase decisiva della stagione, ma con Zeman è sempre così”.

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