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Il pescarese Grosso e le emozioni di Frosinone: "Come a Berlino nel 2006"

Il tecnico racconta l'impresa della promozione in serie A: "Il torneo è stato duro, ma siamo stati in grado di abbattere tanti record"

Fabio Grosso racconta il suo capolavoro a Frosinone. L'artefice della promozione, corteggiato anche da big estere (in Turchia), è pronto a riproporsi in serie A. La promozione con tre turni d'anticipo alla guida dei ciociari è la sua grande vittoria, il primo step di prestigio dopo gli anni della gavetta, iniziata nelle giovanili della Juventus.

“E’ stata una cavalcata magnifica, è stato un campionato tremendo, difficile - ha raccontato il tecnico pescarese intervenendo a Solo Calcio, programma di Rete8 - . All’inizio abbiamo avuto qualche risultato negativo, anche immeritato. Poi siamo cresciuti con una serie di vittorie e abbiamo conquistato la vetta. Ma il torneo è stato duro, noi siamo stati in grado di abbattere tanti numeri nella storia del Frosinone. Abbiamo vinto con tre giornate di anticipo ed è motivo d’orgoglio, ma mancano due giornate e ci attende la sfida al Genoa: vogliamo portare a casa quello che questi ragazzi meritano. Siamo al rush finale, sappiamo che verremo ricordati, ma vogliamo continuare a firmare qualche impresa da qui alla fine. Lo merita la società e lo merita il nostro direttore, Guido Angelozzi, che è un uomo di calcio di grande esperienza, che mi ha aiutato tantissimo e mi ha fatto crescere”.

Venti nuovi giocatori l’estate scorsa per realizzare l'impresa: tra questi tanti talenti italiani emergenti. “Il direttore ha rimesso a posto la situazione tecnica del club, dopo anni di forti investimenti - prosegue Grosso - . Mi ha messo a disposizione quattro, cinque giocatori di esperienza, e con loro tanti ragazzi giovani, sia come età che come conoscenza nella categoria. Il mix è stato atomico e ci ha portato oggi a festeggiare. Abbiamo creduto insieme alle scelte fatte l’estate scorsa, abbiamo permesso al gruppo di amalgamarsi senza pressioni”.

Grosso ha terminato l'apprendistato da allenatore: per lui arriva il momento della consacrazione. “Sono cresciuto molto in questa stagione. Ho sempre creduto nelle mie idee, ma il tempo poi ti fa scoprire tanti aspetti diversi del ruolo di allenatore: interagire con la dirigenza, con la proprietà, con la squadra, i tifosi e i media. Tutta esperienza che si è cumulata negli anni, miscelata con la voglia di migliorare che avevo e ho ancora. Quattro stagioni nelle giovanili della Juventus mi sono piaciuti e serviti tantissimo. Ho vinto un Viareggio con la Primavera, ma io mi porto dietro tutte le esperienze fatte finora, anche quelle negative. A Bari, in B, giocammo i play-off. A Verona ci fu una delusione con l'esonero a due giornate dalla fine mentre eravamo al sesto posto: anche quella è servita per maturare”.

Dalla corsa sfrenata con gli occhi pieni di lacrime dopo il rigore di Berlino nel 2006, alla più pacata commozione davanti alla panchina del Frosinone nel momento in cui è diventata ufficiale la promozione in A dei ciociari. “Emozioni diverse, ma grandissime entrambe. Quando cambi ruolo le responsabilità aumentano, hai tante cose in più da gestire. Non riesci a smaltirle sul terreno di gioco da allenatore, sei ingabbiato davanti alla panchina. Ma la soddisfazione è enorme”.

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