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Filippo Antonelli, è un pescarese l'uomo del miracolo-Monza: "Vincere è magnifico, in tutte le categorie"

Il direttore sportivo del club di Berlusconi racconta la sua cavalcata da dirigente, iniziata nel 2015 con i brianzoli in serie D e oggi approdata nell'olimpo del calcio italiano (anche grazie agli ex Pescara Stroppa, Bettella, Valoti, Machin e Mancuso). In A giocherà il "derby" contro Tony D'Amico, ds dell'Atalanta

Ha un'anima e una mente pescarese il Monza promosso per la prima volta nella sua storia in serie A: è quella di Filippo Antonelli, 44 anni nei prossimi giorni, ex centrocampista del Pescara (in B nel 2007/2008), da sette anni direttore sportivo del club brianzolo, oggi di proprietà della famiglia Berlusconi.

Antonelli è l’uomo del miracolo-Monza: ha iniziato a lavorare come ds nel club brianzolo nell’estate del 2015, in serie D. Sette anni dopo, con Berlusconi e Galliani alle spalle, ha portato il Monza in serie A. Cinque anni fa il salto nei professionisti con i brianzoli, prima dell’avvento del Cavaliere. Il dirigente pescarese ha vinto la B con tanti ex del Delfino nella sua scuderia: Giovanni Stroppa in panchina (seconda promozione in A per il tecnico lodigiano), Mattia Valoti, Davide Bettella, Josè Machin e Leonardo Mancuso. Antonelli è stato premiato ad Atri dalla Figc-LND abruzzese, nel Gran Galà di Atri, con il premio alla memoria di Pierluigi Di Berardino dedicato al miglior dirigente sportivo della stagione.

Il Monza in A al termine di una finale play-off pazzesca contro il Pisa, vinta ai supplementari: “Tanta è stata la delusione dell’ultima giornata di campionato, ma è stata cancellata dai supplementari della finale play-off. Dopo il gol del Pisa al 90’ abbiamo pensato ad un’altra partita stregata. Ma, una volta tornati in campo, abbiamo avuto subito tutti la sensazione di potercela fare”. Sensazioni indescrivibili per Antonelli, più forti di quelle vissute da calciatore: “Non c’è paragone. Da dirigente è tutta un’altra cosa. Somatizzi, senti addosso tanta responsabilità, devi restare equilibrato e vivere senza esternare troppo le tue emozioni. E devi trasmettere sicurezza e certezze a tutti, alla società e alla squadra. Quando vinci, però, l’emozione ti travolge tutta d'un colpo…”. Da ds ha costruito il Monza dal basso, partendo dai dilettanti... “E’ stata la soddisfazione più grande, com’è stata grande la vittoria della serie D, qualche anno fa. Perché vincere è magnifico, in tutte le categorie: una vittoria resta, per sempre”.

Che allenatore è diventato Giovanni Stroppa? “Credo che abbia qualcosa di abruzzese dentro di sé. E’ davvero una persona di valori, viene da un calcio che non esiste più. Lui ama i suoi giocatori, ci lavora e loro crescono durante la stagione. Ha trasmesso sicurezze dall’inizio alla fine. Vincere per la prima volta nella storia di un club è più difficile che ripetersi in un ambiente abituato a certi risultati”.

Decisivo nella promozione anche Josè Machin: “E’ l’emblema di quello che succede nel Monza: un grande acquisto, pagato milioni, arriva con grandi aspettative, ma queste spesso sono controproducenti nello sport. E’ stato bravo a fare un passo indietro: è tornato in prestito al Pescara, ha mangiato di nuovo un po’ di polvere, ha vissuto un periodo buio ed è tornato da noi mettendosi sotto, aiutato dall’allenatore, ed è iniziata anche la sua consacrazione”.


In serie A derby pescarese contro Tony D'Amico in Monza-Atalanta (il prossimo 4 settembre, alla 5a giornata): “Ci conosciamo, ma non abbiamo mai lavorato insieme. Siamo amici, pochi giorni fa ci siamo incontrati. Siamo due pescaresi differenti a livello caratteriale: lui esterna di più la sua pescaresità rispetto a me. Ha svolto un grande lavoro nel Verona e ora si è guadagnato un posto da ds nell’Atalanta. Tra i due c’è un ottimo rapporto, quindi sarà bellissimo trovarci uno contro l’altro quando arriverà questo derby”.

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