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Il Delfino Curi Pescara torna all'antistadio 23 anni dopo: "E' come stare a casa"

Lo storico marchio del calcio cittadino aveva giocato l'ultima volta una gara di Eccellenza al campo "Flacco" nel 1998. Chiacchiaretta e Bonati c'erano sia allora che contro la Virtus Cupello: "Grandi emozioni e tanti ricordi. E' il nostro fortino"

Ventitré anni dopo una Curi torna a giocare, e vincere, all’antistadio di Pescara una partita di Eccellenza. Il Delfino Curi Pescara batte la Virtus Cupello e riaccende la magia che si era interrotta alla fine di giugno del 1998, quando si chiuse la leggendaria storia della vecchia Renato Curi. L’ultima partita fu la gara d’andata dello spareggio per andare in serie D, contro il Grosseto, terminato zero a zero. “Durante il riscaldamento, quel giorno io e Panei eravamo in campo e ci guardavamo spesso: ci veniva quasi da piangere – ricorda Gianni Chiacchiaretta, che assieme a Guglielmo Bonati rappresenta il trait d’union tra passato e presente – . Nella sfida di ritorno, in Toscana, giocammo una partita incredibile: prendemmo gol nel finale ma pareggiammo all’ultimo secondo. Con il pari saremmo andati in D, ma arbitro e guardalinee annullarono per un fuorigioco inesistente. Alla fine, i tifosi locali fecero invasione di campo per festeggiare, ma si fermarono tutti ad applaudirci. Un momento indimenticabile”.

Ieri pomeriggio, Chiacchiaretta e Bonati hanno vissuto un dejà vu rientrando negli spogliatoi e sedendosi sulla “loro” panchina. “Giocare all’antistadio per noi è stare a casa. Ci sentiamo quasi protetti”.

Certo, dal ’98 ad oggi qualcosa è cambiato: all’epoca di Grosso e compagni e di mister Di Mascio il terreno era fangoso e i giocatori passavano ore a lavare scarpini e indumenti tecnici. Ma su quel campo non ce n’era per nessuno: “Era una bolgia, un vero fortino, con personaggi incredibili in tribuna, che non dimenticheremo mai. C’era anche Marco, il papà di Guglielmo, un vero ultrà della Curi. Ieri con Guglielmo ci siamo ritrovati nella vecchia panchina e nel vecchio spogliatoio, poi abbiamo ricordato tutti i ragazzi che abbiamo avuto lì, una marea. Tantissimi quelli che poi hanno fatto strada. E’ stato bello”.

Lo spirito del Mondo Curi si è visto anche sugli spalti: “C’erano tutte le giovanili a vedere la prima squadra, per noi era una tradizione consolidata. Rinvendirla è molto bello”.

Chiacchiaretta ha lavorato nel settore tecnico della Renato Curi per nove anni: “Ricordo tante cose belle, ho vissuto anni davvero importanti. Io ci sono tornato anche con il Pescara negli anni seguenti all’antistadio. E’ stata la nostra base, avevamo anche una palestra sotto la tribuna”.

Oggi il Delfino Curi Pescara non può ambire a raggiungere la D, come accadde tanti anni fa, ma l’obiettivo primario resta immutato: “Speriamo di proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso: l’obiettivo è rimanere in Eccellenza e continuare a far emergere dal basso i giocatori della prima squadra, e magari lanciare qualche ragazzo nelle categorie superiori. Io nella mia carriera ne ho visti tanti e mi ritengo fortunato, è stata una grande soddisfazione”.

A dare continuità due decenni dopo ai progetti di un marchio di fabbrica del calcio pescarese ci pensa Guglielmo Bonati: “E’ un professionista. Pretende tanto dai giocatori. Ha preso tanto da Cetteo Di Mascio, ma è diverso per alcuni aspetti. E’ un allenatore atipico, è un padre di famiglia o un fratello maggiore per i ragazzi: li porta a cena quasi tutte le sere. A livello dialettico è bravissimo, non illude nessuno ma allo stesso sa motivare e stimolare come pochi i suoi calciatori”.

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