"Il Delfino Curi Pescara realtà sempre più integrata con la città"
Intervista a Claudio Croce, socio del nuovo club nato in estate ed ex dirigente di Pescara, Ascoli, Foggia e Angolana: "Ci teniamo tantissimo a far identificare la società con il tessuto cittadino. Vogliamo trasmettere ai ragazzi qualcosa anche fuori dal campo"
Tre mesi di Delfino Curi Pescara: la nuova realtà calcistica della città dannunziana, partita lo scorso settembre dall’unione del Mondo Curi con il Delfino, si consolida a tutti i livelli ed entra sempre più nel tessuto sportivo e sociale cittadino. Guardando sempre alla crescita sportiva e umana dei suoi giovani calciatori.
Claudio Croce, avvocato, consigliere comunale e soprattutto ex responsabile marketing nel calcio professionistico con Pescara, Ascoli e Foggia, e direttore generale in serie D con l’Angolana, è uno dei soci fondatori della Curi, oggi Il Delfino Curi Pescara.
“Un bilancio? Positivo, sicuramente – dice Croce – . Le due società venivano da situazioni difficili, dovute al Covid e alla logistica. I primi mesi della fusione sono stati positivi perché la nuova società, oltre alla prima squadra che milita in Eccellenza, vanta tutte le categorie, dall’Under 19 ai primi calcio. E questo ci fa ben sperare. Ci stiamo amalgamando bene: ho trovato in tutti i tecnici e dirigenti la voglia di fare calcio con i ragazzi nel rispetto di regole e valori, per farli crescere senza altri scopi particolari. L’obiettivo è comune per tutti, quest’unione è stata positiva e abbiamo incontrato meno ostacoli di quelli che potevamo immaginare all’inizio di questa avventura”.
Dai suoi primi passi, la società si è mossa anche a livello sociale: donazione alla Pineta dopo l’incendio della scorsa estate, partnership con la Fidas, altre iniziative sociali in cantiere a favore della città e delle sue associazioni. “E’ una delle cose che mi fa più piacere – prosegue Croce – . Noi ci siamo sempre sentiti di Pescara, ci teniamo tantissimo a far identificare la società con la città. Fare iniziative extra calcistiche in ambito sociale ci inorgoglisce: è la nostra idea di sport. Vogliamo trasmettere ai ragazzi qualcosa anche fuori dal campo. A dicembre ci saranno altre iniziative, a partire dalla Camminata di Babbo Natale, in collaborazione con i Runners Pescara, a favore di Fidas e Liberamente. Vogliamo sensibilizzare i nostri ragazzi e sentirci integrati con il tessuto cittadino”.
Sul piano sportivo, come sta proseguendo il lavoro di “fusione” delle due realtà? “Siamo contenti perché i gruppi sono tutti formati da ragazzi bravi e disciplinati. A livello calcistico e di risultati sarà un’annata di grossa difficoltà perché unire i gruppi non è stato facile. Abbiamo anche perso tanti ragazzi, non solo noi, che hanno smesso di fare sport dopo il Covid. Questo ha indebolito tutte le realtà, anche la nostra. Con i gruppi in età stiamo facendo bene, ma stiamo soffrendo un po’. A dicembre faremo qualche movimento interno e miglioreremo le squadre che lottano per il vertice. Le squadre sotto età vanno benissimo, siamo molto contenti di quello che fanno: l’anno prossimo raccoglieranno i frutti di questa stagione”.
La prima squadra in Eccellenza resta un importante sbocco per la visibilità e le ambizioni dei ragazzi: “Avere la prima squadra in una categoria così importante è fondamentale. E’ uno stimolo per i più giovani, dà una possibilità ai nostri ragazzi di arrivare a giocare in una categoria importante. E’ importantissimo per noi mantenere la categoria. A Pescara, oggi, siamo la società calcistica più importante: Eccellenza e oltre quattrocento tesserati nelle varie categorie”.
L’avvocato Croce lancia anche una proposta ai vertici del calcio regionale abruzzese e non solo: “Per il bene dei settori giovanili, ritengo che allo stato attuale, il tesseramento annuale dei ragazzi non è più un bene, per la loro crescita e per la crescita del movimento. Le società che investono nei settori giovanili, alla fine di ogni stagione, si ritrovano con zero tesserati. Perché i ragazzi spesso vanno via, vengono attratti da altre società o addirittura illusi da tecnici che se li portano da una squadra all’altra manco fossero oggetti. Questo non aiuta la crescita dei vivai. E quest’anno il livello è sceso molto nei campionati giovanili, a detta di tutti gli addetti ai lavori. Bisogna cominciare a pensare ad un tesseramento pluriennale, stile calcio professionistico: almeno un vincolo di quattro anni, dai tredici alla fine della categoria Under 17. Dall’Under 19 in poi possono andar bene anche le regole attualmente in vigore”.