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Gianluca Alberani e la sua visione del nuoto: "Non esiste un'acqua di serie A e una di serie B"

Il famoso allenatore è reduce dai Giochi olimpici di Tokyo dove ha portato i suoi atleti in rappresentanza di svariate nazioni del mondo. La sua base operativa è a Fort Lauderdale i Florida, ma nel prossimo triennio sarà spesso nella città adriatica perché ha stretto un accordo di collaborazione con una società sportiva pescarese che opera nelle discipline natatorie. Arriverà il 3 settembre

Che le attività natatorie a Pescara siano in difficoltà, specie nell'ultimo anno solare, è un fatto noto.
Il motivo è legato per una parte rilevante alla gravissima chiusura dell'impianto delle Naiadi, che da qui a qualche settimana potrebbe riaprire i battenti con una nuova gestione.

Molti appassionati attendono con ansia i fatti concreti, ma in sofferenza ci sono soprattutto gli atleti, che si sono visti costretti a migrare in piscine diverse per poter continuare a praticare l'attività.

A Pescara, insomma, quando si parla delle Naiadi la benzina va sempre sul fuoco. Per questo motivo ci fa piacere ascoltare anche il parere di chi pescarese non è, ma a Pescara verrà sovente nel prossimo triennio perché ha stretto un accordo di collaborazione con una società sportiva della città (il Club Aquatico, che ora opera nella piscina provinciale di via Alessandro Volta) e che anche nel recente passato aveva avuto modo di avvicinarsi alle realtà di tutto l'Abruzzo, con stage e incontri. Lui è Gianluca Alberani, di Faenza ma di stanza in Florida a Fort Lauderdale da oltre un decennio, dove ha fondato una famosa accademia dal nome Azura Aquatics. Prima è stato un più che valoroso nuotatore, ora invece è un allenatore internazionale di nuoto con due esperienze olimpiche alle spalle, Rio 2016 e Tokyo 2020-21. Leggete qual è il suo punto di osservazione sulla questione-acqua e problematiche connesse: «L'acqua è acqua, non esiste un'acqua di serie A e un'acqua di serie C. Certo, sarebbe bello avere a disposizione una super piscina, ma se la super piscina non c'è ci si può preparare anche in una struttura più modesta. Alle Naiadi ci sono stato tante volte, sia come atleta sia come coach, quindi mi auguro che a Pescara tutto il movimento possa ripartire presto al top. Ma attenzione, le cose più importanti sono il metodo di lavoro, la strategia, la motivazione, l'aggiornamento, la condivisione. Non vengo certo a Pescara per cambiare il mondo, ci mancherebbe, vengo solo per portare un po' della mia esperienza internazionale. Voi pensate che in Florida sia tutto fantastico e che le piscine siano tutte delle auto di lusso? Io lavoro in piscine normali, ma cerchiamo di essere organizzati al meglio delle nostre possibilità e questo ci viene riconosciuto da tutti gli atleti che si allenano a Fort Lauderdale. Sono atleti caraibici e sudamericani in prevalenza, ma dal 2013 a oggi sono passati da me nuotatori e nuotatrici di 79 paesi diversi! Ecco, in piccola parte vorrei portare un po' di questa cultura anche a Pescara, perché se è vero che ci sono delle difficoltà strutturali oggettive, forse si può fare qualcosa per superarle».
Che rapporto ha con l'Abruzzo e con Pescara in particolare? «L'ultima circa un anno fa, in tutta la regione ho conosciuto diverse realtà sportive. Ovviamente anche alle Naiadi, qualche tempo prima della sua chiusura, e ricordo certamente la bellezza, la valenza tecnica e logistica della struttura, che è indiscutibile. E mi sono trovato bene con il carattere degli abruzzesi, che qualcuno mi definiva magari un po' arroccato sulle proprie posizioni; invece ho trovato grande apertura, un'accoglienza fantastica e la voglia di imparare. Non vedo l'ora di tornare perché, pur non facendo proclami o promesse, sono certo che Pescara potrà tornare a essere un buon punto di riferimento del nuoto in Italia».

Che obiettivo si propone nel triennio che trascorrerà qui, volando spesso tra Fort Lauderdale e Pescara? «Col lavoro e con una visione concreta, mi farebbe piacere aiutare il movimento a evitare l'abbandono precoce. È sempre bello allenare atleti importanti e di valore assoluto, ma è altrettanto appagante far crescere un nuotatore e motivarlo affinché non lasci l'attività durante l'adolescenza alle prime difficoltà. Questo obiettivo mi sento di sottoscriverlo, è una sfida».
L'ultima, sui Giochi olimpici di Tokyo: che cartolina porta intimamente con sé? «La mia prima Olimpiade è stata a Rio de Janeiro ed è stata fantastica, come del resto tutti i campionati internazionali a cui ho preso parte. Ma a Tokyo credo che tutti abbiano respirato un clima diverso da sempre, perché è stata un'edizione condizionata dal Covid e forse proprio per questo più sentita anche dagli stessi atleti. Ho visto campioni che pensiamo siano degli essere glaciali, sciogliersi di fronte all'emozione del proprio inno in un momento storico così importante pe il mondo intero».

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