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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Epatite sconosciuta nei bambini, il primo caso a Pescara: la piccola è a casa e sta bene

La conferma del direttore dell'uoc di pediatria Maurizio Aricò, corrisponde all'identikit definito dal ministero e potrebbe essere stato il primo in Italia, ma rassicura: "Monitoraggio costante, non c'è da spaventarsi"

E' a Pescara il primo caso accertato di epatite infantile fino ad ora sconosciuta riscontrato in Abruzzo e riguarda una bambina di 15 mesi che fortunatamente sta bene: è a casa con la mamma ed è costantemente monitorata dal direttore dell'unità complessa operativa (uoc) di pediatria Maurizio Aricò ed il suo staff. E' lui stesso a confermarcelo spiegando che per “accertato” si intende ogni caso che risponda alle disposizioni del ministero della salute che definiscono come tale quelli che riguardano bambini sotto i 10 anni, con un livello di transaminasi superiore a 500 e che riscontrino negatività ai marcatori delle epatiti note ovvero a,b,c,d ed e. In sostanza rientrano nei casi accertati tutti quei bambni nei quali le cause tradizionali di epatite sono state escluse. “Questo caso risponde all'identikit che si sta costruendo, ma è ovvio che questo identikit che si sta definendo in giro per l'Europa sta identificando un gruppo non omogeneo”. La piccola è positiva sia al covid-19 che all'adenovirus, molto diffuso nei piccoli soprattutto in inverno, ma che fino ad ora non ha mai dimostrato alcun legame con l'epatite, precisa. “Non posiamo però escludere che uno o entrambi i virus stiano giocando un ruolo - aggiunge Aricò -. Noi stiamo raccogliendo informazioni, è poi la ricerca che deve cercare di chiarirne le cause. E' possibile che si tratti di un comportamento diverso di un virus che tradizionalmente non dà segni di epatite, ma che in questo caso lo fa”.

"La bambina è a casa e sta bene. E' tenuta sotto monitoraggio molto stretto, ma le sue condizioni grazie a dio sono tale per cui, d'accordo con la mamma, si è potuto decidere di farla stare a casa. La mamma è pienamente informata del contesto epidemiologico che c'è in questo momento”. Una scelta quella di non diffondere subito la notizia e di lavorare “sotto traccia” fatta per evitare inutili allarmismi, aggiunge il responsabile della uoc di pediatria. “Abbiamo scelto di non fare un gran clamore visto che le informazioni erano ancora troppo poche e si rischiava di spaventare tutti per niente. I numeri dei bambini che rispondono alle caratteristiche delineate dal ministero stanno aumentando, ma – tiene a precisare -, la stragrande maggioranza sta molto bene. Il messaggio che deve arrivare è che non c'è nulla di cui spaventarsi”.

Abbiamo sentito anche il professor Giustino Parruti, responsabile del reparto di malattie infettive di Pescara, sul tema e anche lui rassicura spiegando che l'aumento dei numeri dei casi sospetti è dovuto al monitoraggio attivato a seguito delle direttive date dal ministero per cui qualsiasi caso che non viene riconosciuto come epatite nota, viene segnalato. Parruti aggiunge come, ad oggi, i casi più gravi si siano concentrati nel Regno Unito (una sessantina) con una ventina in tutta Europa con alcuni, sporadici, che hanno richiesto il trapianto di fegatossere un caso “sospetto” dunque, non vuol dire necessariamente che l'identikit risponda poi a quello che davvero identifica questa nuova forma di epatite le cui cause, al momento, restano sconosciute. Da escludere però, tiene a precisare, un legame con il vaccino anticovid. “E' una situazione rarissima che va ovviamente tenuta sotto controllo – conclude -, ma non c'è da fare allarmismo”.

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