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Per i dipendenti pubblici sospesi perché non vaccinati potrebbe arrivare la restituzione di parte degli stipendi

Lo sostiene Colombi (Uilpa) commentando la pronuncia del Tar Abruzzo che ha espresso "La necessità di salvaguardare una fonte minima di sostentamento per il lavoratore sospeso. Ancora una volta si palesa l'incapacità politica"

Per i dipendenti della pubblica amministrazione sospesi per non aver fatto il vaccino potrebbe arrivare un rimborso, almeno parziale, degli stipendi trattenuti. Ne è certa la Uil pubblica amministrazione (Uilpa) alla luce della pronuncia del Tar Abruzzo che pochi giorni fa, sottolinea il segretario generale Sandro Colombi, “si è pronunciato sulla necessità di salvaguardare una fonte minima di sostentamento per il lavoratore sospeso dall'impiego perché non in regola con gli obblighi vaccinali”. Pronuncia riferita ad un dipendente a tempo indeterminato di una della Asl della regione. “Comincia a essere lunga la lista delle ordinanze che vanno in questa direzione e alla fine è probabile che ai dipendenti interessati la pubblica amministrazione restituire una parte delle somme trattenute. Operazione peraltro non agevole dal punto di vista amministrativo”, aggiunge Colombi.

Nello specifico il Tar, tra i tanti riferimenti normativi, riporta quanto determinato dal Consiglio di Stato sul cosiddetto assegno alimentare che, si legge “non ha natura retributiva in quanto non rappresenta il corrispettivo dell'attività lavorativa svolta, bensì assistenziale, in quanto è volto ad assicurare il solo minimo sostentamento dell'impiegato e della sua famiglia, ed ha altresì carattere temporaneo, in quanto limitato al periodo di efficacia della sospensione del servizio”.

“Ancora una volta – incalza - a politica si dimostra incapace di trovare le soluzioni ai problemi causati da norme scritte sotto l'impulso della demagogia e di un piglio autoritario più che del buon senso. Possibile che si debba attendere l'intervento dei tribunali per rimettere le cose a posto? Speriamo che questa vicenda insegni per il futuro a gestire le criticità in modo più democratico e soprattutto a non creare tensioni in un Paese flagellato dalla pandemia e dalla crisi economica”.

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