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Aule semivuote e mille studenti in quarantena, Rapposelli propone di chiudere le scuole dopo l'impennata dei contagi

Il presidente della commissione Pubblica Istruzione ed Edilizia Scolastica, Fabrizio Rapposelli: "Mi pare assurdo continuare a giocare una sorta di roulette russa esponendo i ragazzi al rischio di contagio"

Chiudere le scuole di Pescara visto il dilagare dei casi di positività al Covid-19 accertati nella popolazione scolastica.
È la proposta che fa formalmente Fabrizio Rapposelli, presidente della commissione Pubblica Istruzione ed Edilizia Scolastica vista l'emergenza covid.

«La nuova impennata di contagi da Covid-19 ci impone oggi di tornare alla chiusura delle scuole e alla ripresa della didattica a distanza», evidenzia Rapposelli, «ormai in tutti gli istituti comprensivi della città così come negli istituti superiori si contano aule semivuote e centinaia di studenti in quarantena, addirittura mille il dato odierno, perché positivi o perché entrati in contatto con un soggetto malato, con l’attivazione di una Dad a singhiozzo che è peggio di quella continuativa. A questo punto mi pare assurdo continuare a giocare una sorta di roulette russa esponendo i ragazzi al rischio di contagio, soprattutto se consideriamo che con ogni probabilità da lunedì prossimo l’Abruzzo e quindi Pescara entreranno ufficialmente in zona arancione, a testimoniare l’aggravarsi della situazione e della diffusione del virus. Propongo dunque di chiudere le scuole in presenza per almeno una o due settimane e, nel frattempo, di sfruttare il tempo a disposizione per organizzare lo screening obbligatorio di massa per tutta la popolazione studentesca». 

Poi Rapposelli elenca in numeri per dare il senso della situazione: «Il 14 gennaio scorso, dunque cinque giorni fa gli studenti in quarantena per Covid erano 250; oggi siamo già a mille ragazzi, un’impennata allarmante e preoccupante che ci impone una riflessione su come stavolta le scuole siano state, senza dubbio, un fin troppo facile strumento di diffusione di un virus sicuramente divenuto più contagioso e che in questa quarta ondata sta attaccando in modo incisivo i più giovani. Il risultato della crescita costante di casi è già sotto i nostri occhi: tutte le scuole sono parzialmente vuote, e per molte classi è stata attivata la Dad per consentire a tanti bambini e studenti di non perdere giorni preziosi di scuola, ma di proseguire il programma nel terzo anno scolastico consecutivo che comunque si annuncia difficile. A questo punto non ritengo francamente che ci siano le condizioni per aspettare ulteriormente di verificare l’evolversi della situazione, tanto più che il peggioramento dei contagi quasi sicuramente ci condurrà già da lunedì prossimo in zona arancione a conferma dell’aggravamento della pandemia con l’aumento di ricoveri e cittadini in isolamento».

Poi così conclude il presidente Rapposelli: «Ma oggi il nostro dovere è tutelare i nostri bambini, i ragazzi, dunque non credo ci siano ancora i margini per attendere oltre, le scuole vanno chiuse subito con il ritorno contestuale della didattica a distanza, almeno per sette, 10 o 15 giorni. Non solo: dovremo infatti approfittare del tempo a disposizione per organizzare per bene un programma serio e ben cadenzato di tamponi di massa obbligatori, al fine di monitorare ogni singolo studente. Un’operazione che ovviamente non può avvenire in due giorni, come accaduto nel fine settimana dell’8 e 9 gennaio, con file enormi che hanno scoraggiato tanti studenti, tornati a casa senza sottoporsi al tampone strategico per il ritorno in classe dopo il periodo natalizio, ma potrebbe richiedere almeno 7 giorni, per consentire di esaminare ogni singolo studente, sezione per sezione, classe per classe, scuola per scuola, tamponi che non sarebbero più su base volontaria, ma obbligatori, senza però creare file, code o assembramenti. Solo in questo modo avremo la certezza di riuscire a scovare tutti i potenziali positivi e potremmo pensare di fermare il contagio, peraltro utilizzando i giorni di chiusura anche per una nuova sanificazione a tappeto di tutte le scuole, come del resto si sta già facendo in tanti piccoli o medi centri urbani, a partire da Città Sant’Angelo a Scafa. Ovviamente indirizzo la mia proposta al sindaco Masci che sono certo la sottoporrà ad attenta e opportuna valutazione».

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