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Concessioni balneari, il presidente Sospiri sulla sentenza del Consiglio di Stato: "Duro colpo anche per l'economia abruzzese"

Lorenzo Sospiri, presidente del consiglio regionale, che si tratti di un duro colpo non solo per l'intero comparto ma per tutto l'Abruzzo e la sua vocazione turistica

Sta facendo molto discutere la sentenza del Consiglio di Stato riguardo alle concessioni balneari che così andrebbero tutte in scadenza il 31 dicembre 2023.
A commentare questa situazione è anche il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri.

«Il pronunciamento del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari», scrive Sospiri, «rappresenta un duro colpo non solo all’intero comparto, ma alla stessa economia abruzzese, alla nostra vocazione turistica, alla nostra tradizione e soprattutto a centinaia di famiglie che negli anni hanno investito su quelle concessioni che sono oggi una nostra peculiarità e tipicità. Chiaramente tale decisione richiede la massima attenzione istituzionale a tutela non solo di quegli investimenti, ma anche delle migliaia di posti di lavoro che trovano solidità proprio nel lavoro balneare»..

Poi il presidente del consiglio regionale aggiunge: «Mettere sul libero mercato centinaia di concessioni balneari che raccontano la nostra storia significa snaturare la nostra stessa identità, oltre che assestare un colpo mortale a tanti operatori turistici che da oggi hanno iniziato un conto alla rovescia drammatico, vedendo svanire investimenti e progetti. Comprendiamo che in questa battaglia l’Italia rischia di essere sola, visto che l’organizzazione della spiaggia in concessioni è una tipicità del nostro Paese, è una caratteristica che ci consente di muovere ogni anno flussi turistici invidiabili e invidiati ovunque, ma proprio questa consapevolezza ci deve indurre ad alzare l’asticella dell’attenzione e a prepararci a tutelare non l’interesse di una categoria, ma di una ampia fetta del nostro sistema produttivo, perché mettere sul mercato quelle concessioni significa comunque favorire l’ingresso di soggetti esteri che potrebbero non determinare ricadute sul nostro territorio depauperando la nostra storia. A fronte della sentenza vanno allora studiate misure di prelazione da riservare agli operatori turistici che da decenni operano nel settore, oltre che misure di ristoro per chi ha investito in migliorie obbligatorie nelle proprie concessioni e che in qualche modo va supportato anche attraverso l’individuazione di un equo indennizzo. In altre parole, vanno sostenuti quegli imprenditori che sono l’ossatura del nostro sistema economico e che non possono oggi essere semplicemente accantonati a fronte di una normativa europea difficile e che presenta non poche criticità».

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