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Sigismondi (FdI) sulle modifiche alla legge elettorale: "Un salto storico-culturale che va fatto"

Il senatore e segretario regionale del paritto difende la riforma proposta, depositata e firmata dal presidente della Regione e replica a chi la critica: "Garantirebbe la rappresentatività a tutte le aree del territorio"

“La proposta di riforma della legge elettorale regionale dimostra, ancora una volta, l'alta caratura istituzionale del presidente Marsilio. L'aspetto più rilevante, infatti, contenuto nel testo, quello cioè relativo alla 'sprovincializzazione' dei consiglieri regionali attraverso l'istituzione del collegio unico, rappresenta un salto storico-culturale e sul quale è stato giusto e opportuno aprire in commissione un confronto tra le forze politiche”. Con queste parole il senatore e segretario regionale di Fratelli d'Italia Etel Sigismondi interviene in difesa delle discusse proposte di modifica alla legge avanzate dal presidente Marco Marsilio.

“Va proprio in tal senso - aggiunge la scelta del presidente di depositare la proposta di legge, a sua sola firma, caratterizzandola, dunque, come una bozza di lavoro frutto dell’analisi di chi ha governato in prima persona l'Abruzzo e non come proposta di una parte politica. Il documento contiene spunti importanti che impongono un'attenta riflessione. Non può sfuggire come il collegio unico regionale permetterebbe ad ogni singolo consigliere di non rappresentare solo un ambito territoriale bensì l'intera regione, superando ad esempio la dicotomia tra aree interne e fascia costiera a tutto vantaggio, evidentemente, degli atti di programmazione”, ribadisce Sigismondi.

“A tal proposito, a chi paventa che la riforma penalizzerebbe l’elezione dei candidati delle aree interne, va detto che questo timore non risponde a realtà – aggiunge replicando a chi si è scagliato contro la proposta -: basta applicare il collegio unico ai risultati elettorali delle scorse elezioni per verificare come il territorio regionale sarebbe uniformemente rappresentato. Non solo, il collegio unico elettorale garantisce l'elezione, per ciascuna lista, dei candidati più votati, realtà niente affatto scontata, paradossalmente, con la legge vigente per quelle liste che non eleggono in tutti e quattro gli attuali collegi provinciali. Così come l'aumento del numero dei candidati favorirebbe una maggiore partecipazione alla competizione elettorale, incrementando la rappresentanza dei territori in ciascuna lista”.

“La possibilità di elezione anche del secondo presidente non eletto, inoltre, si ispira alle dinamiche delle elezioni amministrative e supera l'incongruenza secondo la quale un candidato presidente che ottiene il terzo risultato, riuscendo a superare lo sbarramento del 4 per cento, e con la rappresentanza di almeno due seggi della lista o della coalizione a lui collegata, non possa sedere in consiglio regionale”, prosegue in riferimento alla possibilità di istituzionalizzare la figura sottosegretario.

“Infine, la terza preferenza non è una novità assoluta: si ricorda, infatti, come alle elezioni europee siano previste appunto tre preferenze, di cui una di genere. E’ un sistema, quindi, che favorisce il dialogo tra i territori ed è utile anche per la riduzione del costo della competizione elettorale in virtù dell'aumento dell'estensione del collegio elettorale. A chi cerca di sminuire questa proposta migliorativa della legge bollandola, invece, come un tentativo di Marsilio di blindare le elezioni per una sua riconferma – conclude Sigismondi - , faccio presente che nulla cambia in merito alla elezione del presidente ed evidenzio come lo stesso Marsilio ed il centrodestra non abbiano bisogno di escogitare alcun artificio visto il largo consenso di cui beneficiano. La riforma proposta da Marsilio è di buon senso. Comprendo le difficoltà a valutarla serenamente da parte di chi si trova nella doppia veste, oggi, di dover licenziare il testo e tra un anno di cimentarsi con le nuove regole. Ritengo che per l'attuale Consiglio regionale l’approvazione della nuova legge elettorale rappresenterebbe un bel segnale di maturità politica”.

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