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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La Flc Cgil in piazza in difesa della scuola e contro la manovra: in Abruzzo 46 istituti a rischio sui 193 esistenti

Quello del dimensionamento scolastico è solo uno dei temi per il quale il sindacato manifesterà il 15 dicembre anche a Pescara: dalla precarizzazione alla mancata stabilizzazione, passando per l'offerta formativa l'accusa al governo è di continuare a impoverire il sistema scolastico italiano

Anche la Flc Cgil (Federazione lavoratori della conoscenza del sindacato) Abruzzo-Molise partecipa allo sciopero generale della scuola del 15 dicembre. L'appuntamento è alle 9.30 in piazza Alessandrini.

Alla base dello sciopero la legge di bilancio che per la Flc Cgil “dopo tante promesse sull’importanza di investire nella scuola, non affronta i problemi del nostro sistema formativo ma, con scelte improvvide, certifica le diseguaglianze, determinando un aumento del divario tra le regioni ricche e le altre. Una legge che colpevolizza e colpisce i più poveri, accresce anziché contrastare la precarietà, ad esempio con i vuocher, non riduce il divario di genere, premia gli evasori tra pace fiscale, pos e contanti: con la flat tax, aumenta l’iniquità del sistema fiscale, riduce di fatto le risorse necessarie per sostenere la sanità, la scuola ed il trasporto pubblico, non stanzia risorse per i rinnovi contrattuali pubblici, ma aumenta le risorse alle scuole private, non modifica la legge Fornero e cambia il meccanismo di indicizzazione delle pensioni in essere”.

Temi molti simili a quelli che il giorno successivo porterà la Uil Abruzzo a manifestare sotto la prefettura come annunciato dal segretario regionale Michele Lombardo.

Per la Cgil le scelte fatte con la legge di bilancio pesa molto sulla scuola a cominciare dal mancato stanziamento di risorse per il rinnovo cel Contratto collettivo nazionale del lavoro 2022-2024. “Questo significa – spiega il sindacato - che con una inflazione al 12% andiamo incontro ad un blocco contrattuale più pesante del passato, nonostante le promesse del ministro e l’accordo del 10 novembre 2022 fra ministero e sindacati”. Secondo punto per cui è stato deciso lo sciopero generale il fatto che la manovra provocherebbe dispersione scolastica e non valorizzerebbe il personale essendo assenti le risorse per quello impegnato in attività di orientamento, denuncia la Cgil, comprese quelle svolte in attuazione del pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza). “Tali risorse – spiega in una nota la Cgil Abruzzo-Molise - devono essere ricondotte alla contrattazione collettiva. Come prevede il decreto legislativo 165-2001 (Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche)”.

Altro tema che tocca in particolare proprio la nostra regione, quello del dimensionamento scolastico per cui “risulta inaccettabile la previsione della riorganizzazione della rete scolastica che condurrà nel giro di pochi anni alla riduzione delle unità scolastiche con autonomia a sole 6 mila 885 unità. La logica del risparmio che comporterà la creazione di un gran numero di scuole sovradimensionate e difficilmente gestibili, con un peggioramento generale del servizio scolastico e che contribuirà ad acuire i processi di desertificazione delle aree interne. In Abruzzo a regime si rischiano di perdere 46 istituzioni scolastiche sulle 193 esistenti, oltre il 30 per cento”.

Quindi il reclutamento dei docenti per il quale “non c’è nessun tavolo di confronto specifico per trovare delle soluzioni condivise su: la semplificazione delle attuali procedure concorsuali al fine di rendere concreta l’assunzione di tutti i posti disponibili”.

Nessuna risorsa poi, prosegue la Cigl, sarebbe prevista per migliorare l'offerta formativa: “dall’eliminazione delle classi sovraffollate, non più di 18 alunni per classe laddove sono presenti alunni con disabilità; estensione del tempo pieno nella scuola primaria e prolungato nella secondaria di primo grado; ripristino del tempo scuola negato e dei laboratori nella scuola secondaria; incremento del personale Ata, in particolare per le segreterie, per i laboratori dove negli istituti comprensivi non ci sono assistenti tecnici) per l’assistenza e la vigilanza laboratori”.

Infine, ma non per importanza, il personale entrato nella scuola con l'arrivo del covid “che avrebbe dovuto essere stabilizzato o quanto meno reintrodotto come annunciato dagli stessi partiti di maggioranza in campagna elettorale. Ricordiamo che parliamo di circa 1.900 posti di lavoro persi in un solo anno, con conseguenti criticità scaricate sulle scuole della regione”.

“Ci sono tutte le ragioni per scendere in piazza il 15 dicembre e far sentire la voce della scuola che continua a essere penalizzata con la riduzione di risorse e di organici. Aggredita quotidianamente con operazioni ideologiche e retrive che nulla hanno a che fare con la crescita del nostro sistema formativo e con l’esigenza di garantire alle studentesse e agli studenti – conclude il sindacato - una scuola pubblica di qualità”.

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