Marcozzi: "Nessuna soluzione per i ritardi nell'erogazione dei fondi a centri antiviolenza e case rifugio, un rischio per le donne"
La consigliera regionale torna a denunciare una situazione su cui risposte ne aveva già chiesto, ma quelle risposte dall'assessore Pietro Quaresimale in commissione vigilanza non sarebbero arrivate
A tornare a denunciare i rischi che si corrono nel non erogare in tempo i fondi a chi è in prima linea nel contrasto alla violenza sulle donne è la consigliera regionale Sara Marcozzi che il tema dei fondi lo aveva portato all'attenzione dell'esecutivo diverso tempo fa.
Un tempo nell'arco del quale, afferma, “non sembra s siano trovate soluzioni per evitare i mesi di ritardo con cui i Centri ricevono i finanziamenti loro riconosciuti. Ciò comporta il rischio di ritrovarsi senza liquidità dovendo comunque garantire la continuità del servizio. Le conseguenze sono le richieste di finanziamenti su cui dover pagare gli interessi. Insomma, oltre al danno la beffa, davanti alla quale anche Regione Abruzzo potrebbe essere chiamata a rispondere”.
“Devo inoltre denunciare carenze organizzative in tutta la macchina burocratica, su cui è necessario mettere ordine a 360 gradi. Abbiamo scoperto ad esempio – riferisce la consigliera -, che una parte consistente dei fondi dedicati al sostegno abitativo e al reinserimento nel lavoro per le donne, è finita alle attività di un Centro per uomini maltrattanti. Un'operazione consentita, ai sensi del Dpcm del 16 novembre 2021, ma sulla cui opportunità rimangono dubbi viste le altre linee di finanziamento già dedicate agli uomini maltrattanti. Una pratica di vasi comunicati tra fondi per donne maltrattate e uomini maltrattanti che sembra essere, purtroppo, a senso unico”.
“Nessuna schiarita nemmeno sulle modalità di redazione della graduatoria per l'assegnazione dei fondi. Ciò che sappiamo è che ad oggi si fa ancora riferimento a un regolamento del 2007, nonostante la normativa nazionale abbia aggiornato i criteri di assegnazione dei fondi nel 2014. È evidente che arrivati al 2023 – conclude Marcozzi -, sia prioritario rivedere i criteri, attualizzandoli alle normative in vigore e alle esigenze del presente, di concerto con le realtà che ogni giorno vivono le problematiche del territorio”.