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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Centro / Piazza della Rinascita

Riposizionare il Calice di Toyo Ito in piazza Salotto? Alessandrini ci pensa

Ma l'ex vicesindaco Fiorilli, oggi a capo del movimento 'Pescara Mi piace', insorge: "La città ha già detto no a quel manufatto semidiroccato. Va individuata, eventualmente, una soluzione protetta"

Secondo quanto emerso nella commissione comunale Vigilanza e controllo, il Calice di Toyo Ito potrebbe tornare presto in piazza Salotto. E l’opposizione si scatena: “Pensare di riportare il Calice di Toyo Ito, con quell’armatura d’acciaio che la imprigiona da sette anni per impedire che vada in frantumi, in piazza Salotto è oggi un’operazione nostalgica priva di buon senso e soprattutto dannosa”, è il commento dell’ex vicesindaco Berardino Fiorilli, oggi a capo del movimento ‘Pescara Mi piace’.

FIORILLI: "INDIVIDUARE UNA SOLUZIONE PROTETTA" - Secondo Fiorilli, per quella struttura “va individuata eventualmente una soluzione protetta, che risponda a dei minimi criteri di sicurezza, e in una zona diversa della città, pensando, ad esempio, a individuare uno spazio ad hoc all’interno della Città della Musica, o dentro l’aeroporto, o all’interno dell’Università d’Annunzio. Ripristinare quel manufatto semidiroccato non porterà alcun vantaggio per la città, che anzi dovrebbe portare avanti con forza il procedimento per la richiesta di un risarcimento dei danni d’immagine causati proprio dal calice”.

IL SINDACO E LA DISFUNZIONE FUNZIONALE - Fiorilli passa poi ad attaccare il sindaco Marco: Alessandrini, che “forse, per colpa di una nuova disfunzione funzionale, ha già dimenticato che la realizzazione del calice è costata alla città oltre 1 milione di euro, pagato da mecenati privati, compreso il cementificio di Pescara, che si era così garantito la permanenza in città per i successivi vent’anni. E forse dimentica i costi sostenuti dalla città per imbracare il calice dopo la sua rottura improvvisa, oltre che la derisione internazionale per aver costruito un’opera d’arte, tanto pubblicizzata, e miseramente crollata dopo appena 64 giorni dalla sua installazione”.

I (TANTI) SOLDI SPESI - Fiorilli ricorda “i 40mila euro spesi dalla città per riportare a Pomezia il Calice” (presso la Clax Italia, che lo aveva realizzato) e “soprattutto i costi di quelle cause giudiziarie, in cui il Comune è parte attiva, esplose dopo la rottura del Calice. Il sindaco evidentemente ha la memoria corta, ha già dimenticato tutto, ma la città no. Tanto che gli stessi cittadini, partecipando a un sondaggio nel dicembre 2013, hanno chiaramente espresso la propria contrarietà a un eventuale ritorno del calice in piazza Salotto”.

IL PARERE DI TOYO ITO - Inutile, secondo l’ex vicesindaco, ricercare il consenso dell’architetto Toyo Ito “che, dal canto suo, si è già espresso, attraverso lettere ufficiali, contro la nuova esposizione al pubblico del Calice, ritenendola dannosa per la sua stessa immagine di Archistar, e di fatto esponendo la città a una richiesta di danni da parte dello stesso Toyo Ito”. Insomma, a distanza di sette anni siamo ancora lontani dalla soluzione di questa - poco simpatica - vicenda.

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