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I presidenti delle 4 Province abruzzesi preoccupati per la riapertura delle scuole a settembre

Il problema risiede nei dettami che i plessi scolastici dovranno rispettare in tema di normativa anticontagio da Covid-19 (Coronavirus)

I presidenti delle 4 Province abruzzesi sono preoccupati per la programmata riapertura delle scuole a settembre.
Il problema risiede nei dettami che i plessi scolastici dovranno rispettare in tema di normativa anticontagio da Covid-19 (Coronavirus). 

Per i presidenti delle Province i tempi per adeguare gli edifici sono troppo stretti e gli interventi non sono agevoli.

Dubbi vengono sollevati per quanto riguarda le linee guida nazionali, come riferisce Ansa Abruzzo, con i dirigenti scolastici che hanno rivolto molte richieste agli enti provinciali, sottolineando che le risorse insufficienti rischiano di compromettere l'attuazione dei protocolli. Di questi temi si è discusso nel corso di un incontro al quale hanno partecipato il presidente dell'Upa Abruzzo e della Provincia dell'Aquila, Angelo Caruso, e quelli delle Province di Pescara, Chieti e Teramo, Antonio Zaffiri, Mario Pupillo e Diego Di Bonaventura. 

Questo quanto fa sapere Zaffiri:

«Non riusciamo a trovare gli spazi necessari e le soluzioni necessarie perché il mondo della scuola non è soltanto lo spazio dentro l'aula, ma è a 360 gradi. A oggi la situazione è ancora abbastanza critica, però si sta lavorando in sinergia con i dirigenti scolastici». 

«Abbiamo la ragionevole convinzione», aggiunge Caruso, «che il modello di distanziamento sociale che si vuole applicare all'interno delle aule non sia un'azione possibile, soprattutto quando ci si dice che è possibile reperire altri spazi. Io ho già rappresentato direttamente alla ministra Azzolina le difficoltà e i rischi ulteriori nei quali ci potremo imbattere laddove andassimo a interessare spazi nuovi, per cui occorrerà, ad esempio, verifica di vulnerabilità e tutto ciò che riguarda la sicurezza. È impossibile praticare questo tipo di protocollo: credo sia un fenomeno riscontrato su tutto il territorio nazionale. In alcuni casi magari ci si riuscirà, ma si determinerebbe una discriminazione tra i più fortunati e i meno fortunati».

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