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Cgil, Articolo 1 e Rifondazione Comunista contro la riapertura della Brioni

Ranieri: "Se delle aziende pensano di fare prove di forza, la prova di forza la faremo noi sindacati e quelle aziende le chiuderemo noi". La Brioni di Penne è circondata dalle Zone Rosse che sono state decretate dalla Regione Abruzzo

Cgil, Articolo 1 e Rifondazione Comunista si schierano contro la riapertura della Brioni, l'azienda di Penne circondata dalle Zone Rosse che sono state decretate dalla Regione Abruzzo.

"La Brioni? Se pensano di riaprire, sciopero immediato - dice Carmine Ranieri, segretario Cgil Abruzzo - Molte aziende hanno capito il momento, altre no. Se si vogliono fare forzature sulla sicurezza dei lavoratori non ci stiamo: sulla sicurezza non si può derogare. Se delle aziende pensano di fare prove di forza, la prova di forza la faremo noi sindacati e quelle aziende le chiuderemo noi. La nostra posizione è ben conosciuta: chiudere tutti i servizi e le attività lavorative non essenziali che possono pregiudicare la salute dei lavoratori".

Per quanto riguarda, invece, Articolo Uno, in una nota congiunta firmata dal segretario provinciale Francesco D’Agresta, dal responsabile Lavoro Massimo Berardinelli e da Federico Acconciamessa di Articolo Uno area vestina, si legge:

"Ci preoccupa la volontà di Brioni Roman Style di riaprire le sue sedi lunedì 23 richiamando circa 1000 lavoratrici e lavoratori, generando così un movimento di persone assolutamente sconsigliabile in questa fase, con il serio rischio di far proliferare il contagio anche in considerazione del fatto che tali sedi sono dislocate a Penne e nell’area vestina ovvero in una zono fortemente colpita dalla diffusione del Covid-19 e adiacente la zona rossa della Val Fino".

Infine, per Rifondazione Comunista, parlano il segretario regionale Marco Fars, il segretario provinciale di Pescara Corrado Di Sante e il segretario cittadino di Penne, Gabriele Frisa:

"L'elenco delle inadeguatezze esposto dai lavoratori non è frutto di paura, ma di conoscenza del ciclo produttivo che difficilmente può prestarsi a rispettare le prescrizioni minime per evitare il diffondersi del contagio. È paradossale che si richiami la popolazione a provvedimenti sempre più restrittivi e poi si costringono centinaia di persone a spostarsi anche per chilometri dovendo raggiungere un luogo di lavoro che nessuna norma può rendere sicuro al 100%".

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