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Pronto soccorso, Marcozzi (Gruppo misto): "Dalla giunta nessuna volontà di bloccare la privatizzazione dei codici bianchi e verdi"

Questo quanto emergerebbe dalla risposta scritta avuta dalla giunta alla sua interrogazione, per la consigliera regionale resta tutto sbagliato: "Per avere medici servono premialità e stipendi più alti"

“Dalle poche e confusionarie risposte della Giunta regionale alla mia interpellanza emerge che non esiste alcuna chiara indicazione politica a bloccare definitivamente la procedura di privatizzazione dei codici bianchi e verdi del pronto soccorso di Pescara. Intanto, il problema della carenza di medici rimane drammatica, in assenza di una strategia precisa su come intervenire”. 

A dichiararlo è la consigliera regionale del Gruppo misto Sara Marcozzi riferendo della risposta scritta avuta dall'assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì su quella delibera contro cui si sono scagliate le opposizioni e per la quale a manifestare sono state anche la Cgil e l'associazione Carrozzine Determinate. Una delibera che prevede l'affidamento esterno dei codici meno gravi accertati dal pronto soccorso. Una decisione cui si sarebbe ricorsi, avevano quindi specificato dalla Asl, solo in casi estremi e riguardo la quale, sottolinea Marcozzi “a mezzo stampa era mersa la volontà della giunta di bloccare la delibera della privatizzazione” che prevedeva, ricorda, l'affidamento era previsto per tre mesi per un importo di circa 213 mila euro. “ Una scelta discutibile che non fa presagire, per i modi e i tempi, alcun beneficio” e che non si avrebbe intenzione di bloccare dato che, incalza, “in consiglio regionale, dove alle parole devono seguire i fatti, non si registra questa volontà politica”.

“Più che proporre soluzioni alla mancanza di personale nel pronto soccorso e ai bandi andati deserti, nella risposta della giunta alla mia interpellanza si è spaziato tra mille giustificazioni: scarsità di professionisti, programmazione nazionale non adeguata, numero di iscritti alla facoltà di medicina e chirurgia, accesso alle specializzazioni, fino ad arrivare a puntare il dito contro i giovani medici che avrebbero, si legge nella risposta avuta, 'maggiore resistenza ad accedere a incarichi lavorativi sempre più gravosi e complicati da risvolti di natura medico-legale che vanno ad incidere, in modo rilevante, anche sulla qualità della vita degli stessi operatori sanitari'. È colpa di chi deve ancora arrivare, insomma – chiosa Marcozzi - Un modo squalificante di buttare la palla in tribuna e non proporre soluzioni”.

“Ho già detto in altre occasioni e continuo a ripeterlo: per trovare personale servono incentivi. Chi guida il sistema sanitario nazionale e regionale deve pagare di più medici e personale e prevedere premialità per chi lavora in reparti più complicati per qualità e numero di prestazioni richieste dagli utenti. Continuare ad andare a tentoni non porterà mai benefici a lungo termine. Vanno risolti i problemi dei cittadini – conclude la consigliera regionale -, intervenendo con una forte visione a lungo termine sulle maggiori criticità della sanità territoriale”.

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