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Giovedì, 28 Settembre 2023
Politica

Niente "Nuova" davanti al nome Pescara, Creati (Italexit) boccia ogni altra ipotesi: "Stiamo sfiorando il ridicolo"

Tante e troppe le ipotesi avanzate tra quel "Nuova" che, afferma il coordinatore del movimento di Gianluigi Paragone, sarebbe solo un errore di battitura e gli acronimi proposti: per lui un capoluogo esiste ed è il suo nome quello che la città metropolitana deve mantenere

Interviene anche Marius Creati, coordinatore di Italexit per la città di Pescara, nel dibattito sul nome che la città metropolitana che nascerà dalla fusione con Spoltore e Montesilvano dovrebbe avere e per lui “tra aggettivi e acronimi siamo al ridicolo”. La città, afferma, deve chiamarsi Pescara o al massimo, se proprio un altro dovrà averne, “Pescaria: sarebbe più logico per via del richiamo al toponimo originario che aggregava le comunità gravitanti intorno alle rive del fiume”.

Quel “Nuova” per Creati è frutto di “un banale errore di battitura premesso al toponimo della città in alcuni documenti divulgativi diffusi in occasione della consultazione popolare di nove anni fa”. No dunque anche a ipotesi come Pescara C.A. O D.C. Sulla scia di Washington “per un insensato e forzato americanismo che qualifica l'attempato regime autoreferenziale della politica locale quale cerchio poco magico che scambia per progresso trite parole d'ordine progressiste, à la page. L'effetto è pressoché comico e segna semmai un regresso ai tempi di antiche oligarchie”, aggiunge il coordinatore.

“Divagazioni a parte, il problema è che ognuno oggi cerca di mettere la propria firma su un accorpamento di Comuni che dovrebbe far prevalere nel nome il centro di gran lunga più popoloso, mentre i due paesi diverrebbero importanti municipi della città allargata garantendosi così la visibilità del nome. La manomissione del nome del capoluogo temiamo che invece scatenerebbe un'ondata di dissenso; la comunità pescarese – prosegue Creati, per quanto indifferente ai temi dell'amministrazione e della politica, sa infatti compattarsi nei momenti che richiedono orgoglio e decisione”.

“Non si tratta qui di campanilismo nel senso deteriore del termine – tiene a precisare - bensì della messa in gioco di un’identità popolare che si vuole sradicare in nome di una fusione che coinvolgendo il toponimo squalificherebbe l'anima della città. Per questo temiamo che l'attacco al toponimo potrebbe scatenare un movimento di protesta che si estenderebbe alla stessa operazione di fusione con i due Comuni minori della provincia. Di più: Montesilvano e Spoltore dovrebbero riconoscere, per obiettiva importanza e per densità di popolazione, che al nuovo soggetto amministrativo si addice la denominazione del Comune principale. Del resto, le grandi aggregazioni metropolitane, e per esempi valgano Londra, New York, Roma, Tokyo, si sono compiute con l'incorporazione dei centri vicini senza effetti sul nome del centro di attrazione”.

“Richiamarsi al referendum del lontano 2014 non ha infine alcun senso visto che gli amministratori in sella oggi hanno già stracciato un caposaldo della consultazione popolare, che prevedeva un taglio effettivo di figure politiche e amministrative rispetto alla sommatoria dei tre centri. E non fa testo nemmeno la previsione del nome “Nuova Pescara”, dal momento che i documenti premettevano l'aggettivo a solo titolo esemplificativo per indicare il soggetto che sarebbe scaturito dall'eventuale affermazione del 'sì'. Quell'aggettivo andava perciò scritto con iniziale minuscol – conclude -, non rappresentando alcuna proposta di cambio del nome. Non vorremmo che l'errore fosse stato intenzionale, benché in ogni caso quella maiuscola fuori luogo è divenuta fonte di problemi e, siamo sicuri, polemiche che domineranno i mesi a venire”.

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