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E' morto Carlo Azeglio Ciampi: nel 1999 fu in visita a Pescara

Si è spento a 95 anni il decimo presidente della Repubblica Italiana. Livornese, era nato il 9 dicembre del 1920. Il 24 settembre 1999 si recò nella nostra città, dove tenne un appassionato discorso

È morto a 95 anni Carlo Azeglio Ciampi, decimo presidente della Repubblica Italiana. Livornese, era nato il 9 dicembre del 1920. Il 24 settembre 1999 si recò a Pescara, dove tenne un appassionato discorso nella sala dei marmi della Provincia. Ne riproponiamo qui alcuni stralci:

"In primo luogo, desidero ringraziarvi. Ringraziarvi, non solo per il calore - che ho avvertito già entrando in questo palazzo - dei pescaresi, che erano fuori ad attendermi; calore che ho sentito negli interventi che insieme abbiamo ascoltato.
Ringrazio sia il Sindaco di Pescara, sia il Presidente della Provincia, sia il Presidente della Giunta Regionale per quello che hanno detto. E, non tanto per le parole di cortesia e di saluto, che hanno rivolto nei miei confronti, ma perché nei loro interventi sono stati capaci di toccare i temi essenziali di questo incontro, dando concretezza ai loro interventi.
Non pure parole di cerimonia, ma riferimenti precisi a problemi, a iniziative che sono a un tempo stesso la valutazione di quanto - e non è poco - in questa Regione, in questa città è stato fatto. Ma soprattutto l'impegno ad andare avanti. E al tempo stesso parole nobili che attestano la dignità di questa gente, attestano la solidità della struttura sociale di questa Regione.
Questo è estremamente importante: avvertire come in tutti voi sia presente la necessità di continuare a far sì che le doti degli individui trovino nella famiglia, nella scuola, nelle associazioni di qualsivoglia fonte esse siano, il riferimento, il punto di appoggio per realizzare una coesione di vita civile e al tempo stesso per esaltare la dignità di ciascuno.
E' con questi sentimenti che ringrazio di cuore coloro che hanno voluto rivolgermi il loro saluto.
In quanto è stato detto, vi sono stati anche accenni al mio percorso personale, percorso che nasce in Pescara nel 1942 quando mi trovai in questa città, alla Caserma "Di Cocco" a frequentare un corso allievi ufficiali per diventare poi giovane Sottotenente dello Stato italiano. E poi il ritorno, quasi casuale ma fortunato, nella vostra terra nel 1943 in ben più difficili e drammatiche circostanze.
Credo che allora si completò quella formazione che avevo ricevuto nella scuola media e superiore della mia città, in un istituto religioso, e successivamente quella che avevo avuto a Pisa alla Scuola Normale, istituzione a prevalente e forte ispirazione laica.
Esperienze ambedue che hanno segnato la mia vita e che hanno poi trovato una loro congiunzione nella realtà che ho vissuto, nella prima realtà che ho vissuto, che è stata quella dell'inverno 1943-1944 in terra di Abruzzo.
E quei valori così forti si sono radicati nel mio animo. [...]

Guardando, quindi, indietro per andare avanti, a quei tempi lontani ci viene da chiederci se quelle speranze che allora nutrimmo si siano realizzate e in quale misura. E me lo sono chiesto nuovamente, da ieri, in questa mia visita in Abruzzo. E non ho dubbi nella risposta, avendo davanti questa vostra Regione fiorente e nella memoria l'immagine di quella che era, pur nel suo orgoglio e nelle sue tradizioni di antichissima civiltà, una delle Regioni più povere d'Italia.
Sì, gran parte di quelle speranze si sono realizzate. Direi forse al di là di ogni nostra attesa. Il confronto fra il passato e il presente, fra l'Abruzzo di allora e il nuovo Abruzzo che avete costruito con il vostro lavoro è davvero straordinario. [...]

Non starò a decantare proprio a voi le bellezze della vostra terra. Ma voglio lodarvi per averle sapute conservare».

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