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L'assessore Febbo chiede la ripresa dei voli turistici con una lettera ai ministri De Micheli e Franceschini

A chiederlo è l'assessore regionale Mauro Febbo in qualità di coordinatore della commissione turismo e industria alberghiera della Conferenza delle Regioni e Province Autonome ai ministri De Micheli e Franceschini

Una lettera con quale viene chiesto di ripristinare i voli turistici dagli aeroporti e dunque anche da quello d'Abruzzo.
A chiederlo è l'assessore regionale Mauro Febbo in qualità di coordinatore della commissione turismo e industria alberghiera della Conferenza delle Regioni e Province Autonome ai ministri De Micheli e Franceschini. 

Febbo, a nome degli assessori al Turismo delle Regioni, chiede un incontro urgente in relazione alle iniziative necessarie da attivare per la ripresa del turismo nelle destinazioni italiane per il tramite del trasporto aereo.

Febbo evidenzia l'impatto sul turismo dei territori e degli aeroporti minori, compreso quello di Pescara, e lo “tsunami” nel sistema del trasporto aereo. "La crisi", scrive Febbo, "ha evidentemente toccato tutti gli attori della filiera: compagnie aeree, aeroporti, società di service aeroportuali, Tour operator, rent-a-car, alberghi, attività generali collegate al turismo e più in generale il mondo del viaggi. Il turismo italiano quindi per competere con tutti i principali paesi europei richiede il ripristino di un sistema di collegamenti diretti molto capillari sui diversi territori offerti a prezzi molto accessibili, infatti tale condizione competitiva sarà certamente ricercata ed offerta da tutti i nostri competitors".

Febbo critica la scelta intrapresa dal Governo che ha proposto solo soluzioni per il salvataggio di Alitalia: "Sicuramente un dato positivo, ma mancano invece iniziative anche a sostegno delle altre compagnie aeree ovvero degli altri componenti fondamentali della filiera del trasporto aereo; inoltre le ipotesi in corso di valutazione rischiano non solo di non essere efficaci ma potranno produrre un forte ridimensionamento della capacità competitiva dei territori e dei propri aeroporti. Come noto Alitalia ha da sempre sviluppato la propria rete di collegamenti dallo scalo di Fiumicino verso i principali scali nazionali e internazionali e da quello di Linate, di dimensioni ridotte rispetto a Roma sempre su destinazioni italiane ed europee".

In base ai dati dell'Enac però, nel 2018 Alitalia ha trasportato circa 22 milioni su un totale di circa 150 milioni di passeggeri trasportati ovvero una quota di traffico complessiva di circa il 15 per cento. Se tale valutazione viene fatta solo sul traffico internazionale la quota di mercato scende a circa l’8%. I dati del 2019 non modificano tale situazione, anzi Alitalia perde ulteriore quote di mercato.

"Ciò significa", spiega Febbo, "che su un mercato internazionale totale di circa 120 milioni di passeggeri, Alitalia ne ha trasportati circa 10 milioni, praticamente tutti concentrati su Roma Fiumicino e Milano Linate. Ora se escludiamo dal totale del mercato internazionale i volumi relativi agli scali di Fiumicino, Ciampino, Malpensa, Bergamo e Linate pari a circa 71 milioni di passeggeri, emerge un quadro competitivo dove ben 49 milioni di passeggeri sono relativi agli altri scali, e quindi alle altre Regioni, tutti trasportati da vettori che non sono Alitalia. Di questi passeggeri, la quota trasportata dai vettori low cost è di gran lunga superiore al 50%!.

Per Febbo "è necessario chiedere l’emanazione di forme di sostegno o di semplificazione per consentire anche agli altri attori (operatori), che hanno un ruolo addirittura superiore rispetto ad Alitalia stessa, per la ripresa degli scambi commerciali, di cui il turismo è il principale settore impattato, al fine di facilitare e velocizzare la ripresa dei collegamenti interrotti a causa della epidemia in corso. Le ipotesi che sono invece circolate appaiono tali da rischiare di provocare un deterrente per i vettori stranieri che operano sull’Italia, in particolare i Low Cost, quali, ad esempio:

  • imposizione di un distanziamento sociale a bordo con conseguente limitazione dei posti in vendita, per ora non previsto che competono con il nostro paese per i flussi turistici, che colpirebbe soprattutto i vettori che operano a livelli di riempimento superiori all’85% come i Low Cost e alcuni hub carrier stranieri;
  • riduzione della possibilità di negoziare accordi commerciali, pratica ampiamente realizzata dagli aeroporti in ambito europeo e non solo, con i vettori da parte degli aeroporti regionali, pur nel rispetto delle norme europee in essere, anche attraverso una rivisitazione sia dei modelli economici degli aeroporti e sia del piano nazionale degli aeroporti con un’ottica riduttiva;
  • introduzione di meccanismi di rigidità contrattuale della filiera che comporteranno un incremento dei costi del servizio di trasporto aereo e quindi l’incremento delle tariffe aeree con conseguente impatto sui volumi trasportati.

Ciò comporterà un danno evidente alle economie regionali impattate, poiché i collegamenti diretti tra le Regioni e i mercati incoming turistici con il calo della loro appetibilità in termini di capacità d’acquisto saranno fortemente ridotti poiché non più sostenibili economicamente".

"Per diversi aeroporti di piccola/media dimensione", aggiunge Febbo, "gli effetti di tali limitazioni porterebbero alla riduzione drammatica del traffico con il risultato di non poter più assicurare una continuità imprenditoriale e potenzialmente con il rischio di chiusure degli aeroporti, quindi con effetti dirompenti sui flussi turistici regionali. Regioni come ad esempio Calabria, Friuli, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo potrebbero ritrovarsi senza una piattaforma aeroportuale significativa. In sintesi, immaginare un sistema di trasporto aereo realmente funzionale alla crescita del paese e del settore del turismo, incentrato solo sulla ricerca di competitività del sistema Alitalia, a danno dei vettori stranieri ed in particolare dei low cost, che oggi muovono sul territorio nazionale più del 50% di quota del mercato e che hanno consentito il raggiungimento di una connettività e di una capacità di penetrazione sul mercato turistico incoming a tanti piccoli/medi aeroporti e conseguentemente economie regionali, rischia di diventare controproducente nel medio periodo. Bisogna investire anche sul restante ’85% del mercato, sia direttamente sui vettori e sia sul resto della filiera del trasporto aereo e quindi del turismo e per far questo serve che il Governo adotti misure di sostegno economico reali anche agli altri operatori del settore".

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