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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Impianto a biogas, M5s: "Altro che abbattimento della Tari, un regalo ai privati a spese dei cittadinI"

I consiglieri comunali Paolo Sola e Massimo Di Renzo denunciano clausole "vessatorie" e cessione degli incentivi sulla produzione: "Già grave non averlo fatto con il fondo perduto del Pnrr e ora si scopre che il progetto è solo una spesa fatta male"

Il progetto per l'impianto a biogas del Comune di Pescara “è un regalo ai privati: rischia di costare 30 milioni di euro che, indirettamente o direttamente, ricadranno sulle spalle dei cittadini”. Se per i consiglieri comunali del Movimento 5 stelle era già grave che l'amministrazione si fosse affidata per la sua realizzazione non ai fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) con il bando dedicato proprio a progetti di questo tipo, il progetto messo nero su bianco è anche peggio. A sostenerlo Paolo Sola e Massimo Di Renzo. I due denunciano non solo il fatto che se non si riusciranno a smaltire le 60 mila tonnellate di rifiuti previsti dall'accordo con il privato che finanzierà per metà la realizzazione dell'impianto, ma soprattutto che l'eventuale differenza dovrà pagarla la società partecipata Ambiente spa. Non solo. In ballo ci sarebbero anche quelle che definiscono clausole “vessatorie” lì dove con l'accordo sottoscritto “cediamo senza colpo ferire tutti i futuri incentivi destinati alla produzione del biogas al privato: parliamo di uno o due milioni l'anno – incalza Sola – con buona pace delle tanto sbandierate intenzioni di abbattere la Tari”.

Il costo totale dell'impianto è di 30 milioni di euro metà dei quali messi dalla Bei (Banca europea degli investimenti), con l'altra metà frutto del project financing di un soggetto privato. Se dunque, ribadiscono i pentastellati, si tratta nel primo caso di 15 milioni di euro che comunque andranno restituiti laddove invece si sarebbero potuti avere con il bando Pnrr, nel secondo a preoccupare è l'accordo sottoscritto. Un accordo, afferma Sola, “che ci lega mani e piedi all'interesse del privato senza fare l'interesse dei cittadini. Il fatto che una quota minima dovrà essergli garantita significa che arrivino o no i rifiuti organici da smaltire il privato ci guadagna dovendo pagare l'eventuale differenza Ambiente spa, ovvero una partecipata. Questo significa che i soldi da sborsare sono quelli pubblici: quelli dei cittadini”. E che si dovrà pagare quella differenza ne sono certi Sola e Di Renzo. Secondo l'accordo, spiegano, “si dovrebbe lavorare su 60 mila di tonnellate di rifiuti: se si considera che sono 12mila sulla città e non si arriva a 30mila con il resto della provincia, raggiungere l'obiettivo sarà impossibile anche cooptando rifiuti da altri Comuni che, comunque, hanno già dove smaltirli e che dunque non sceglieranno Pescara”. In sostanza, conclude Sola “spendiamo soldi e male rinunciando anche agli incentivi che diamo ai privati e che potevano essere recuperati per ammortizzare i costi e le tasse a carico dei cittadini. Questo progetto così come è pensato va fermato, non funziona: non si regge sui numeri”, chiosa annunciando che si farà portavoce della preoccupazione di tutti i gruppi consiliari di minoranza del Comune nella prossima seduta di controllo analogo di Ambiente spa.

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